UCTAT Newsletter n.35 – giugno 2021
di Elena Mussinelli
L’intervento recentemente realizzato in Piazza Piola è così descritto sul sito del Comune:
≪… promosso da Spazio Teatro NO’HMA Teresa Pomodoro nell’ambito del progetto “Cura e adotta il verde pubblico”, ha visto il ridisegno della piazza con la posa di ventuno alberi di ciliegio, undici panche in granito rosa e un nuovo percorso pedonale a forma di goccia a richiamare la leggerezza dell’acqua che si allunga fino al teatro. Ad impreziosire ancora di più il giardino, un monumento composto da cinque gradoni cilindrici di diverse altezze ospita le opere dello scultore Kengiro Azuma: “Colloquio”, una scultura formata da due rospi in bronzo, e la “MU-765 Goccia”≫.
Aggiunge Livia Pomodoro: ≪Presto questo giardino verrà restituito alla città in una nuova veste e dimensione e sarà uno spazio libero proprio come lo spirito che da sempre anima l’attività del teatro No’hma, di cui mia sorella è stata ispiratrice straordinaria. Sono particolarmente lieta di fare questo dono alla città Milano, città che io e mia sorella tanto abbiamo amato e tanto ci ha dato≫.
Un dono alla città di Milano, quindi, molto gradito da Sindaco e Assessore…, che a me suscita invece qualche domanda:
- C’era proprio bisogno di lastricare, cementificando e impermeabilizzando, una superficie così vasta? Ma nel Piano Aria Clima non si parlava invece tanto di de-pavimentazione? Contraddizioni frequenti, come nel caso del taglio degli alberi all’ex Parco Bassini…
- A cosa servono i percorsi lastricati che tagliano la piazza senza portare ad alcun attraversamento pedonale? Sarà compito e onere del Comune farli? Non fanno parte del dono?
- A cosa servono delle panche in granito rosa, pensate probabilmente per non far dormire i barboni, sulle quali è praticamente impossibile sedersi? Uno schienale non era consono alla filosofia zen del progetto? Ah, già, la multiculturalità: sono forse pensate per dei guru indiani?
- Dopo le rane di plastica colorata disseminate nel verde del vecchio Politecnico (fortunatamente poi rimosse), ora i rospi di Kengiro Azuma in piazza Piola… Mi sfugge qualche significato simbolico o trattasi di infestazione?
- Per quale ragione le recinzioni in stile “area cani” che separano appunto le due aree cani hanno i cancelletti che tagliano a metà il “prezioso percorso a goccia in granito rosa”? Che fine ha fatto il “teatro”?
- Perché i lampioni alla “famolo strano”? Servono a ribadire che a Milano l’arredo urbano ognuno lo può fare un po’ come gli pare?
Fatta una bella inaugurazione in pompa magna, i lavori sono stati mollati lì non finiti, con pezzi di nastro che pendono dagli alberi, qualche mucchio di macerie, pallets e rotoli di recinzione qua e là, già ad anticipare l’immagine tipica del degrado che caratterizza gli spazi pubblici non curati.
Rimane, abbandonata in mezzo al prato, qualche vecchia panchina verde; ma non so dire se facciano parte del concept zen del progetto: spero solo che rimangano… magari qualche anziano potrà ancora avere il ristoro di sedersi all’ombra.
