Quali programmi per Milano?

UCTAT Newsletter n.37 – settembre 2021

di Paolo Debiaggi

Il cittadino milanese andrà tra pochi giorni a votare per rinnovare l’amministrazione della città. Si dice che la democrazia cresca insieme alla consapevolezza dei cittadini. Purtroppo, la tendenza oggi percepita è che si assista ad una involuzione di questo principio anziché una sua evoluzione. Paradossalmente, nell’epoca di massima diffusione dei mezzi di comunicazione si produce una continua e dissonante disinformazione. La libera stampa, se mai esistita, sembra in via di estinzione. Ogni voce, si batte per conquistare o mantenere una posizione di opportunità. In questo magma, i politici ci sguazzano. Tutto si riduce a faziosità, contrapposizione, sloganismo. Ad ogni elezione, i programmi di governo si trasformano in una farsa.

La campagna elettorale a cui stiamo assistendo non fa eccezione. Il tratto comune alle diverse candidature in campo appare l’approssimazione, la pochezza e la superficialità delle espressioni programmatiche, quasi a denunciare un esito già scontato della tornata elettorale. L’evidente difficoltà patita dalla maggiore forza di opposizione all’amministrazione uscente, il cosiddetto centro-destra, a trovare un candidato ritenuto all’altezza di sfidare il sindaco uscente Sala, sembra ne abbia ridimensionato ogni velleità di prevalere sull’avversario.  Significative in questo senso le lamentele, trapelate sui media, del malcapitato e tardivo candidato, il pediatra Bernardo, rispetto al mancato sostegno dei partiti della coalizione alla sua campagna elettorale. Questa, si sta caratterizzando, più che per lucidità di analisi e programmi per il governo di Milano, come il solito siparietto dei leader politici nazionali giunti in città per ripetere i soliti mantra-bandiera che ne caratterizzano la battaglia politica e che ben poco trattano e specificano la realtà locale.

Le altre compagini sfidanti, ben dodici candidati sindaci, appaiono animate, piuttosto che da qualche minima e realistica visione per la città, dal voler essere in campo per sedersi alla tavola delle trattative, in caso di ballottaggio, facendo pesare la propria esistenza, indipendentemente dal risultato elettorale, negoziando per sé un ruolo nella formazione del prossimo governo della città.

I temi ricorrono e vengono enunciati nei rispettivi programmi, alcuni trattati con enfasi da una parte e minimizzati dall’altra, nell’ottica di far breccia nella sensibilità del proprio elettorato. Nel programma di Bernardo dunque la sicurezza al primo posto, in tutte le sue declinazioni, nel programma di Sala, ok sì sicurezza, ma il tema è reale o solo percepito..? Il tema del degrado urbano e dell’abusivismo, enfatizzato da Bernardo e sorvolato da Sala. Idem la questione fiscalità locale. E così via in una declinazione di tematiche ed enunciazioni che paiono più di opportunità che di sostanza.

Sembra far eccezione, quantomeno su alcuni temi, il candidato sostenuto da ciò che resta dei partiti  socialista e liberale Giorgio Goggi che, seppur apparendo come riemerso dal passato, esprime una visione critica e propositiva calata nella realtà fisica urbana, sulla necessità di governance della città metropolitana e sulle necessità di un vero decentramento amministrativo, sulla necessità di vere politiche di sostegno per la casa che superino la sola logica social-housing privata. E sulla necessità di tornare a pianificare, programmare, realizzare e governare lo sviluppo e la trasformazione della città anche in termini di nuove infrastrutture, opere e servizi pubblici, pratica per lo più abbandonata da tempo, come denunciato più volte in questa newsletter, dall’attuale amministrazione a favore di una delega totale all’iniziativa privata.

