La città vissuta di una “fuori sede”

UCTAT Newsletter n.48 – settembre 2022

di Annamaria Sereni

Milano è storicamente un polo attrattivo, un luogo dove intraprendere un nuovo percorso di studi o iniziare la carriera lavorativa, è una città in cui vivere per pochi anni o rimanere per tutta la vita.

Soprattutto per chi arriva da piccoli paesi, la città metropolitana può spaventare, le grandi scale intimoriscono, l’idea di essere uno tra tanti rende più spaventoso creare nuove interazioni umane. È una scelta importante, che stravolge la vita, ma una volta “rotto il ghiaccio” e trovato un equilibrio individuale è facile sentirsi a casa tra le stimolanti vie della città metropolitana, colme di menti ed opportunità. Per molti giovani, Milano simboleggia un cambiamento non solo in termini di scala urbana ma anche di pura crescita personale: è una città che cresce, che responsabilizza; si arriva ancora ragazzi, per intraprendere un nuovo percorso di studi, in una delle numerose università d’eccellenza che la città offre, e al termine del percorso accademico si è pronti per entrare nel mondo lavorativo come adulti.

Il primo scoglio da affrontare con l’arrivo imminente in città del fuori sede è la ricerca dell’alloggio: per i più fortunati questo può avvenire insieme a vecchi compagni di liceo (in qualità di futuri coinquilini e compagni di corso), arrivare con qualche affetto consolidato è spesso un escamotage per approfittare dei livelli di confidenza che una amicizia pregressa può offrire e puntare così a stanze in condivisione, il che ha come conseguenza immediata il riuscire a dividere e diminuire più agevolmente i costi dell’affitto. Nel contesto odierno diventa quasi impensabile per un giovane che non lavori ancora o che si trovi alle prese con le prime esperienze post laurea, cercare un’abitazione indipendente; la condivisione dei costi di affitto con altri coinquilini è diventata una necessità. Nel 2022, secondo la classifica del QS Best Student Cities, Milano si colloca al 48° posto tra le migliori città universitarie, scendendo di due posizioni rispetto all’anno precedente a causa del continuo aumento del costo della vita, nello specifico delle spese di alloggio, e una conseguente diminuzione dell’accessibilità.

Questo atto di ricerca di coinquilini dato forse inizialmente da una pura necessità economica, si trasforma però in uno dei rapporti sociali più stretti e significativi che chiunque conserva per il resto della vita, il coinquilino diventa quel pezzo di famiglia che si ha anche quando lontani da casa; la convivenza fra amici negli anni della spensieratezza giovanile crea un legame interpersonale unico, di conoscenza e fiducia profonda, che un’esperienza di vita diversa non potrebbe regalare.

Uno dei punti di forza che Milano può vantare per la sua facile adattabilità sta nella sua dimensione. Volendo fare un confronto con altre metropoli europee, Milano risulta quasi piccola; l’enorme disponibilità di servizi, ristoranti, musei, università, locali, negozi, tutti reperibili ad un raggio così relativamente contenuto la rendono una città inaspettatamente a misura d’uomo. Si scopre che l’automobile non è più un mezzo indispensabile come molti credevano, che i mezzi pubblici portano da qualsiasi parte in qualsiasi orario del giorno ma che, tutto sommato, è piacevole cogliere l’opportunità del doversi spostare per passeggiare nella città ammirando gli innumerevoli scorci prospettici che le piccole vie nascondono; si scopre la relatività delle distanze e quanto queste si accorcino all’ingrandirsi del sistema di riferimento in cui ci si trova.

La conformazione della città offre una pluralità di realtà, ogni quartiere vive la sua identità, alimentata dagli elementi attrattivi che dominano al suo interno, dagli uffici di grosse corporazioni ai quartieri universitari; in particolare, questi ultimi rispecchiano fortemente il carattere dei campus che li presiedono, presentando strutture e servizi ad hoc per gli studenti.

La varietà di individui ed esperienze che una città policentrica può offrire porta il nuovo visitatore incuriosito, che ha appena iniziato a conoscere un ambiente ignoto, ad avere uno slancio di curiosità verso ogni angolo inesplorato di città. Ma una volta esaurita la fase di esplorazione, si inizia a vivere pienamente l’identità di quartiere, come fosse una città dentro la città.

Parte dell’identità della città di Milano, ad oggi, sta proprio nella eterogeneità dei suoi abitanti e nella capacità di attrarre persone da ogni angolo del mondo; l’identità della città stessa è intrinsecamente legata all’identità dei visitatori che la occupano. È un luogo che arricchisce chiunque vi si trasferisca ma che, allo stesso tempo, viene arricchita dalla storia e dalla cultura di colui che arriva, diventando così due componenti che si alimentano e si potenziano a vicenda in un teatro di scambi culturali.

È ormai difficile riconoscere un milanese DOP da un fuori sede accasato da qualche anno.

A che punto non ci si considera più un fuori sede ma si diventa a tutti gli effetti un Milanese d’adozione?

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