UCTAT Newsletter n.37 – settembre 2021
di Giovanni Castaldo
Alle amministrative del 3 e 4 ottobre 2021 si vota anche per la scelta dei nove Presidenti di Municipio e dei componenti dei Consigli municipali. Con una novità rispetto alle elezioni del 2016: come per il Comune centrale e in analogia con quanto avviene nei Comuni con più di 15.000 abitanti, è previsto ora il ballottaggio se nessun candidato Presidente otterrà almeno il 50% dei voti. Cinque anni fa la soglia per vincere al primo turno era fissata al 40% e in nessuno dei nove Municipi si tenne il ballottaggio. In quell’occasione vinse il centrodestra in cinque Municipi e il centrosinistra in quattro, segnando quindi una differenza di colore politico tra comune centrale e la maggior parte degli enti municipali.
Questo piccolo cambiamento normativo offre lo spunto per riflettere nuovamente su questo ente decentrato, sul suo ruolo e in particolare sul rapporto tra questo e il Comune centrale nel governo della città.
Bisogna partire col ricordare le finalità con le quali sono stati istituiti i “municipi” a superamento delle “zone”. Nel 2014 la Riforma del governo locale per l’istituzione dell’ente “città metropolitana”, la legge Delrio, riconosceva l’importanza di riorganizzare i comuni centrali delle aree metropolitane suddividendoli in realtà amministrative più piccole (municipalità), per perseguire un equilibrio politico-amministrativo tra capoluogo e comuni limitrofi e al contempo per rafforzare il principio di sussidiarietà (prossimità tra enti e cittadinanza). Quest’ultimo, un obiettivo che muove dalle origini del dibattito sul decentramento urbano con l’esperienza prima dei comitati di quartiere degli anni Sessanta e poi dell’istituzionalizzazione di organismi decentrati con la legge Gui negli anni Settanta.
Un ruolo quindi molto importante quello dei Municipi, sia per favorire il governo metropolitano verso una visione di area vasta e policentrica, sia per avvicinare le istituzioni alla cittadinanza a partire dalla definizione di una dimensione adeguata delle municipalità – concepite come città di medie dimensioni – in grado di tutelare e valorizzare le istanze partecipative e identitarie. La riforma del 2014 poneva quindi un doppio livello di cambiamento: il primo verso l’alto e il secondo verso il basso nella gerarchia istituzionale e amministrativa.
Tutto ciò però non è avvenuto a Milano. L’attribuzione di limitate risorse umane, strumentali ed economiche e il mantenimento di una logica “centralista” nell’amministrazione cittadina – forse anche per il differente colore politico tra amministrazione centrale e quelle decentrate – hanno di fatto fermato tale evoluzione amministrativa, auspicata non solo dalla legge ma anche da tanti studiosi delle questioni legate alla “democrazia deliberativa” e alla partecipazione civica (sul tema si rimanda all’articolo di Fabrizio Schiaffonati “Un promemoria per le elezioni comunali” sulla NL UCTAT n. 34 di maggio 2021). In assenza di un’effettiva riforma del loro funzionamento, i Municipi hanno mantenuto una funzione principalmente gestionale nell’erogazione di alcuni servizi al cittadino e soltanto consultiva con l’espressione di pareri – tra l’altro non sempre vincolanti – in merito a progetti e iniziative. Un ente in questo senso depotenziato, che certamente non favorisce un reale riconoscimento da parte della cittadinanza e a cascata inibisce la stessa partecipazione civica.
Ma non volendo guardare solo a quanto è stato, l’elemento che oggi appare più critico è la totale assenza nel dibattito elettorale di questa problematica. Nessuno dei candidati Sindaco ha affrontato il tema del futuro rapporto tra Comune e Municipi. Solo marginalmente è stato trattato il tema del rapporto con l’ente Città Metropolitana. Ma come abbiamo visto il legame Municipi-Comune-Città Metropolitana è nei fatti inscindibile e dovrebbe essere affrontato dal futuro Sindaco in modo integrato e complessivo.
Una questione, quella di un diverso ruolo del decentramento amministrativo, che appare particolarmente emergente se consideriamo anche l’attuazione del PNRR: la disponibilità di ingenti risorse da spendersi entro il 2026 con la possibilità di far precipitare sul territorio tante opere dovrebbe comportare un approfondimento – anche alla scala del governo urbano – dei modelli per la programmazione e attuazione degli interventi. Nella Governance del PNRR è previsto che i Comuni vengono investiti di notevoli responsabilità nella spesa delle risorse. In tale prospettiva, quale ruolo potranno avere i Municipi? non potrebbero essere gli attori-chiave per favorire una condivisione delle scelte con la popolazione evitando un approccio esclusivamente top-down? Questioni aperte che avrebbero meritato di essere affrontate in questa fase di programmazione del futuro di Milano.