L’amministrazione uscente, anche nel suo programma elettorale, prosegue indisturbata nel racconto fantastico di una città che non c’è, omettendo di leggerne responsabilmente debolezze e carenze in modo da poter definire e illustrare azioni e interventi necessari per affrontarle. Chiedere consenso per un secondo mandato autocelebrandosi e limitandosi ad affermare di essere l’unica possibile degna guida per la città, risulta piuttosto irresponsabile e conferma ulteriormente la presunzione della cosiddetta parte progressista di potersi attestare d’ufficio una supremazia, morale e gestionale, esulando da analisi critica e contenuti programmatici. Facendosi forte di una posizione dominante tra i commentatori mainstream che le consente di sentirsi sicura che nessuno possa contrastarne la narrazione ideologica e autoriferita.

Il tratto dominante del programma del sindaco uscente Sala punta sul continuare il percorso di internazionalizzazione di Milano proseguendo il trend iniziato con il grande successo dell’Expo.. di cui ovviamente si attesta il merito. Ma quale sarebbe questo merito? Essere riuscito in qualità di commissario straordinario, ovvero con poteri in deroga alle normali regole che assillano e strangolano quotidianamente ogni iniziativa imprenditoriale e professionale nel nostro paese, a realizzare, con soldi pubblici, un luogo dove inaugurare, seppur sul filo del rasoio, l’evento espositivo? Un cittadino che normalmente sviluppa le sue attività lavorative nella melma burocratica ordinaria, senza alcuna possibile deroga e potendo contare solo sulle proprie risorse, rimane sconcertato da questa attestazione di merito straordinario. Dovrebbe essere considerato il naturale esito di una adeguata e corretta programmazione e pianificazione di attività e risorse quale ordinaria attività di una professionalità manageriale. Piuttosto, nel caso specifico di Expo, varrebbe la pena spendere una riflessione critica, omessa sistematicamente da ogni lettura prevalente, circa il fatto che siamo tuttora in attesa, a distanza di 6 anni dalla sua chiusura, del dopo Expo. Ancor più considerando che proprio il “dopo expo” costituiva uno dei principali obiettivi dell’ideazione e dell’implementazione del progetto Expo Milano 2015. Una obbiettiva e trasparente valutazione del caso, forse consiglierebbe a chi ne è stato protagonista un’autocelebrazione meno entusiasta dei propri meriti. Basterebbe fare una visita oggi ai luoghi dove è stato celebrato l’evento espositivo per rendersi conto se ciò che è diventato e sta diventando sia compatibile con i principi che dominano il proprio manifesto elettorale, quali sostenibilità ambientale, riduzione del consumo di suolo, mobilità sostenibile,.. Il grande cantiere di Mind che ha eliminato e ricostruito il sito expo, evidentemente non adeguato a nessuna reale riconversione, sta tuttora faticosamente partorendo, con ingenti ulteriori investimenti pubblici, una scommessa sul cui esito in termini di benefici collettivi, potremo solo ragionare tra decenni. Sicuramente, in termini funzionali, percettivi, paesaggistici,.. la trasformazione dell’intera zona è sotto gli occhi di tutti. La piccola Dubai costruita in pochi anni giusto in fronte al sito Expo, che sarà presto arricchita dall’immancabile seppur anacronistico mega centro commerciale, rappresenta la logica con cui si sta caratterizzando il modello milanese di governo del territorio.

Questo modello, considerato così di successo, verrà replicato nello sviluppo delle aree a supporto delle Olimpiadi invernali del 2026, in particolare nell’ex scalo di Porta Romana, la cui dinamica di pianificazione e attribuzione allo sviluppo privato, replica in effetti perfettamente l’esperienza Expo. Anche in questo caso l’enfasi del suo sviluppo viene posto attorno all’idea di villaggio per gli atleti, così come allora lo sviluppo immobiliare dell’area di Cascina Merlata venne presentato come il villaggio dei giornalisti al servizio dell’evento espositivo per poi, attorno al primo insediamento, veder crescere negli anni seguenti, alla conclusione dell’Esposizione, un tripudio di numerose quanto anonime torri residenziali che rappresentano ora il paesaggio di quel nuovo imponente quadrante urbano, in barba ad ogni falsa enunciazione di contenimento del consumo di suolo.

