Partecipazione versus degrado

UCTAT Newsletter n.7 – dicembre 2018

di Daniele Fanzini

Premessa

La partecipazione, intesa sia come strumento utile a condividere processi di trasformazione del mondo reale, sia come vero e proprio strumento di presidio sociale, contribuisce alla crescita dei livelli di adesione volontaria dei cittadini e alla costruzione di reti strutturate di collaborazione e coinvolgimento attivo.

Dalla gestione degli spazi comuni quali giardini, aree e altri spazi pubblici, alla vera e propria offerta di servizi alla persona, si registrano con sempre maggiore frequenza iniziative spontanee frutto della condivisione tra una qualche forma di regia tecnica e rappresentanze attive della cittadinanza per fronteggiare situazioni di degrado altrimenti irrisolvibili. 
Il diffondersi di queste forme di collaborazione è il frutto del riconoscimento e della codifica legislativa di nuovi rapporti di collaborazione tra pubblico e privato, nonché di importanti riforme, tra cui quella del terzo settore, che già nel 2015 rappresentava una costellazione di ben 336.275 istituzioni (l’11,6% in più rispetto al 2011), più di 5 milioni di volontari (16,2% in più del 2011) e quasi 800 mila dipendenti (15,8% in più del 2011). Una costellazione di soggetti che in futuro potrà ricoprire il ruolo di terzo pilastro del paese a fianco del pubblico e del privato. 

Questi strumenti fanno riferimento a quello che, in campo internazionale, si definisce “Open-Government”, ossia una modalità di esercizio del potere aperto e trasparente nel quale le istituzioni, le comunità di cittadini e loro rappresentanze sono inseriti in vere e proprie reti collaborative differenziantesi per gradi di complessità: dal livello più semplice, che prevede il solo coinvolgimento informativo, a quelli più complessi e strutturati nei quali il coinvolgimento investe il settaggio dei problemi e forme di vera e propria collaborazione nella definizione dei processi di programmazione, progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione degli interventi.

Welfare di comunità, sinergia tra pubblico e privato, uso dei beni comuni rappresentano i presupposti per rendere praticabili, anche in tema di salute e scurezza, forme di collaborazione al fine di:   

  • rendere residuale l’assistenzialismo potenziando il patto di reciprocità tra cittadini (ogni cittadino che riceve assistenza ha il dovere di rimettere in circolo le attenzioni ricevute). La creazione di equipe multi professionali volontarie composte per esempio da sociologi, pedagogisti e altre figure di supporto al welfare, oppure la realizzazione di empori solidali in favore dei meno abbienti, sono due esempi concreti di questa prima forma di assistenzialismo; 
  • accrescere e diffondere il senso di responsabilità nella cura del bene comune.  L’introduzione di figure di supporto e di facilitazione, come per esempio il portierato sociale negli insediamenti di edilizia residenziale pubblica, oppure l’attivazione di  incubatori di cittadinanza attiva (social street) e nuove forme di vicinato, permettono di rispondere in modo diretto e spesse volte risolutivo a problemi di sicurezza, oppure a semplici bisogni assistenziali (si pensi al superamento delle barriere architettoniche, o al supporto cognitivo agli anziani nel disbrigo delle proprie faccende amministrative);  
  • contribuire allo sviluppo di reti solidali e di welfare aziendale nel campo dei servizi a persone svantaggiate o in difficoltà. Centri ricreativi e di servizio per la terza età, fondazioni di comunità promuoventi la cultura della donazione, luoghi di co-progettazione sociale e solidale, di coordinamento di una offerta pedagogica aggiuntiva rispetto a quella istituzionale (si pensi ai casi di dislessia), potenziamento della cura domiciliare sono altri esempi virtuosi di forme di partecipazione e collaborazione per contrastare il degrado e promuovere il miglioramento del nostro ambiente di vita.
Convegno “Una stratega per il sud-est di Milano: l’hub di Rogoredo” 24 ottobre 2018, Sala Consiliare Municipio 4, via Oglio 18