UCTAT Newsletter n.23 – maggio 2020
di Carlo Lolla
Gli studi internazionali prevedono, anche sulla base delle stime delle Nazioni Unite, che da qui al 2050 la popolazione della Terra sarà di circa 9,5miliardi. Attualmente siamo più o meno 7,5miliardi. Il continente africano sarà quello con il maggior incremento e si prevede che l’India nel 2027 supererà la Cina.
Al presente la metà della popolazione, circa 4miliardi, è in povertà, nel 2050 sarà di circa 5miliardi. Attualmente circa 200 mila persone lasciano le campagne per arrivare nelle città; avremo tendenzialmente in futuro delle Megacity, Megalopoli da 20/30milioni di abitanti. Per far fronte a tutto ciò sarà importante che queste Megalopoli abbiano servizi considerevoli e integrati: aerei, treni ad alta velocità, metropolitane per l’ultimo miglio sino alle proprie case, integrarle con biciclette, scooter, auto volanti e chissà quali altre diavolerie ci si dovrà inventare. Saranno così le nostre aree metropolitane?
35 anni fa, più del 60% delle persone vivevano nelle campagne, oggi un pò più della metà (54%) della popolazione mondiale vive nei centri urbani, per il 2050 tale percentuale è prevedibile che salirà al 68%.
Il mondo sta sperimentando una crescita della popolazione senza precedenti. Basti pensare che per raggiungere il primo miliardo di individui ci sono voluti oltre due milioni e mezzo di anni, il che è accaduto circa duecento anni fa.
L’inquinamento dell’aria causato dalle attività agricole costa attualmente 0.2 trilioni di USD e comporta 3.3 milioni di morti premature ogni anno. È dovuto principalmente all’uso eccessivo dei fertilizzanti chimici e alla cattiva gestione del letame. Quest’ultimo rilascia ammoniaca nell’atmosfera che, combinandosi con altri gas a effetto serra, forma particolato fine (PM 2.5) estremamente dannoso per la salute umana; la contaminazione dell’acqua e le malattie di origine alimentare producono costi pari a quelli dell’inquinamento dell’aria. Una cattiva gestione delle acque reflue e un’irrigazione non sicura costituiscono una seria minaccia per la salute umana. Un report del 2017 delle Nazioni Unite afferma che l’80% dei rifiuti umani nel mondo non vengono trattati, contribuendo pesantemente a malattie diarroiche, tra le cause primarie di mortalità infantile in alcune regioni del mondo.
Detto questo, in sintesi, quale previsione nel futuro dei popoli?
Il 2020 ha registrato un mondo impreparato ad una crisi sanitaria. Una vera tragedia intercontinentale. E nulla mi impedisce nel pensare che possano succedere altre nuove tragedie umane.
Basti pensare che dal 1918 (Spagnola) al 1958 (Asiatica) sono passati 40anni. Dopo l’asiatica nel 1968 ci fu l’influenza di Hong Kong; nel 1980 l’AIDS, nel 2009 l’influenza suina, nel 2015 l’Ebola ed infine nel 2020 il Coronavirus. Si deduce che negli ultimi 40anni si sono verificate pandemie più frequenti che non tra il periodo della spagnola 1918 e l’asiatica 1958. Aggiungiamo, per completezza, che ogni anno a fronte di 57miloni di decessi, circa 15milioni sono causati da malattie infettive.
Altro tema sono i cambiamenti atmosferici. L’aumento della temperatura sarà un dilemma per il nutrimento. L’ alimentazione dovrà sostenere il doppio della popolazione, offrendo prodotti economici, nutritivi e sostenibili sia per la salute dei terreni, dell’acqua e delle risorse energetiche. Se la temperatura atmosferica influisce nell’alimentazione, solamente con gradi inferiori al 2%, è ovvio che danneggia i raccolti e diminuisce la quantità di cibo prodotto.
L’uomo nel suo futuro dovrà affrontare diversi temi importanti che si integrano tra di loro: la sanità (alimentazione), l’economia, la cultura, il clima, la natura (paesaggio) e il territorio (urbanistica). E sarà opportuno ponderare, meditare e pensare con saggezza e su cosa prevedere, affinché la nostra esistenza attuale e futura abbia un percorso esistenziale e salutare al meglio.
Una delle principali esigenze è legata alla disponibilità di cibo. Alla fine dell’Ottocento se in agricoltura, le tecniche utilizzate erano rimaste inalterate rispetto ai secoli precedenti in armonia con l’ecosistema, la moderna produzione alimentare è oggi annoverabile tra le cause maggiori del cambiamento climatico e della malnutrizione.
Infatti la progressiva meccanizzazione agricola e allungamento della filiera alimentare è causa della perdita di biodiversità per le ingenti risorse naturali con crescenti emissioni di gas naturali a effetto serra, poiché abbandonando le pratiche di coltivazioni e allevamento tradizionali, vengono sostituite dagli input dell’industria chimica, la quale incrementa la produttività e disponibilità di cibo.