Bisognerebbe avere il coraggio di dichiarare che l’evento espositivo è stato prima di tutto la grande occasione di un enorme sviluppo immobiliare, di cui, questo sicuramente, i protagonisti di quella stagione possono attestarsi i meriti. Stagione che sta proseguendo senza tregua all’insegna del rinnovamento “sostenibile” della città, con interventi decantati come esemplari e invidiati in tutto il mondo per il loro sapiente e equilibrato approccio green, da City Life a Porta Nuova, ai programmi di riconversione degli scali ferroviari, un proliferare di edifici a torre sta sapientemente distribuendo enormi quantità di nuovo cemento in verticale, nella promessa di contenere il consumo di suolo e creare ampie nuove aree di verde cittadino, andando a caratterizzare il paesaggio milanese in ottica internazionalista, omologandone l’aspetto a molte altre metropoli, in modo da superarne definitivamente quei caratteri urbani e architettonici determinati nel dopoguerra dalla straordinaria stagione di una cultura progettuale colta, i cui esiti discreti e diffusi nella città, si sono fatti apprezzare, realmente, per la loro capacità di interpretare la modernità mediata dalle specificità locali.

Le politiche inaugurate con questa amministrazione hanno prodotto un’apertura di Milano al mondo, una sua internazionalizzazione, un suo riconoscimento internazionale di avanguardia nella elaborazione e implementazione di politiche urbane.. davvero? Se Milano è attrattiva lo deve alla operosità della sua gente, alla sua industriosità, alla sua struttura imprenditoriale, alla sua università, alla sua tradizionale leadership nel settore moda e design, al fatto di essere parte di un paese turisticamente attrattivo come l’Italia. Quale il merito specifico dell’amministrazione uscente? Sicuramente il merito nell’aver dato un forte impulso e sostegno allo sviluppo immobiliare e all’attrattività esercitata da questo verso la finanza immobiliare nazionale e internazionale. In effetti, questo merito va riconosciuto e andrebbe meglio dibattuto, specificato e analizzato, in quanto principio ispiratore di ogni politica urbana recente e, quindi, coerentemente riconfermato quale faro programmatico in caso di continuità dell’attuale amministrazione.

Infine, in tema di rigenerazione urbana e lotta al “climate change”.. mi è sembrato bizzarro che nello stesso giorno in cui il Sindaco si accodava al fenomeno Greta facendo passerella all’evento ospitato in città “Youth4Climate”, il quotidiano La Repubblica riportasse la notizia che lo studio “Life Metro Adapt” ha registrato l’esistenza di un isola di calore nella zona di Garibaldi-Repubblica con temperature anche di 4°C superiori a fuori città.. Ma come? La grande “rigenerazione urbana” a colpi di torri “sostenibili”, “boschi verticali” e “biblioteche degli alberi” senza alberi, non ha prodotto alcun effetto benefico sul clima urbano?

Ma non vi è da stupirsi in tutto ciò.. le città sono state sempre amministrate da logiche di valorizzazione della rendita fondiaria che spesso hanno determinato intrecci fruttiferi tra amministrazione locale e operatori privati. Ciò che proprio non si riesce a sopportare è quando la distanza tra narrazione politica e realtà fattuale raggiunge livelli talmente elevati da rischiare di apparire solo come vuota propaganda.

“Milano non è una bella città. Perché non è curata, è caotica, non ha armonia. E pensare che era bellissima, una delle più belle città d’Italia. [«Quando è diventata “brutta”?»] Dagli anni ’30 del 900. La bruttezza è frutto di un misto di grettezza e avidità. È l’avidità che ha fatto coprire i Navigli, demolire le mura spagnole, sfasciare le periferie. Milano è stata ed è terra di scorrerie per gli avidi, che messi insieme non producono niente di bello.”

Philippe Daverio [Dall’intervista di Mauro Cereda, Job; riportata in Milano una volta sì che era bella, Cislmilano.it, 25 giugno 2012]

Mimmo Rotella, Amarcord.

Fonti e approfondimenti:

https://www.ilgiorno.it/milano/politica/sala-parcheggi-grattacieli-1.6837438

http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2021/09/27/elezioni-comunali-milano_246f75f8-ec7a-4c76-be71-64693d44f68a.html

https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/09/28/news/milano_isola_calore_piazza_repubblica-319735587/

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