Governare la bellezza

UCTAT Newsletter n.49 – ottobre 2022

di Carlo Lolla

Ogni anno che passa si immagina e si spera che il prossimo sia decisivo per il futuro. Tutti gli amministratori, architetti e urbanisti intendono presentare nuove idee, nuovi progetti di riqualificazione, rigenerazione che siano caratterizzati da spazi green, da arredi urbani semplici che, per la manutenzione, non gravino sulle prossime generazioni.

In realtà negli ultimi tempi si può notare i soliti progetti, poca individualità senza pensare alla tradizione di quel luogo, alla sua strada, alla sua funzione, senza creare periferie magnetiche, portare gaiezza, meraviglia, attrarre soprattutto giovani che pensino al soffermarsi.

Secondo logica si dovrebbe fornire più informazioni ai cittadini cercando di renderli partecipi ai processi di costruzione, rigenerazione? Facendo comprendere che le periferie dovranno diventare, a risultati finali, degne dei risultati raggiunti come fossero tanti centri cittadini?

Il degrado nelle periferie continua solennemente a mantenersi e proliferare, avviene in quanto nelle amministrazioni comunali non noto che prestano quell’attenzione di cui dovrebbero dotarsi.

Anche se, nel caso Milano, elencano futuri progetti (dei quali ne parlerò più avanti), sicuri di creare qualcosa di bello e piacevole; ma se a questi grandi progetti non riqualifichi ciò che li circonda diventa, non dico opera inutile, ma perdi l’occasione di ricucire, o meglio rammendare in un continuo la città. Perché, sottesa la complessità dell’ideare, a volte generano ma spesso, ambiziosi edifici che nulla hanno a che vedere con il paesaggio e con l’intorno che li racchiude. Come altri complessi in fase di progettazione e di realizzazione sono a se stanti, sono isole, oasi, aree staccate, il più delle volte manufatti privi di creatività funzionale, e nemmeno, larvatamente, quelle future cerniere auspicabili con il territorio, pur essendo indispensabili e doverosi di rigenerazione capillare.

Ritengo come idea, o proposta fate voi, che un’amministrazione leader abbia il compito di percepire il pensiero sociale e proporre nel dar vita a progetti che possano indurre la popolazione, in questo caso il residente, a sollecitarlo nel frequentare le zone piccole più raccolte create ad hoc, anziché quelle ampie, si da arricchire le attività operative e di facilitarne l’incontro, la solidarietà e l’essere così in relazione con l’ambiente, che non è un termine astratto, ma racchiude la convivenza, la comunanza, la partecipazione.

Infatti penso, e immagino, che sia la gente a dettare i punti di forza del sociale, sicché lo sfruttamento e la loro condivisione possa sembrare una sottile complicità con l’intellighenzia artistica; così che l’urbanistica comunichi, coreograficamente, il piacere, la gioia e l’appagamento di godersi lo spazio pubblico.

Come afferma anche Jane Jacobs, per ottenere questo bisogna stimolare la gente nell’osservare a guardare cose che piacciano: ed uno dei punti nodali dell’osservazione è la strada. Ma con l’andamento che certe amministrazioni sostenitrici dell’ecosistema, nell’andare in bicicletta, a piedi o in monopattino c’è il rischio che le strade spariscano, ed è un errore poiché la strada fa molte cose interessanti col suo sistema: comunica il gusto, diffonde la sensazione e allerta la vista. Tutto questo, penso, serve al pedone.

Lo spazio urbano può permettersi di arredarsi, non solo con le persone, ma con chioschi, con fontanelle (del drago), con le entrate della metropolitana, coi lampioni, cartelli segnaletici, monumenti, orologi, alberi ecc. ecc.; anche se tutti e troppi sono gli elementi che fanno parte del nostro vivere, e sono talmente radicati che spesso non li notiamo; ma questo non vuol dire che devono intralciare la vista, l’esplorazione, è utile riscontrare l’insieme e valutare il paesaggio.

Ecco il paesaggio! Attorno a questi elementi la città, nella sua periferia, perché di questa stiamo parlando, ha il desiderio di confrontarsi con il centro della città, diventare oggetto di riqualificazione urbana, mostrando una pelle nuova che coinvolga la gente al riconoscimento dell’ordine, se non del bello, del pulito, un banco di scuola civica che conquisti le menti indolenti, in un percorso cognitivo del sentire realmente il sociale. Ma pare che su questo argomento l’amministrazione comunale non si sente del tutto attratta, prosegue per percorsi circoscritti: reinventing cities laddove non dovrebbero esserci (non tutti evidentemente, purché siano intelligenti), ma spesso sottraggono spazio a altre destinazioni utili, senza uno studio di ciò che sta accanto ma diventando, in proiezione futura, semplici francobolli, come le architetture tattiche e quant’altro. Ci si dovrebbe proiettare nel magnificare le nostre belle chiese, i municipi, le ville, i palazzi di nobile casato, i grattacieli, i conventi, i giardini, i parchi i quali essendo temi collettivi possono rendere sempre più bella la città.

Milano ha in cantiere l’ex Macello – la Biblioteca Europea – Scalo Romana – Bovisa – Santa Giulia; tutte realtà in zona periferica, ma di una realizzazione a lunga durata. Comunque l’importante è che queste iniziative, portando a compimento le costruzioni, siano anco operative, come già evidenziato, nel riqualificare le zone limitrofe. Questo è compito dell’amministrazione nel coinvolgerle, sistemando viali con alberi e panchine, rifacimento di marciapiedi, creare gallerie tecnologiche in termini che via per via, piazza per piazza, giardino per giardino si possano sistemare porzioni di quartieri fatiscenti.

Marco Romano nel suo costruire la città afferma : “I temi collettivi sono l’esito di un lungo processo di tematizzazione sociale, dell’ordine di un paio di secoli, durante il quale uno stato d’animo o un comportamento comune cresce progressivamente in tutta Europa alla consapevolezza della sua rilevanza collettiva, finché qualche città lo riterrà maturo per essere infine tradotto  in un manufatto di cospicuo rilievo artistico – per novità tipologica, dimensione e bellezza – nella ragionevole presunzione che altre città, a loro volta, ne costruiranno uno analogo, in un confronto di rango che le coinvolgerà, col tempo, tutte.” Sappiamo che il benessere del pedone è supremo, egli cerca e sogna, augurandosi, di scoprire luoghi piacevoli, percepire un senso di intimità, di gioia, di contentezza e di semplicità.

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