UCTAT Newsletter n.50 – novembre 2022
di Carlo Lolla
Il paesaggio è architettura, un’architettura come espressione di esigenze, abitudini e processi di produzione della vita stessa. L’architettura del paesaggio cerca un dialogo continuo tra natura e cultura anticipando alcuni fenomeni e accompagnando delle trasformazioni in atto. (Andreas Kipar)
Le vedute dal generale (paesaggio, sito, luogo) al singolo edificio e al suo decoro sono il veicolo di un “senso comune”, il luogo di una comune estetica, di una condivisa percezione di “qualità di vita urbana”.
Definizione
A – “Convenzione Europea del Paesaggio”, 20 ottobre 2000, alla quale si riferiscono le “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti” della Regione Lombardia, 8 novembre 2002, previsto dall’articolo 30 delle “Norme di Attuazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.), 6 marzo 2001.
“Paesaggio” designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” (art. 1 C.E.); è, ovunque, “ un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati come in quelli di grande qualità; nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana” (Preambolo C.E.).
Il campo di applicazione è dunque “tutto il territorio”, “riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani”; “ogni paesaggio costituisce un ambito di vita per la popolazione che vi risiede; esistono interconnessioni complesse tra paesaggi urbani e rurali; la maggior parte degli Europei vive nelle città (grandi o piccole), la cui qualità paesaggistica ha una enorme influenza sulla loro esistenza; (….) i paesaggi rurali occupano un posto importante nella sensibilità europea (….); profonde modifiche subiscono attualmente i paesaggi europei, in particolar modo quelli periurbani (par. 45, art. 2 C.E.).
La valutazione di qualità paesistica “potrebbe venir effettuata senza che si proceda necessariamente a stabilire una scala precisa di valori”, ma con l’ obbiettivo di “fornire una base che consenta di determinare quali elementi, nel paesaggio di una zona determinata, sono preziosi al punto da doverli proteggere ; quali caratteristiche richiedano una gestione volta a preservare la qualità del paesaggio, e quali elementi e quali zone meritano che se ne preveda la valorizzazione” (art. 6 C.E.).
Il termine “paesaggio è il nodo centrale di ricerca di una nuova qualità dello spazio pubblico. Tale obbiettivo mira a definire modalità d’intervento, di progetto e/o “processo che stabilisce ordine, gerarchie, possibilità di combinazione tra gli elementi e le parti”.
E’ noto che nel paesaggio si cerca oggi di controllare i problemi conseguenti all’incidenza visuale di agenti di impatto negativo. Si intende infatti valorizzare punti di vista come fondamenti d’ordine non solo percettivo ma anche di sicurezza per il pubblico e di gerarchizzazione delle più complesse relazioni di contesto. Interviene a questo livello quella contiguità tra paesaggio naturale, che ha il suo vertice storico nel giardino, e paesaggio culturale, sintetizzato storicamente nella città, che consente oggi un uso generalizzato del termine paesaggio.
B – Definizione secondo il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (ai sensi dell’art. 10 l. 6 giugno 2002 n 137), Decr. Leg. 22 gennaio 2004, n. 42.
Dopo aver indicato che il patrimonio culturale italiano è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici, all’art. 131 .1 si dichiara che “per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, della storia umana o dalle reciproche interrelazioni”.
“La bellezza è la verità; un fiore fa vibrare in noi corde spirituali; nella natura dell’universo ha vita una eterna armonia; la bellezza è il più elevato insegnamento morale.” (Carlo Lolla)
