UCTAT Newsletter n.40 – dicembre 2021
di Anty Pansera
Caro Gesù Bambino,
penso tu lo sappia molto meglio di noi: è sempre più importante ricostruire un rapporto positivo con l’ambiente e mai come in questo inizio del terzo decennio di questo XXI secolo sentiamo tutti l’esigenza di reinventare gli spazi intorno a noi soprattutto. Abitare diversamente i luoghi, potremmo forse dire, e abitare dovrebbe davvero significare sviluppare delle “nuove” abitudini, addirittura indossare abiti specifici, reali e metaforici.
Il 2020, l’ultimo del secondo decennio, non ci ha cristallizzati in attesa che la pandemia finisca: il movimento – inteso in senso lato -, continua ad essere intorno a noi.
L’esperienza – recente e da molti forse già dimenticata (o forse no?) – ci dovrebbe aver convinto/invitato a modificare in meglio anche il nostro modo di vivere gli spazi urbani, quella città che per molti non si vuole lasciare (utopici i borghi: quanti i cittadini davvero in fuga?): interi settori cittadini trasformati o in via di trasformazione.
Ma come? Cosa sta succedendo alle nostre città: a Milano, così, a caso?
Si vorrebbe, sulla carta, migliorare ogni contesto di vita, si auspicano quartieri all’insegna della socialità, della libertà di usufruire di ogni servizio “in un’ottica di prossimità, garantendone l’accesso nel raggio di 15 minuti a piedi (si è letto in quella “carta” Milano 2020, Strategia di adattamento).
Temporibus illis – si fa per dire (!) –, la oggi mitica “Brera” era un quartiere con tutto a portata di mano (non è quello che si auspica oggi?): in via Palermo le scuole elementari, in Goito medie e liceo; macellai, fruttivendoli, salumerie (“mangeremo scarpe affettate”, prevedeva la mia mamma), panifici, pasticcerie: un piccolo e amovibile chiostro di fiori all’angolo con largo Treves, ad esistere già quel Rigolo (ormai “bottega storica”), che naturalmente serviva tagliolini panna e salmone; un lattaio in Solferino dove anche l’olio Bertolli aveva un suo negozietto monomarca. Parcheggiare la macchina nell’autosilo San Marco solo per chi aveva a cuore il benessere del suo veicolo (il mio papà!).
Ed eccomi a chiederti il mio primo “regalo” (ne vorrei due, a dire il vero!): questo primo, solo per rendermi uguale a tutti i residenti milanesi automuniti e superare differenze che, se non motivate, creano davvero disagio ed insofferenza.
E allora, caro Gesù Bambino, mi porti la possibilità di utilizzare le zone blu di sosta oltre che a quelle gialle, che in zona 1 sono precluse ai residenti, le gialle occupate “automobilisticamente” da chi entra a frotte nonostante divieti, e dopo quelle mitiche ore 19 che danno il via libera a tutti in ZTL (scusami: un acronimo, si usa! Zone a Traffico Limitato)?
Cosa abbiamo fatto di male, in confronto ai cittadini milanesi di tutte le altre parti della città?
E veniamo ad un dono più consistente: la tranquillità, nelle (e sotto) le nostre case.
Non credi che il riuscire all’aperto, come delle lumachine, sia stato eccessivamente favoreggiato/ incoraggiato nel contesto urbano e soprattutto in quello centrale?
Si è voluto favorire, ancora una volta la movida: e si usa, da provinciali, un termine che credo pochi sappiano cosa davvero significa. Ovvero quel particolare clima di vitalità sociale, culturale e artistica, che ha caratterizzato la Spagna degli anni intorno al 1980, da poco ritornata alla democrazia. L’inizio di questo “movimento autocosciente” (se vogliamo fare i sapientoni) è convenzionalmente posto nel 1980, con il Canito Memorial Concert a Madrid, un concerto all’Università di Madrid il 9 febbraio di quell’anno, voluto da due gruppi pop-rock, i Tos e i Los Secretos, per rendere omaggio a Canito, un cantante spagnolo morto in un incidente lo stesso anno. Un concerto trasmesso sia dalla radio che dalla tv nazionale, che diede vita ad un grande evento culturale: e se gli spettatori dal vivo non erano comparabili, questo episodio può essere considerato la Woodstock della Movida, per via della rilevanza simbolica che ha successivamente guadagnato.
Per traslato, “vita notturna, culturale e artistica particolarmente ricca e vivace”: ma davvero è così? Assembramenti, bottigliette (con limone) di birra… tirar tardi… “stuzzichini”. Voci/vociare sempre più alto: tutti parlano, nessuno ascolta.
In ogni viuzza, piazza, piazzetta, ogni bar/trattoria/ristorante sotto casa, non solo ha allargato “gratuitamente” i suoi dehors, debordando nelle aree (gialle e blu!) destinate ai parcheggi ma anche nei passaggi delle auto nelle zone pedonali, dove comunque le auto dei residenti (e di servizio) possono/devono transitare. Non potresti dare un rapido sguardo, ad esempio, a via Volta e/o a quel corso Garibaldi che si snoda da Largo La Foppa a quella bella chiesa/doppia per amore di Santa Maria Incoronata la cui piazzetta è diventata nottetempo un campo da calcio?
Pergolati trasparenti, funghi riscaldanti e copertine Ikea (a prova di virus per gli avventori), si sono moltiplicati: e adesso luci a gogo, ben prima di quel Sant’Ambrogio che accende ufficialmente luminarie – di non sempre gran classe – in tutta la città.
Qualche “lume di ragione” in più non potresti mandarlo sulla terra?
Natale 2021
