Verde e infrastrutture

UCTAT Newsletter n.17 – novembre 2019

di Elena Mussinelli

Il quadrante urbano posto sotto osservazione da UCTat si configura come un ambito ben riconoscibile, intercluso tra i tracciati della ferrovia a ovest, di viale Forlanini a nord, della Tangenziale a est e dello svincolo dell’Autostrada dei Fiori a sud, che racchiudono una estensione territoriale di poco inferiore ai 5 kmq.
Si tratta di una porzione di città molto significativa, dove hanno preso avvio, e si sono già realizzati, numerosi interventi di trasformazione e sviluppo, con dinamiche che richiedono riflessioni di natura critica e propositiva.

Sotto il profilo degli assetti infrastrutturali, va rilevata la previsione di importanti interventi di adeguamento e potenziamento:

  • il prolungamento della strada Paullese, con la tratta interrata e il raccordo alla viabilità locale al di là dell’asse ferroviario;
  • la prevista nuova metrotranvia Rogoredo-Forlanini, in connessione alla linea 4 della Metropolitana che servirà l’aeroporto di Linate;
  • la nuova fermata Zama della Circle Line, in prossimità dell’Ortomercato (anch’esso interessato da progetti di riconfigurazione spaziale e funzionale);
  • la riqualificazione e il potenziamento della stazione di Rogoredo, per il suo adeguamento al ruolo di hub di rilevanza sovralocale (ipotesi già oggetto di una proposta di UCTAT presentata e discussa in un Convegno nell’ottobre del 2018).

L’insieme di questi interventi, con ancora margini di incertezza per quanto concerne soluzioni, tracciati e tempi di attuazione, consente di valutare al meglio il loro potenziale per un riassetto organico del quadro infrastrutturale e della mobilità locale e sovra-locale.
Essi rappresentano infatti una occasione molto importante per operare un’azione sistematica di riconnessione tra la città “dentro” e quella “oltre” la barriera ferroviaria. Una cintura che in questa parte si estende senza interruzioni per oltre 2 km, una barriera connotata da bassi livelli di qualità, degradata e impattante, che contribuisce ad accentuare l’immagine e la realtà di una periferia irrisolta e abbandonata.

Si tratta quindi di cogliere questa occasione per:

  • riqualificare i varchi esistenti – via Lombroso/piazza Cartagine a nord e Rogoredo a sud – risolvendo i problemi di accessibilità, fruibilità e sicurezza che caratterizzano questi nodi, anche con l’obiettivo di raggiungere livelli adeguati di qualità ambientale e decoro urbano degli spazi pubblici adiacenti;
  • potenziare le connessioni aprendo nuovi varchi e/o realizzando scavalcamenti a superamento della barriera ferroviaria, in particolare in corrispondenza della nuova stazione Zama della Circle Line (Ortomercato-Via Norico) e in prossimità del comparto di via Medici del Vascello verso via Toffetti, anche in sinergia con la prevista trasformazione dello scalo Rogoredo secondo l’Accordo di Programma.

Dal punto di vista dei sistemi ambientali è possibile evidenziare due piani di lettura.
Il primo concerne l’area vasta esterna al comparto indagato, con le potenzialità di connessione ecologica derivanti dalla presenza di risorse importanti quali i grandi parchi della Valle del Lambro (900mila mq), dell’Idroscalo (750mila mq, oltre al bacino), Forlanini (600mila mq), Monluè (100mila mq), e la vasta area dell’ex Porto di Mare che apre verso gli ambiti paesaggistici del Parco Agricolo Sud Milano compresi tra il Ticinello e la Vettabbia.
Si tratta di un sistema attestato ai margini del quadrante, importante e certamente potenziabile in termini di qualità ecosistemica, che risulta però sostanzialmente privo di connessioni ambientali e fruitive con le aree interne al comparto in esame, e nei fatti difficilmente accessibile da chi vi risiede e/o ne fruisce.

