UCTAT Newsletter n.5 – ottobre 2018
di Martino Mocchi
Non sarà la più appariscente tra le chiese di Milano, ma certamente è “una delle più vive”, per riprendere quelle che Andrea Dall’Asta – padre gesuita e direttore della Galleria San Fedele – indica come “le più belle parole che si possano usare per descrivere questo spazio”. Parole che sintetizzano il senso del progetto iniziato con la ristrutturazione della chiesa di san Fedele e continuato con l’apertura al suo interno dell’omonima galleria e del museo. Uno spazio di qualità, che oggi presenta al pubblico opere di autori come Lucio Fontana, Mimmo Paladino, Mario Sironi e diversi altri.
La scommessa è quella di non separare il luogo del culto da quello dell’esposizione e della produzione, conferendo alla chiesa un carattere vivo, interpretandola come una sorta di laboratorio che mette in dialogo, attraverso il linguaggio dell’arte, presente e passato. I segni del passato sono chiaramente percepibili fin dall’esterno, nell’elegante architettura voluta da San Carlo Borromeo, nelle soluzioni adottate da Tebaldi sul finire del XVI secolo, nello svolgimento regolare dello spazio interno, in sintonia con i dettami e le logiche della Controriforma.
Il presente emerge invece inaspettato, come un grido improvviso. È lo slancio, palesemente rimandante a un altro tempo, dell’“Apparizione del Sacro Cuore” di Lucio Fontana, pala in ceramica realizzata nel 1956 proprio per la cappella della Guastalla. Un’opera di rara intensità emotiva, caratterizzata dalla peculiarità del linguaggio artistico, della scelta materica, delle soluzioni cromatiche, che introducono una nuova chiave di lettura nello spazio della chiesa.
La nuova chiave diventa il filo conduttore di tutto il percorso successivo, che inizia con la piccola pinacoteca e poi attraversa la sacrestia e l’abside. Tra le diverse opere, significativa “La Gerusalemme celeste” di David Simpson (1995), tre pannelli monocromi rimandanti al concetto di Trinità. Si colloca tra le finestre dell’abside e il coro ligneo del XVI secolo, con una cascata luminosa che viene dall’alto, e che si appoggia sul luogo della liturgia e del canto. Un esempio di incontro-scontro tra tempi e linguaggi differenti.
Nella cripta altre diverse espressioni artistiche. La maggiore intimità conferisce forza simbolica all’ambiente, sfondo della “Via Crucis” di Fontana e del “Disvelamento” di Kounellis. Lo “svelamento” proposto da Sidival Fila in un’installazione del 2018, intitolata anch’essa “Gerusalemme celeste”, è una sottile trama di filo di seta che accomuna i tre elementi che la compongono, esprimendo l’idea di un “velo” che “ri-vela” l’ineffabile dimensione divina. Chiude il percorso la mostra temporanea dedicata alla “Private collection” di Nanda Vigo.
La visita mette in contatto il messaggio contemporaneo degli spazi della religiosità; un luogo quello di San Fedele in grado di attualizzare delle domande e di aprire spazi di riflessione, in un’epoca di comunicazione spesso di sconfortanti certezze. San Fedele tra i luoghi simboli di Milano.