Eccezionalità dell’Est milanese

UCTAT Newsletter n.34 – maggio 2021

di Elena Mussinelli

È impossibile non rilevare l’eccezionalità del quadrante milanese sud-est che, con le sue propaggini periurbane, risulta tra i più riconoscibili nella città per ragioni storiche e connotazioni morfologico-insediative.

La sua grande rilevanza all’interno di una dimensione intercomunale emerge con chiarezza leggendo il contesto sotto diversi profili.

Guardando al valore dei sistemi ambientali che lo caratterizzano, si evidenzia una ancora limitata presenza di fenomeni di sprawl, che ha consentito il permanere di ampie porzioni agricole e di vasti spazi aper­ti, quasi assenza di quelle dinamiche conurbative ver­so i Comuni dell’hinterland che si sono verificate in altri quadranti della città. La vasta area che si estende appena al di là della Tangenziale est esprime un elevato potenziale di connessione ecologica, per la presenza di grandi parchi: la Valle del Lambro (900mila mq), il Forlanini (600mila mq), Monluè (100mila mq), a preannunciare i paesaggi dell’est milanese, con il verde e l’acqua dell’Idroscalo (750mila mq, oltre al bacino). Verso sud, il Parco Agricolo ha contenuto lo sviluppo insediativo e il consumo di suolo, salvaguardando alcune caratteristiche peculiari del quadrante, integrando valenze ecosistemiche culturali e paesaggistiche: da Porto di Mare a Vaiano Valle, verso gli ambiti paesaggistici compresi tra il Ticinello e la Vettabbia con il Parco della Vettabbia e il Cammino dei Monaci che connette il sistema delle cascine e le abbazie di Chiaravalle, Mirasole e Viboldone. Un sistema attestato ai margini del quadrante urbano certamente potenziabile in termini di qualità ecosistemica, oggi sostanzialmente privo di connessioni ambientali e fruitive con la città, e nei fatti difficilmente accessibile.

Nel settore urbano più interno sono invece pressoché assenti componenti ambientali di rilievo per dimensione e qualità, fatta salva la vasta area incolta e abbandonata dove dovrà essere realizzato il previsto parco urbano in attuazione con l’intervento di Santa Giulia Nord. Il verde pubblico qui presente, quantificabile in circa 470.000 mq, con un totale di circa 3.500 alberi pubblici (circa 1/135mq), è estremamente frammentato e costituito da molte aree di piccole dimensioni, a valenza locale, circa 180, delle quali solo 18 (il 10%) superano i 5.000 mq di superficie. Tra queste Parco Galli (37.000 mq), i giardini di via Maderna (10.000 mq.), l’ampia fascia di verde sportivo attrezzato con la scuola di calcio ACD Macallesi (60.000 mq) e il Parco Trapezio di Santa Giulia Sud (45.000 mq). Una dotazione certamente inadeguata se si considera ad esempio che i giardini storici di Porta Venezia si estendono per circa 170.000 mq e il Parco Sempione per oltre 600.000.

Rilevantissimo il patrimonio residen­ziale, con la presenza di numerosi quartieri di iniziativa pubblica caratterizzati da differenti livelli di qualità per impianto progettuale e stato di conservazione. Apparentemente connotato dai ca­ratteri negativi di una periferia urbana, in realtà questo territorio conserva una precisa identità e ospita presenze di indubbia rilevanza. Basti richiamare il Quartiere Forlanini, con il notevole equilibrio tra edificato e spazi aperti, e una consistente dotazione di verde diffuso, privato pertinenziale e di vicinato ampiamente distribuita all’interno del quartiere e lungo il sistema residenziale attestato lungo le vie Ungheria e Bonfadini, per oltre 600.000 mq di aree verdi e più di 5.000 alberi (1/120 mq). Un contesto caratterizzati da un assetto insediativo qualificato dalla presenza di viali, aree piantumate e/o attrezzate, con alberature sparse organicamente distribuite in coerenza con l’articolazione del costruito. Ma anche l’ampio Il comparto attestato attorno a piazzale Gabrio Rosa, con i quartieri Regina Elena (Mazzini), Barzoni-Montemartini e Omero, che raccoglie un patrimonio testimoniale unico di un secolo di storia della casa popolare: un potenziale “museo all’aperto dell’urbanistica e dell’architettura del Novecento, del quartiere razionalista e funzionalista, per le tipologie e le tecnologie dell’edilizia moderna. Nonché per la concezione sociale della città e dell’abitazione, prima dell’ideologia fascista, poi delle politiche dello stato democratico”, come ha ben descritto Schiaffonati nei suoi “Paesaggi milanesi” (2019). Nel quadrante è presente, inoltre, una delle realizzazioni più significative dell’imprenditoria milanese del dopoguerra, il quartiere dei Grigioni lungo viale Lucania, anch’esso caratterizzato dalla presenza del verde distribuito in modo organico e coerente con la disposizione dei volumi edilizi. Da segnalare, ancora, lungo l’asta della Via Emilia verso San Donato, la company town ENI di Metanopoli, esempio di una urbanistica organica caratterizzata da molte architetture esemplari, come descritto da Paolo Aina nella Newsletter di UCTAT del gennaio 2020, con i palazzi per uffici di Nizzoli, Ratti e Bacigalupo, Albini-Helg e Gabetti-Isola, le residenze dei fratelli Monti e le case popolari di Aina e Raboni, le chiese di S. Enrico di Gardella e di S. Barbara del Baciocchi.

