Un Parco a Porto di Mare

UCTAT Newsletter n.38 – ottobre 2021

di Elena Mussinelli

Già in passato con la newsletter si è cercato di illustrare le peculiarità che connotano il sud-est milanese, in particolare nelle sue frange periurbane, per la presenza di valenze ambientali, ecosistemiche e paesaggistiche del tutto eccezionali rispetto ad altre aree periferiche della città.

Preme ora focalizzare l’attenzione sul ruolo e la vocazione del Porto di Mare, un’area “verde” di grandi dimensioni, circa 65 ha, le cui vicende storiche e recenti sono già richiamate da altri contributi in questa newsletter.

L’area, interamente all’interno del perimetro del parco Agricolo Sud Milano, è stata assegnata a Italia Nostra che, dal 2017, insieme al Centro Forestazione Urbana e con il coinvolgimento attivo della cittadinanza, ha avviato ricorrenti interventi di pulizia, cura e presidio, ai quali si accompagnano azioni di informazione, divulgazione e promozione della fruizione. Questo impegno riguarda in particolare le vaste aree non edificate del parco Cassinis a nord (circa 11 ettari), della “prateria” (circa 3 ettari) e del cosiddetto “pratone” (circa 19 ettari di aree in parte alberate e prevalentemente umide, in quanto soggette a frequenti allagamenti per la risalita della falda).

Più incerta invece la situazione di altri due rilevanti ambiti di questo potenziale grande parco urbano.

Il primo, localizzato a sud, nelle aree per molti anni destinate a discarica controllata, sempre per l’impegno di Italia Nostra, è stato reso fruibile ed è di fatto fruito, grazie alla definizione di un percorso sterrato per mountain bike, lungo poco meno di 4 chilometri. Ancora nell’ottobre del 2011 questo ambito era stato oggetto di una indagine ambientale finalizzata a verificarne i livelli di inquinamento, con obiettivi di messa in sicurezza e di valutazione per destinazioni urbanistiche compatibili. Non sono a conoscenza degli esiti di tale indagine, né sono riuscita a trovare informazioni in merito alle condizioni di salubrità del sito, né so se siano stati ritenuti necessari, programmati e quindi effettuati interventi di bonifica, oltre la volenterosa e meritoria azione di pulizia operata da Italia Nostra. Anche sul sito del progetto non è reperibile alcuna informazione in proposito.

Il secondo ambito è quello a nord, interessato dalla presenza di edificazioni diffuse e disordinate, attestate principalmente in fregio alle vie Fabio Massimo e San Dionigi. È questo un comparto molto complesso, caratterizzato da dotazioni infrastrutturali precarie e da un eterogeneo sistema insediativo: un tessuto misto fatto di alcune attrezzature sportive (tre impianti sportivi con campi da calcio, calcetto e tennis), carrozzerie, magazzini di prodotti edili, ciclofficine e rivenditori di ricambi per auto e moto, e altre piccole attività artigianali e produttive, edifici fatiscenti, ruderi abbandonati, depositi e discariche a cielo aperto. Frutto di dinamiche insediative incontrollate, poco qualificate quando non del tutto abusive, che hanno di fatto portato all’accerchiamento delle preesistenze di carattere rurale (le cascine storiche Casottello, Casotto, Naziano, Corte San Giacomo e, appena oltre via San Dionigi, Nosedo e Grande) ed eroso progressivamente il territorio agricolo.

Per questo comparto l’amministrazione ha avviato un’azione di recupero che prevede interventi puntuali di rigenerazione, principalmente operanti attraverso bandi di concessione d’uso di immobili pubblici (quali quelli per la Cascina Casottello e l’ex discoteca Karma, analizzati in questa newsletter da Paolo Debiaggi).

Sfuggono a chi scrive la rilevanza ambientale di questi interventi e le ragioni che abbiano portato l’amministrazione alla formulazione di un programma basato unicamente sull’impegno volontaristico di associazioni e cittadini, e non invece a considerare l’importanza e la necessità di un progetto strategico di rinaturazione di questo comparto; anche con un consistente investimento che utilizzi parte delle risorse derivanti dai tanti e consistenti processi di valorizzazione immobiliare in atto nella città (basti pensare alle ingenti volumetrie previste dalla trasformazione degli scali ferroviari).

Con l’ambizioso obiettivo di liberare l’area da funzioni e usi impropri, depermeabilizzando e rinverdendo, anche potenziando la dotazione di attrezzature “leggere” per lo sport, ampliando quindi significativamente l’estensione del parco (circa un terzo in più), sino al fronte edificato del quartiere Omero al Corvetto. A tutto vantaggio anche delle possibilità di valorizzazione fruitiva e di ricomposizione ecosistemica e paesaggistica del sistema ambientale che da qui si estende verso sud sino a Chiaravalle e, a ovest, verso Vaiano Valle e il Parco della Vettabbia, con il ben risolto intervento del depuratore di Nosedo.

Non si coglie forse ancora l’eccezionalità di questo particolarissimo periurbano, una realtà unica nel contesto milanese, per la sua elevatissima accessibilità (a soli 4 chilometri dal Duomo, con 7 fermate della metropolitana in meno di 15 minuti, e vicinissimo alla stazione di Rogoredo), per la rilevanza dei valori ambientali e la consistenza dei servizi ecosistemici generati e potenzialmente generabili attraverso un processo, anche graduale ma programmato, di rinaturazione.

Non da ultimo, per le valenze – già largamente illustrate da Schiaffonati nella newsletter n.29 (https://urbancuratortat.org/per-un-ecomuseo-del-parco-sud-di-milano)- di un possibile ecomuseo del Parco agricolo Sud Milano, dentro una diversa relazione tra città e campagna, tra costruito e spazio aperto, che trova una straordinaria sintesi esemplificativa nel fatto che dal Corvetto si possa ancora vedere il campanile dell’abbazia di Chiaravalle

Preservare così in modo attivo, come anche l’iniziativa Open Agri lasciava sperare, una condizione unica di leggibilità di un paesaggio che sino a oggi è riuscito a resistere nel tempo, diversamente da altri contesti periferici milanesi, alle pressioni estorsive di un indifferenziato sprawl urbano.

Video: Porto di Mare: la storia di oggi (Centro Forestazione Urbana Italia Nostra Milano Nord)
Parco della Vettabbia.
Torna all’Indice della Newsletter