Le stime della World Health Organization, affermano che vi sono circa 1,9miliardi di persone in sovrappeso e 500miioni in sottopeso. Simili cifre derivano da processi scientifici e tecnologici che in breve tempo hanno stabilito enormi modifiche nei metodi e modi in cui il cibo viene prodotto, distribuito e consumato in tutto il mondo.
Anche il consumo di carne, con allevamenti intensivi si avranno problemi di gas serra, pertanto o si trovano alternative o dovremo per forza di cose ridurre. A questo punto si preferiranno i prodotti vegetali i quali necessitano di acqua: altro elemento che scarseggerà e che dovremo preservare. Mangeremo cavallette, alghe, carne artificiale? Probabilmente ci si dovrà abituare. L’alimentazione alternativa sarà il nostro cibo futuro, al quale si dovrà accompagnare degli aggettivi “sicuro e nutriente”.
Nei paesi ad alto reddito la gente vive più a lungo grazie a una migliore alimentazione, ai servizi di sanità pubblica e ai progressi della medicina che hanno accompagnato una crescita costante delle aspettative di vita. La prevenzione nella sanità è prioritaria e deve esser rafforzata se è legata a malattie con fattori di rischio quali il peso e l’alimentazione, per mitigare anche gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute.
Con l’invecchiamento il potenziale di crescita economica rallenta, i sistemi di assistenza sociale diventano insostenibili e gli oneri sanitari aumentano.
Oggi la società è votata quasi totalmente al culto dell’io, tra successo e potere, ove l’avidità e l’ignoranza la fanno da padroni. Bisogna combattere queste negatività e pensare ad una inversione di tendenza, si dovrà usare tutta la fantasia, l’intelligenza, la previsione per il bene e il futuro degli abitanti.
Nel divenire entra in gioco il contesto urbano e le sue caratteristiche, che sono: la città; l’agglomerato urbano e l’area metropolitana. Tra queste possiamo identificare aree che sono comprese in una città e altre che sono al di fuori di essa.
Le città divengono quindi le protagoniste di questa analisi, sono le aree più densamente popolate del pianeta e hanno costante bisogno di cibo, acqua e risorse energetiche per la sopravvivenza dei loro abitanti. Nonostante la loro elevata dipendenza dalle risorse esterne, le aree urbane sono centri di promozione dell’innovazione, della ricerca e del benessere che assicurano risorse economiche e strumenti utili a studiare e affrontare le sfide derivanti dal clima, dalle carenze di risorse naturali dall’espansione della povertà, dell’insicurezza alimentare e dall’instabilità sociale. È infatti principalmente dalle città e dalle aree immediatamente limitrofe che nascono i cosiddetti Alternative Food Movements, movimenti sociali nati dal basso inerenti principalmente alla produzione, al consumo del cibo e alla gestione degli sprechi
Attraverso i progetti di pianificazione urbana è opportuno formulare politiche inerenti l’approvvigionamento ed il consumo alimentare urbano, che sia equo, accessibile, sano e sostenibile. Il Food Policy Councils opera in termini di politiche e governance legate al cibo, sicchè tutta la filiera agroalimentare abbia una visione comune e multisettoriale per affrontare al meglio le sfide a livello locale. Affrontare questa tematica, come altre risorse fondamentali, sta diventando l’anello debole della società e rischia di divenire un fattore di instabilità politica.
L’urbanizzazione è un complicato processo sociale ed economico che prende forma tanto dalla pianificazione spaziale e urbana quanto dagli investimenti pubblici e privati in edifici ed infrastrutture. L’urbanizzazione è generalmente una forza positiva per la crescita economica, la riduzione della povertà e lo sviluppo umano.
L’inurbamento è quindi principalmente legato alla variabile demografica. Il futuro della popolazione mondiale è urbano. Perciò si dovrà soddisfare i bisogni basilari degli abitanti garantendo al contempo l’integrità di ecosistemi critici, affrontare i cambiamenti climatici, promuovere la produttività economica e l’inclusione sociali sono e saranno tra le maggiori sfide che bisognerà affrontare ogni giorno.
Le città ad economia circolare possono minimizzare gli input, massimizzare le fonti rinnovabili e ridurre la propria impronta ambientale. Gli studi per favorire un’urbanizzazione sostenibile partirono già dall’anno 1976 nella Conferenza sugli insediamenti umani a Vancouver in Canada, sostenuta dalla Nazioni Unite. La prevedibile massiccia crescita urbana tra le città dei PVS, fece proseguire gli incontri (vedi Istanbul 1996) e il documento politico che è noto come Habitat Agenda, è stato adottato da 171 paesi, affermato nel 2016 nella conferenza di Quito (Ecuador). E l’elemento centrale della Nuova Agenda Urbana è la necessità di integrare l’azione pubblica a livello nazionale, regionale e locale, con il rafforzamento dei governi locali e dei processi di decentramento.
