Il progetto della sicurezza urbana

UCTAT Newsletter n.7 – dicembre 2018

di Roberto Bolici e Matteo Gambaro

Premessa

Il tema della sicurezza urbana è una delle questioni centrali nelle politiche dei governi nazionali e delle amministrazioni locali, anche in considerazione della scarsa incisività delle azioni di controllo e di repressione, susseguitesi negli anni, che non sembrano essere in grado di produrre l’auspicata sicurezza delle città.

Il Decreto Legislativo 20 febbraio 2017, n.14, convertito dalla legge 18 aprile 2017, n. 48, delinea una strategia volta a innalzare il livello della sicurezza urbana delle città, incentrata sulla rimozione di fattori e condizioni suscettibili di trasformarsi nel terreno di incubazione di fenomeni di criminalità comune e organizzata.

Le scelte compiute con il Decreto citato muovono dall’ormai diffusa consapevolezza che le criticità rinvenibili nel tessuto delle aree metropolitane e dei centri urbani sono il frutto di una serie di concause, rispetto alle quali le manifestazioni delinquenziali o i comportamenti devianti rappresentano, spesso, uno degli ultimi anelli della catena. La risposta a questi fenomeni non può dunque essere affidata agli interventi di un singolo interlocutore istituzionale, ma richiede, piuttosto, la convergenza di tutti i soggetti che a vario titolo operano sul territorio. 

In coerenza con questo approccio, il D.L. 14/17 indica un insieme di direttrici d’azione che lo Stato, attraverso le componenti dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, le Regioni e gli Enti Locali potranno sviluppare nel naturale rispetto delle competenze e responsabilità riservate a ciascuno dall’ordinamento. In particolare, la “sicurezza urbana” è definita come “… il bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione, anche urbanistica, sociale e culturale, e recupero delle aree e dei siti degradati, l’eliminazione dei fattori di marginalità ed esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio …”.

Pur non definendo procedure né normando strumenti specifici, il Decreto delinea però un approccio culturale e fa emergere in modo inequivocabile l’importanza della progettazione fisica dello spazio pubblico e dei manufatti edilizi come fattori determinanti sui comportamenti, sulle abitudini e più in generale sui modi con cui gli abitanti vivono la città. Il tema non è nuovo, infatti  nei paesi anglosassoni e del nord Europa il progetto della sicurezza urbana integrata è da considerare una prassi consolidata, con sperimentazioni avviate, a partire dagli anni Settanta. Diversa è la situazione italiana che sconta una evidente arretratezza culturale e una povertà di sperimentazione, che si sta tentando di colmare velocemente con il mero ausilio degli strumenti informatici e digitali, importanti più per individuare eventuali autori di reati che non per proteggere e dissuadere dal commetterli.

L’auspicio è che il ritorno di interesse sul tema possa, da un lato, incentivare la formazione di figure capaci di governare la complessità del problema e dall’altro, creare le condizioni affinché i progetti di riqualificazione o trasformazione urbana siano progettati con specifiche competenze e attenzioni alla sicurezza urbana.

Alcune iniziative di formazione e sensibilizzazione sono in corso, in particolare si segnalano le esperienze condotte nell’ambito dei corsi di formazione organizzati dall’Unione dei Comandanti Polizia Locale – UNICO, che hanno visto il positivo coinvolgimento di amministratori e polizia locale e la recente presentazione, da parte dell’Ordine degli Ingegneri di Milano, di una “Prassi di riferimento” UNI/PdR 48:2018, che affianca il già consolidato Rapporto Tecnico UNI CEN/TR 14383-2:2010 “Prevenzione del crimine – Pianificazione urbanistica e progettazione edilizia” (linee guida sui metodi per valutare il rischio di crimini e/o la paura del crimine e le misure, le procedure e i processi volti alla sua riduzione). 

Schizzo prospettico di Piazzale Corvetto nell’ipotesi di abbattimento del Cavalcavia, UCTAT