UCTAT Newsletter n.47 – luglio 2022
di Daniele Fanzini
Il Participatory design o progettazione partecipativa è un approccio alla progettazione che mira a coinvolgere attivamente tutti i portatori di interesse con l’obiettivo di garantire che il risultato finale dell’attività di progettazione sia adatto allo scopo. Dal 1946, quando Lewin teorizzò per la prima volta la metodologia ad oggi, il termine ha conosciuto varie interpretazioni e definizioni, quali citizen participation, citizen engagement, project participation, public deliberation. Un termine oggi molto utilizzato è co-progettazione o co-design, i cui principi fondamentali, definiti nel 2009 dal premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom, fanno riferimento ai seguenti punti:
- Chiara definizione dei confini (spaziali, temporali, esigenziali ecc.)
- Congruenza tra le regole di appropriazione e di fornitura e le condizioni locali (regole per l’utilizzo delle risorse locali)
- Metodi di decisione collettiva (processi improntati alla collegialità)
- Efficace e costante esercizio di funzioni di controllo
- Sanzioni progressive (per chi viola le regole)
- Meccanismi di risoluzione dei conflitti
- Riconoscimento del diritto di organizzarsi
- Organizzazioni articolate su più livelli (proporzionate all’ampiezza dei contesti territoriali)
Il termine è oggi usato in vari campi: environmental design, progettazione urbana, progettazione dell’architettura, landscape design, design del prodotto, design dei servizi, ecc.
In architettura la vera essenza della progettazione partecipata l’ha descritta Giancarlo De Carlo, che così scriveva:
- L’architettura è un modo di comunicazione che tutti, potenzialmente, potrebbero usare; che un tempo tutti usavano […] La conoscenza architettonica era condivisa e anche chi non era del mestiere possedeva capacità di confrontarsi con i manufatti murari, di osservarne le tessiture, i materiali e le tecniche, di riconoscerne la funzione, di apprezzare le differenze, di stimarne le quantità, la bellezza. Poi la conoscenza è scomparsa e l’architettura è diventata dominio esclusivo dell’architetto […]
- Tutto questo produce disastro sociale e politico, perché divide gli esperti, quelli che “sanno” e “sanno fare” da quelli che non sanno neppure “perché” si fa, e che in questo stato di estraniamento arrivano ad avere perfino difficoltà a interpretare ed esprimere i loro bisogni [..]
- Per uscire dalla sterile situazione di isolamento in cui si trova l’architettura, è importante che la gente partecipi ai processi di trasformazione delle città e dei territori ma è anche importante che la cultura architettonica si interroghi su come rendere l’architettura intrinsecamente partecipabile […]
- Dunque io credo che non serve una teoria della partecipazione mentre invece occorre l’energia creativa necessaria a uscire dalle viscosità dell’autonomia e a confrontarsi con gli interlocutori reali che si vorrebbero indurre a partecipare.
- In Italia l’opposizione alla partecipazione è stata indubbiamente dura, ma questo è stato anche facilitato dalle posizioni deboli e dogmatiche di quelli che proponevano la partecipazione come processo meccanico e automatico secondo il quale basta andare dalla gente, chiederle quali sono i suoi bisogni e poi trascrivere le risposte in progetti grigi il più possibil […].
- La partecipazione è molto più di così: si chiede, si dialoga, ma si “legge” anche quello che la vita quotidiana e il tempo hanno trascritto nello spazio fisico della città e del territorio, si “progetta in modo tentativo” per svelare le situazioni e aprire nuove vie alla loro trasformazione […]
- Le proposte architettoniche che un bravo architetto riesce a dare nel processo partecipativo sono senza dubbio personali, e questo non è di per sé un limite; al contrario è una risorsa. La verifica della qualità dei risultati avviene quando gli altri, i partecipanti, si riconoscono in quello che l’architetto propone.