Negli ultimi tempi gli urbanisti non si sono occupati o hanno fallito nel gestire un’adeguata pianificazione del cibo, sapendo che tra gli elementi essenziali alla vita abbiamo: l’aria, l’acqua, il cibo e un rifugio. L’assenza del cibo nella pianificazione degli urbanisti ha portato l’American Planning Association ad emettere delle linee guida per orientare le politiche a riguardo, le cosiddette Policy Guide on Community and Regional Food Planning. Su queste osservazioni pare che ora alcuni urbanisti stiano pensando di integrare le politiche alimentari all’interno della pianificazione cittadina cercando di agevolare le amministrazioni cittadine nel modellare comunità più sostenibili.
Ed è su questi percorsi che tra gli urbanisti e la collettività sia possibile creare un ambiente sano al meglio, contrastando comportamenti di vita scorretti, coinvolgendo gli abitanti nel processo decisionale che dà forma alla metropoli. Tali legami rappresentano il fulcro dell’azione politica che mira in primis ai punti nodali del sistema alimentare (il Food system), ossia le infrastrutture (digitalizzate), e le aree politiche dove il cibo interseca altri settori. La novità maggiore, in termini di politiche e governance legate al cibo, è riscontrabile nell’avvento dei Food Policy Councils (FPCs).
Sarà utile prendere in considerazione delle reti alternative del cibo, è il concetto di resilienza urbana, concetto riferito ad una situazione ideale ambita dalle comunità, nella quale esse sono in grado di assorbire gli shock e di evolvere nel tempo senza subire sconvolgimenti strutturali, funzionali ed identitari.
La resilienza può giocare un ruolo importante in un sistema agroalimentare alternativo, fornendo alla città benefici di natura ambientale e sociale. I benefici vano dall’espansione degli spazi verdi e riqualificazione aree ed edifici dismessi; miglioramento del tessuto sociale; ricollegamento delle persone alla produzione alimentare con profitto (orti); aumento dell’assorbimento del carbonio, garantendo più aria pulita e una mitigazione dell’effetto “isola di calore”; maggiore capacità di ritenzione idrica del suolo e riduzione dei rischi di alluvione.
Nonostante ciò, l’agricoltura urbana singolarmente considerata non ha la possibilità di soddisfare le necessità alimentari di tutti gli abitanti, dal momento che le città sono in continua espansione demografica. Infatti anche se si implementasse i metodi altamente produttivi, cha vanno dalle Vertical farm alle colture acquaponiche e aeroponiche, non sono sufficienti al consumo urbano all’interno della città.
In questo caso diventano essenziali le aree periurbane che può fornire maggiori quantità di cibo salutare, cosiddette “dal campo alla tavola”. La “strategia del sistema urbano del cibo” ogni città deve farlo nel rispetto delle proprie esclusive peculiarità di carattere geografico, storico, politico, culturale e sociale, ma adottando un approccio integrato di prospettive in senso orizzontale, circolare e verticale. Per orizzontale si intende vari aspetti delle politiche legate al cibo (l’ambiente, il turismo, la salute ecc.) con circolare si intende l’intera catena agroalimentare (produzione, trasformazione, distribuzione, consumo e gestione dei rifiuti). In fine la prospettiva verticale, che include diverse aree territoriali e i relativi livelli amministrativi, a partire dal quartiere cittadino fino alle aree extraurbane e nazionali.
Nel rapporto Our Common Future la nozionesullo sviluppo sostenibile afferma che “lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”. L’elemento centrale in tutta l’agenda è quello della pianificazione urbana e territoriale, compresa quella del sistema alimentare, quale strumento imprescindibile per la tutela del paesaggio e la garanzia dei bisogni essenziali degli individui.
L’obbiettivo finale del sistema agroalimentare deve essere quello di supportare la rigenerazione dell’ambiente e la salute umana.
Per la salute e l’alimentazione, con l’aumento della popolazione e quella che si trasferisce in città dalle zone rurali, entrerà in gioco il contesto urbano e le sue caratteristiche
L’Italia non ha solamente le città, ma a borghi, paesini e che quindi è necessario che lo studio per il futuro sia un disegno univoco di concetti, regole ed indirizzi, affinché l’urbanizzazione sostenibile sia il giusto equilibrio tra aree verdi e aree urbane, altrimenti si entra nella fase di “insostenibilità” urbanistica. Le trasformazioni urbane particolarmente contorte, non sempre sono economicamente sostenibili.
Si devono rendere porose le città, i borghi, i paesi per un paesaggio in divenire. Il futuro è legato all’ambiente, alla sanità, all’alimentazione e per ultimo ma molto più importante: la cultura.