UCTAT Newsletter n.47 – luglio 2022
di Elena Mussinelli
Il 15 giugno scorso si è tenuto il terzo incontro del Ciclo di Seminari “LE SFIDE DELLA RIGENERAZIONE: IDENTITÀ, OPERE PUBBLICHE E AMBIENTE” organizzato dal Gruppo di Ricerca Envi-Reg, Osservatorio sulla rigenerazione urbana del Dipartimento ABC del Politecnico di Milano, con il Patrocinio di SITdA-Società Italiana di Tecnologia dell’Architettura, dell’Associazione Urban Curator TAT e dell’Associazione Metropolis.
Un Ciclo di Seminari che si colloca nel solco delle attività svolte da Envi-Reg, il gruppo di ricerca che coordino e che ha raccolto l’esperienza ultraventennale del Gruppo “Governance, progetto e valorizzazione dell’ambiente costruito”, a lungo diretto da Fabrizio Schiaffonati, sulle tematiche della rigenerazione urbana, con molteplici studi, piani e progetti soprattutto in collaborazione con amministrazioni locali (Piani Strategici, Studi di fattibilità per l’istituzione di Società di trasformazione urbana, Piani di marketing territoriale, Distretti culturali, piani ambientali per aree urbane e parchi territoriali, Contratti di quartiere, ecc.). Con l’obiettivo di sperimentare approcci e strumenti innovativi e integrati di piano e di progetto per la riqualificazione di sistemi edilizi e urbani, con particolare attenzione agli aspetti della qualità ambientale e fruitiva degli spazi pubblici (sostenibilità, sicurezza partecipazione).
Gli ambiti tematici individuati per la riflessione seminariale rivestono indubbiamente una particolare rilevanza nella fase attuale, che registra la messa a punto di molteplici interventi programmatori di carattere straordinario nel campo delle opere pubbliche (dal PNNR al Pinqua) e dei quadri normativi (riforma della legge urbanistica, regolamentazione dei consumi di suolo, legislazione sulla rigenerazione urbana), con significative ricadute di innovazione sul piano metodologico e operativo.
In questo contesto, certamente fondamentale è il problema della rigenerazione ambientale delle città, nella prospettiva di un superamento delle logiche che hanno caratterizzato nel recente passato l’intervento sul costruito (dal recupero urbano, della ristrutturazione urbanistica ai programmi complessi), rivelatisi inadeguati a fronteggiare le grandi criticità connesse all’obsolescenza funzionale e tecnica del patrimonio, ai fenomeni di dismissione, abbandono e degrado fisico delle periferie urbane e dello spazio pubblico, e alla crisi climatico-ambientale: per riqualificare e adeguare l’ambiente costruito a nuovi standard esigenziali e prestazionali, limitando le nuove espansioni e contenendo quindi il consumo di suolo, e supportare processi di riequilibrio ecosistemico delle città.
Nelle esperienze internazionale di rigenerazione urbana (Parigi, Barcellona, Lione, Monaco, Amburgo, ecc.) emergono chiaramente due obiettivi prioritari: sviluppo socioeconomico (lavoro, occupazione, nuove imprenditorialità) e miglioramento delle condizioni di vita della popolazione su temi quali l’abitazione e i servizi; riqualificazione ambientale, (mobilità, emissioni inquinanti e climalteranti, consumo di risorse non rinnovabili, risparmio energetico, gestione dei rifiuti, riutilizzo di aree e manufatti dismessi e/o degradati, limitazione del consumo di suolo, circolarità dei processi).
Uno scenario nel quale le componenti climatiche, ambientali ed ecosistemiche rappresentano una determinante della rigenerazione urbana, per l’innesco di processi di trasformazione estesi e multi-obiettivo, che coniugano misure urbanistiche, sociali, culturali, economiche e fiscali entro progettualità integrate capaci di riverberarsi oltre i confini dei singoli interventi e di produrre benefici misurabili.
In quest’ottica, il contributo di Mario Losasso (Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Presidente SITdA), inquadra gli avanzamenti e le prospettive di ricerca e sperimentazione di attività progettuali rigenerative e circolari guidate da obiettivi di miglioramento della qualità ambientale alla scala di distretti urbani. Un cambiamento profondo che richiede da un lato “lo sviluppo di metabolismi e processi circo-lari in progressiva sostituzione di quelli convenzionali e lineari, (…) dall’altro la proposta di politiche tecniche ed azioni low carbon, il sostegno all’innovazione sociale, nonché ’organizzazione urbana in eco-distretti in cui siano integrati prodotti e processi” (Losasso M., Transizione circolare: scenari per il futuro del progetto, in: Techne Journal, n. 22/2021, Firenze University Press).
Alessandra Battisti (“Sapienza” Università di Roma), introduce nel dibattito una ulteriore tensione prospettica, mettendo in discussione le consuete modalità di pensiero sui temi e problemi dell’architettura, per tornare a interrogarci su quale possa e debba essere la città ideale del nostro tempo. Per poi illustrare alcune ricerche in corso che, attraverso nuove metodologie di elaborazione dati, consentono la formalizzazione di mappe tematiche (geografiche, ecologiche, bioclimatiche, percettive, psicologiche, ecc.) utili a ricercare un corretto equilibrio tra resilienza umana e urbana secondo una visione olistica e condivisa dell’immagine della città.
Adolfo Baratta (Università degli Studi Roma Tre) ha illustrato l’esperienza svolta in qualità di vicepresidente dell’Alta Commissione di valutazione delle proposte presentate al bando Pinqua, sottolineando le criticità e opportunità derivanti dall’introduzione di criteri e indicatori finalizzati a verificare la qualità degli interventi sotto il profilo della rigenerazione ambientale e sociale, con l’impiego di indicatori evidence and practice based. Anche evidenziando i limiti che stanno emergendo nelle fasi attuative relativamente alla mancanza di un effettivo monitoraggio in itinere ed ex post dei benefici ambientali e sociali effettivamente derivanti dagli interventi stessi.
Daniele Fanzini (Politecnico di Milano, Envi-Reg) ha poi inquadrato un aspetto centrale dei processi rigenerativi socio-ambientali, ovvero quello della partecipazione. Tema di indubbia attualità e rilevanza nei processi di rigenerazione urbana, anche a valle dell’introduzione di strumenti legislativi, quali il dibattito pubblico, finalizzati proprio a supportare percorsi decisionali consapevoli e condivisi dalle comunità interessate. In questo ambito – troppo spesso formalisticamente praticato dagli operatori pubblici e privati a meri fini di consenso e comunque spesso previsto in termini cogenti ma mai supportato da finanziamenti dedicati – sono oggi disponibili competenze e metodologie avanzate in grado di favorire una efficace collaborazione tra figure esperte e non-esperte, anche con l’utilizzo di strumenti di facilitazione quali piattaforme per il massive co-design e simulazioni progettuali in realtà virtuale.
Erminia Attaianese (Università degli Studi di Napoli “Federico II”), che ha curato con Mario Losasso la pubblicazione del volume “La ricerca nella Progettazione Ambientale. Gli anni 1970-2008”, ha infine richiamato sinteticamente le radici della cultura del progetto tecnologico e ambientale che sono oggi alla base degli approcci metodologici e operativi della progettazione tecnologica e ambientale, alle diverse scale – dai sistemi territoriali e insediativi sino a quelli edilizi -, e dello sviluppo di nuovi contenuti disciplinari per la governance dei processi di rigenerazione urbana in chiave ecosistemica e climate proof.