Un bilancio a fine anno

UCTAT Newsletter n.51 – dicembre 2022

di Fabrizio Schiaffonati

È stato un anno denso di avvenimenti incalzanti e drammatici. Tempi difficili ci attendono. Un motivo in più per cercare di orientarci. UCTAT ha proseguito nella propria missione critica sui problemi della città, della gestione urbanistica e delle iniziative politiche per far fronte alle crescenti criticità, non assecondando una narrazione troppo spesso solo di luci. Periferie e quartieri, problemi ambientali, residenza popolare e carenza abitativa, traffico, servizi al cittadino, rimangono urgenze e bisogni senza una adeguata risposta istituzionale. Motivo per proseguire in una azione di stimolo.

La NEWSLETTER è uscita a cadenza mensile, raccogliendo diversi contributi. Per un bilancio è utile richiamare la prospettiva da cui muove UCTAT: la competenza alla base di ogni azione di governo dell’urbanistica. Disciplina invece negletta, se intesa come regia pubblica delle destinazioni funzionali, delle infrastrutture e della morfologia urbana. L’opposto di come invece viene esercitata. Il caso degli Scali Ferroviari ne è una incontrovertibile dimostrazione. Si pensava che il lockdown portasse a una inversione di rotta, per i molti pronunciamenti politici. Non è stato così: per l’urbanistica e l’architettura, passata la tempesta, sono riprese le vecchie prassi.

Due tornate elettorali (nel prossimo anno se ne prospetta un’altra) hanno indicato con chiarezza una crescente disaffezione dell’elettorato, una caduta della partecipazione politica. Dato oltremodo preoccupante per chi ha a cuore il governo democratico. Altro tema a cui UCTAT si richiama, col coinvolgimento nelle sue proposte progettuali di quanti interessati a un ruolo attivo della cittadinanza per la formazione delle scelte amministrative.

I temi da monitorare sono tanti. Col 2023 le Olimpiadi invernali si avvicinano. Un progetto che coinvolge direttamente il Municipio 4, dove verranno realizzati il Villaggio Olimpico nello Scalo Romana e lArena sportiva a Santa Giulia. Due grandi interventi per un evento di pochi giorni, funzionali invece alle colossali iniziative immobiliari cui fanno da volano: da un lato, le rilevantissime volumetrie sull’ex sedime ferroviario e le aree limitrofe, tra cui il grattacielo A2A e il progetto Symbiosis; dall’altro il nuovo insediamento di Santa Giulia Nord. I due poli dell’asse via Marochetti – corso Lodi, che collega la Stazione di Rogoredo (la seconda, con otto milioni di passeggeri all’anno) allo snodo di interscambio di piazzale Lodi.

Una sintesi sommaria, per non dire del tracciato interrato del prolungamento della Paullese, da oltre dieci anni interrotto nel cuore di Santa Giulia, e del parco sovrastante mai realizzato. Come del degrado lungo la linea ferroviaria, coi grandi immobili abbandonati, della ristrutturazione dell’Ortomercato e degli interventi residenziali del C40 nell’area dell’ex Macello; e verso sud del parco di Porto di Mare con le sconcertanti concessioni di aree pubbliche a privati a risibili prezzi e dell’irrisolto abusivismo edilizio nelle sue propaggini verso la città.

Un ambito di tale strategicità per l’intera città che necessiterebbe di una visione e di una programmazione urbanistica d’insieme. Temi, e anche altri, che nelle Newsletter sono stati trattati, avanzando proposte e progetti presentati in convegni e pubblicazioni, anche ripresi dalla stampa.

Sorge un interrogativo. I grandi eventi, Expo e Olimpiadi, sono stati da sempre una occasione per corrispondere a una domanda contingente nel quadro di una complessiva rigenerazione di un più vasto intorno, anche dell’intera città, sfruttando l’opportunità di eccezionali finanziamenti. L’elenco dal secolo scorso è lunghissimo, urbanisti e architetti ne hanno memoria anche nei lori studi. A Milano questa prospettiva è del tutto assente. Sempre che non ci si voglia accontentare dell’investimento speculativo privato, come in effetti sembra.

Per altro Expo 2015 insegna, dopo otto anni ancora con un progetto ben lungi dall’essere completato. Un bilancio di risorse pubbliche impiegate quantomeno deficitario. Per non dire dell’aggravamento ambientale dell’intero settore metropolitano del nord-ovest, rispetto alle bucoliche ipotesi di partenza. Un paradosso clamoroso su cui si continua a stendere un velo, non so se solo per insipienza. Peraltro, quando si era pensato di passare la mano del post-Expo ai privati, questi se ne erano ben guardati, mandando deserta la vendita delle aree, in origine agricole ma non remunerate al proprietario a questo prezzo e poi urbanizzate con risorse pubbliche.

Tornando alle Olimpiadi invernali 2026, è nel programma del prossimo anno di UCTAT di porre di nuovo alla discussione l’urgenza di un Piano Attuativo per tutto l’Ambito del sud-est milanese, con un sistema coordinato di interventi di riqualificazione infrastrutturale e ambientale che ha l’Asse portante nell’asta che va dalla Stazione di Rogoredo a piazzale Lodi. E quindi, finalmente, procedere all’abbattimento del Cavalcavia di piazzale Corvetto, dopo le vacue reiterate promesse elettorali. Se neppure questo sarà possibile mettere in cantiere, ci ritroveremo di nuovo da capo, come già dopo l’Expo 2015, senza alcun beneficio, anzi con l’aggravio della congestione ambientale dei nuovi macroscopici insediamenti invece realizzati.

Ogni nuovo anno dovrebbe indurre a ragionevoli impegni, tanto più necessari con la crisi di oggi, pur col pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà. Questo è l’augurio di UCTAT.

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