Assistiamo oggi ad una sempre maggiore attenzione ai temi della partecipazione in molte delle politiche nazionali ed europee che hanno a che fare con l’ambiente naturale e il territorio. Nel programma HORIZON accanto ai tre pilastri della ricerca (excellence science; sfide globali e competitività; Innovative Europe) è previsto un programma orizzontale di widening participation and strenghtening the european research che punta sui temi dell’avvicinamento ai cittadini, l’etica e l’innovazione responsabile. Il PNRR impone iniziative di coinvolgimento sociale. Varie regioni italiane stanno adottando politiche attive in tema di partecipazione. Nel 2010 la Regione Emila Romagna ha emanato una legge (la LR 3/2010) per la definizione, riordino e la promozione delle procedure di consultazione e partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali. Ha inoltre previsto disposizioni specifiche per la co-programmazione e la co-progettazione degli interventi, anche se, a livello economico, il supporto economico di queste attività tendono ad essere ancora sottofinanziate.
Nel campo degli interventi improntati ai principi della sostenibilità il vero punto è riuscire a integrare il progetto del contenuto con quello del contenitore e attivare le condizioni per realizzarle. Questo richiede il più ampio coinvolgimento partecipativo dei soggetti interessati e l’attivazione di “intelligenze connettive” (Granata 2022) in grado di contestualizzare le sfide rispetto ai problemi locali, evitando, come sottolinea Calderini (2002) la ‘mistica della Silicon Valley’, ovvero il convincimento che basti aprire un co-working per attivare nuova economia.
La necessità di promuovere iniziative a livello nazionale per supportare il finanziamento di iniziative di carattere sociale, tra cui le attività di progettazione partecipata, ha portato alla creazione della Rete Infrastrutture Sociali. promosso da KCity-Rigenerazione urbana, include già diversi portatori di interesse rispetto al tema: rappresentanti di pubbliche amministrazioni, enti di terzo settore, del mondo professionale e della ricerca accademica (https://www.rivistaimpresasociale.it/forum/articolo/infrastrutture-sociali-roadmap).
Nell’ambito della IV edizione del Festival della Rigenerazione Urbana di Firenze svoltosi dal 9 all’11 giugno 2022 si è tenuto il secondo incontro della rete volto ad approfondire le modalità per promuovere interventi integrati. Nell’ambito del Festival è stato anche presentato il Master Universitario di secondo livello per formare la figura del Rigeneratore Urbano, una figura che, grazie alla sua formazione multidisciplinare, sia in grado di affrontare la complessità dei temi della rigenerazione urbana.
Iniziative simili sono state promosse dal Cluster CREATE:
- Corso di alta formazione per la figura dell’architetto attivatore/Centro competenze per la riattivazione urbana);
- Costruzione di sistemi fisico-digitali del territorio per la promozione turistica e culturale;
- Promozione di interventi di rigenerazione basati sul concetto “ER a healthy place to live”.
Una iniziativa progettuale in corso di svolgimento riferita alla prima iniziativa di cui sopra riguarda la riattivazione di una vecchia fabbrica di mattoni in San Giovanni in Persiceto (BO) quale futura fabbrica del Carnevale. Posta nelle vicinanze di un’area ambientalmente protetta, nella logica del progetto dovrebbe diventare un luogo di contaminazione creativa animata dalla tradizione culturale del carnevale che in San Giovanni in Persiceto assume connotazioni molto particolari. Per la realizzazione di questo progetto si prevede un percorso partecipativo abilitato dall’uso modelli digitali per una progettazione in scala 1-1. Il modello digitale che sarà realizzato supporterà:
- Le attività di knowledgeability;
- Le attività di progettazione vera e propria;
- Le attività di comunicazione e valutazione dei progetti attraverso il virtual staging dei progetti.
Le tecnologie digitali diventano lo strumento per sanare quella frattura tra soggetti esperti e soggetti non esperti menzionata da Giancarlo De Carlo.