Il secondo piano di lettura è quello relativo alle aree interne al comparto, dove invece sono pressoché assenti componenti ambientali di rilievo per dimensione e qualità, fatta salva la vasta area incolta e abbandonata dove dovrà essere realizzato il previsto parco urbano in attuazione con l’intervento di Santa Giulia Nord.

Il verde pubblico oggi presente, quantificabile in circa 470mila mq, con un totale di circa 3.500 alberi pubblici (circa 1/135mq), è estremamente frammentato e costituito da molte aree di piccole dimensioni, a valenza locale: si tratta di 180 aree delle quali solo 18 (il 10%) superano i 5mila mq di superficie. Tra queste Parco Galli (37mila mq), i giardini di via Maderna (10 mila mq.), l’ampia fascia di verde sportivo attrezzato con la scuola di calcio ACD Macallesi (60 mila mq) e il Parco Trapezio di Santa Giulia Sud (45mila mq).
Una dotazione certamente inadeguata se si considera ad esempio che i giardini storici di Porta Venezia si estendono per circa 170mila mq e il Parco Sempione per oltre 600mila mq.
Importante e interessante la dotazione di verde diffuso, privato pertinenziale e di vicinato ampiamente distribuita all’interno del quartiere Forlanini e lungo il sistema residenziale attestato lungo le vie Ungheria e Bonfadini, per un totale di oltre 600mila mq di aree verdi e più di 5.000 alberi (1/120 mq). Si tratta di contesti caratterizzati da un assetto insediativo qualificato dalla presenza di viali, aree piantumate e/o attrezzate, con alberature sparse organicamente distribuite in coerenza con l’articolazione del costruito.

Molto più critica è invece la situazione di altri intorni, con la presenza di estesi fenomeni di degrado ambientale, che già nel 2016 Giuseppe Sala aveva evidenziato, sottolineando l’esigenza di delineare un quadro ampio e organico di riqualificazione e sviluppo.
La mappa degli intorni degradati predisposta nel settembre 2018, in fase di redazione del PGT (documento Milano 2030 Idee per la città che cambia), individuava nel quadrante una settantina di luoghi critici: aree e manufatti abbandonati e fatiscenti, sia pubblici che privati, per i quali la cittadinanza da lungo tempo richiede azioni di riqualificazione.

Si tratta ad esempio delle aree tra via Salomone e via Zama e, scendendo più a sud, tra le vie Medici del Vascello e Pestagalli, che presentano un assetto del tutto irrisolto e privo di valori ambientali, con la presenza di insediamenti precari e abusivi, edifici in stato di abbandono, anche di dimensioni molto rilevanti, discariche e altri fenomeni abusivi che generano degrado e problemi di sicurezza. In alcuni intorni mancano del tutto, o sono gravemente deteriorate, anche le urbanizzazioni primarie, quali l’illuminazione pubblica e l’asfalto stradale. L’ambito tra le vie Zama, Norico, Salomone e Bonfadini si presenta molto eterogeneo, con diverse aree inedificate, proprietà demaniali, il vivaio dei Fratelli Ingegnoli, un esteso deposito auto, il centro raccolta rifiuti dell’Amsa. Al contorno si collocano altre realtà che necessitano di interventi di riqualificazione, quali il complesso delle case popolari Aler di Case Bianche e la scuola abbandonata di via Zama, ripetutamente oggetto di occupazioni abusive. Nonostante la presenza del Parco Galli a nord e di un’area verde in parte riqualificata subito a sud, il contesto di Case Bianche continua a presentare notevoli problemi, sia per le condizioni di decadimento tecno-tipologico dei manufatti, sia per i fenomeni di degrado indotti dallo stato di dismissione e abbandono delle aree circostanti.

Il vasto ambito di Taliedo-Mecenate, tra via Salomone e la Tangenziale Est, attraversato dalle vie Quintiliano e Mecenate, che pure negli ultimi anni va registrando interessanti dinamiche di rifunzionalizzazione, è sostanzialmente privo di elementi anche minimi ed essenziali di qualificazione ambientale e fruitiva, con una occupazione estensiva di suolo, ampie superfici occupate da parcheggi e una pressoché totale assenza di verde urbano. Va segnalato peraltro che questa è una delle aree di Milano che registra i picchi di calore più elevati, con diversi intorni esposti a temperature superiori ai 35° per molte ore della giornata. Un fenomeno connesso alla limitata estensione delle aree permeabili e vegetate e alla elevata occupazione di suolo, che determina condizioni critiche di vivibilità soprattutto per la popolazione più vulnerabile (< 10 e > 65 anni).

