Sentire lo spazio

UCTAT Newsletter n.52 – gennaio 2023

di Giovanni Castaldo

In Lettera a un aspirante architetto (Lupetti, 2021), Fabrizio Schiaffonati, tra le raccomandazioni rivolte ai giovani architetti, scrive: «nell’attitudine dell’architetto vi è la capacità di “vedere” (Saper vedere l’architettura, come dice Bruno Zevi). La percezione della dimensione dei luoghi e dello spazio, che non è di tutti. Condizione per tradurre il progetto in dimensioni e relazioni, anche con le forme più alte e ineffabili dell’opera d’arte».

Una questione – quella del rapporto tra percezione e ideazione dello spazio – che recentemente è stata approfondita anche da Andrea Giachetta in Architettura e immagini mentali. Processi cognitivi per il progetto dello spazio costruibile nell’era della complessità (Franco Angeli, 2022), dove l’autore sottolinea l’importanza di insegnare ai progettisti ad acquisire una maggiore consapevolezza dei differenti processi mentali e cognitivi attraverso i quali ciascuno immagina l’architettura in tutta la sua spazialità, matericità, costruibilità, considerando anche la dimensione della percezione multisensoriale dei fruitori degli spazi progettati.

La necessità di una piena consapevolezza della spazialità non è una esclusiva dell’architetto, ma anche altre professionalità devono saper osservare, vedere e percepire, per poi rappresentare ambienti e luoghi.

A ottobre 2022 ho avuto modo di assistere a uno spettacolo teatrale della Compagnia Berardi Casolari. Nella suggestiva cornice del Teatro Gerolamo di Milano – storico teatro ligneo di soli 200 posti, riaperto al pubblico nel 2017 dopo un lungo restauro conservativo –, l’attore non vedente Gianfranco Berardi ha portato in scena “Io provo a volare – Omaggio a Domenico Modugno!”.

Sul palcoscenico Berardi si impossessa dello spazio teatrale con tutto il corpo, lo attraversa più e più volte, lentamente, correndo, saltando nelle diverse direzioni, sfiorando il bordo del palco, misurandone i confini, le distanze, le diagonali. Con una percezione totale, una consapevolezza dello spazio al limite dell’incredibile. Perché Gianfranco Berardi, che ha perso la vista a 18 anni per una forma di neuropatia ottica, è cieco ma ci vede benissimo, e sa leggere e capire lo spazio che lo circonda, meglio di tanti architetti e progettisti del nostro tempo. Per dote e capacità di resilienza certamente, ma soprattutto per un lavoro costante e attento di disciplina della propria percezione: «Proprio perché non vedo, non cado. L’inciampo lo percepisco prima». Berardi si muove sulla scena lasciando il pubblico attonito, e non solo per quello che recita e per come lo recita, ma proprio per come si muove. Come ha scritto Sara Chiappori su La Repubblica il 7 dicembre 2018, Berardi “in scena e fuori, è un fascio di energia a volteggio potenziato, un affabulatore che rompe gli argini” del palcoscenico e dell’opera, rappresentando “l’esistenza, tra sogno e materia. La felicità effettiva e quella percepita. Lo spazio reale, fiabesco, artistico”.

C’è molto da imparare da Berardi, e le sue rappresentazioni possono essere un monito per gli architetti, spesso persi nella sola percezione dell’immagine superficiale degli edifici, senza la molteplicità di uno diverso approccio sensoriale e fruitivo alla complessità del paesaggio, dell’ambiente e dello spazio costruito. Premessa critica ad una modificazione consapevole dei processi di antropizzazione, di cui l’architettura è un aspetto ad alto tasso di irreversibilità.

Proprio il tema della percezione complessa e multisensoriale dello spazio – oltre la sola immagine visiva, per individuare modalità inedite di lettura e immaginazione dei luoghi che attraversiamo – sarà al centro del Seminario “Sentire lo spazio”, con performance di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, organizzato e promosso dal gruppo di ricerca ENVI-Reg coordinato dalla prof.ssa Elena Mussinelli, che si terrà venerdì 3 febbraio 2023 alle ore 15:00 presso lo spazio Educafè del Politecnico di Milano (Edificio 2, piano terra, Piazza Leonardo da Vinci 32, Milano).

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