In questo quadro emerge con evidenza l’importanza anche quantitativa di un tempestivo avvio degli interventi per la realizzazione del previsto Parco di Santa Giulia Nord, con circa 350mila mq di nuove aree verdi.
Va però sottolineato come la dotazione quantitativa di aree verdi rappresenti un dato necessario ma non sufficiente per la complessiva rigenerazione del quadrante.
Le piantumazioni previste in questo contesto risultano ad esempio insufficienti, come inadeguate sono quelle del Parco Trapezio (1 albero ogni 180 mq), ben poco coerenti rispetto agli obiettivi di forestazione più volte enunciati dall’amministrazione.

Si tratta quindi di prefigurare azioni che operino in modo sistematico in alcune direzioni prioritarie:

  • la riqualificazione ambientale e fruitiva degli spazi pubblici e delle aree verdi già esistenti, in termini di qualità ecosistemica, connessione e accessibilità, attrezzamento, fruibilità e messa in sicurezza. Tra queste, ad esempio, gli ambiti di Santa Giulia Sud, con azioni di de-permeabilizzazione e rinverdimento di un comparto molto denso, con edifici di 9-10 piani costruiti sui grandi basamenti delle autorimesse, caratterizzato da grandi corti interamente pavimentate e impermeabilizzate e ulteriormente densificate dalla presenza di edifici al loro interno. Con strade pressoché prive di aiuole e alberature e una dotazione quasi inesistente di verde di vicinato. O ancora l’ambito della stazione di Rogoredo, del tutto irrisolto in termini di qualità dello spazio pubblico sul fronte verso la città, estremamente critico per quanto concerne il sottopasso pedonale, e non adeguatamente affrontato in termini di qualità ambientale nemmeno nell’affaccio verso il business district di Santa Giulia Sud, con i nuovi interventi di Spark 1 e 2, il Connecto Center e la prevista fermata della metrotranvia: la sistemazione adottata per la nuova piazza, recentemente inaugurata, è ben poco attenta ai valori e al potenziale ecologico dello spazio pubblico, con circa 9mila mq di superficie pavimentata dove sono ricavate piccole e frammentate aiuole piantumate con una quarantina di alberi e qualche arbusto;
  • il potenziamento delle connessioni fruitive ed ecosistemiche con i grandi parchi già presenti all’esterno del comparto, oggi come detto del tutto inadeguate, anche per l’assenza di mitigazioni ambientali delle infrastrutture;
  • il risanamento degli intorni più fortemente degradati, anche con il tempestivo inserimento di funzioni di presidio e azioni di prevenzione e contenimento di fenomeni di abusivismo e illegalità;
  • la riprogettazione dei circa 600mila mq di aree oggi residuali, libere o liberabili dall’edificazione, da riconfigurare secondo un disegno organico e qualificato del verde e degli spazi pubblici. Aree che possono accogliere ad esempio tra le 5 e  le 10mila nuove alberature (in ragione delle diverse specie impiegate e delle loro dimensioni, adottando un indice orientativamente pari a 1 albero ogni 100-120 mq).

Si tratta quindi si configurare un vero e proprio progetto ambientale complessivo, governato da una regia pubblica lungimirante, che metta al centro il governo della dimensione temporale degli interventi in termini di priorità e fasi di attuazione, e che assuma quali principi guida dell’azione pubblica e privata a i temi della fruizione, del presidio e della sicurezza urbana, del decoro, della durabilità, manutenibilità e gestibilità dello spazio pubblico, anche valorizzandone le potenzialità sotto il profilo dei servizi ecosistemici erogabili.

Sistema infrastrutturale e ambientale del contesto Rogoredo/Santa Giulia/Taliedo