Anche sul versante dei sistemi residenziali non mancano però le criticità, con numerosi quartieri che versano in condizioni di grave degrado: il Molise-Calvairate-Ponti (2.500 alloggi per circa 5.000 abitanti), che pure avrebbe dovuto beneficiare delle consistenti risorse erogate nell’ambito dell’iniziativa Contratti di Quartiere II (avviata nel 2006 e non ancora ultimata); il complesso delle case popolari Aler di Case Bianche, con la contigua scuola abbandonata di via Zama, per il quale solo recentemente sono stati avviati lavori di manutenzione straordinaria. Per non parlare della paradossale situazione di abbandono a Ponte Lambro, dopo tanti annunci e investimenti in opere probabilmente inutili, tuttora incompiute e in rovina.

Nel composito sistema insediativo che compone il settore urbano sud-est permangono inoltre numerosissimi altri intorni degradati: la mappa predisposta nel settembre 2018, durante la redazione del PG (documento Milano 2030 Idee per la città che cambia), ne individuava più di settanta, tra pubblici e privati. Tra i molti, in occasione del Convegno “Rogoredo/Santa Giulia/Taliedo: Le tre sfide” realizzato con il Municipio 4 nel novembre 2019, UCTAT aveva messo a fuoco la situazione dell’ambito tra le vie Zama, Norico, Salomone e Bonfadini, con diverse aree inedificate, proprietà demaniali, il vivaio dei Fratelli Ingegnoli, un esteso deposito auto e il centro raccolta rifiuti dell’Amsa, e quella delle aree tra via Salomone e via Zama e, più a sud, tra le vie Medici del Vascello e Pestagalli, con la presenza di insediamenti precari e abusivi e dei grandi edifici dell’EMPAN (parte del portfolio Project Dream, un pacchetto di 68 edifici di proprietà dell’ente, recentemente acquisito da Apollo Global Management, fondo londinese di investimenti private equity), oggi in stato di totale abbandono. Un contesto carente persino di urbanizzazioni primarie, quali illuminazione pubblica e asfalto stradale. Ma anche il vasto ambito di Taliedo-Mecenate, tra via Salomone e la Tangenziale Est, con le vie Quintiliano e Mecenate, nel quale sono in corso dinamiche anche interessanti di rifunzionalizzazione.

Eccezionali sono anche le dotazioni infrastrutturali, esistenti e in previsione del quadrante, con un elevato grado di accessibili­tà determinato sia dalla prossimità al centro consolidato, sia da un insieme composito di aste viabilistiche e del trasporto pubblico. Corso Lodi, con il suo prolungamento verso l’autostrada e la via Emilia, rappresenta la principale direttrice di accesso e organizzazione spaziale del costruito, sulla quale si intersecano altri rilevanti assi ur­bani radiocentrici e tangenziali, definendo nodi viabilistici e di trasporto pubblico di livello urbano e metropolitano. Tra questi: piazzale Lodi, con l’intersezione tra la linea metropolitana MM3, la cerchia ferroviaria e i viali delle Regioni, nodo trasportistico ancora irrisolto, nonostante il progetto RFI per l’adeguamento della stazione e le previsioni del masterplan recentemente presentato da COIMA; piazzale Corvetto, con il caval­cavia di raccordo autostradale e viale Lucania, e l’annosa sempre rinviata tematica dell’abbattimento del sovrappasso, per restituire la piazza e l’intorno a più decorose condizioni fruitive; sino al nodo di Rogoredo, importante interscambio tra trasporto urbano, regionale e nazionale su ferro, nonché vera e propria porta della città, oggetto di due proposte UCTAT, una per l’hub trasportistico (2018) e l’altra per la piazza antistante la stazione (2020). Da considerare infine i rilevanti gli interventi di adeguamento e potenziamento previsti relativamente al prolungamento della strada Paullese, alla realizzazione della nuova metrotramvia Rogoredo-Forlanini (connessione con linea M4 a servizio dell’aeroporto di Linate) e della nuova fermata Zama della Circle Line all’altezza dell’Ortomercato (con il progetto Sogemi che ne prevede l’ammodernamento).

Tra criticità e opportunità, non è inutile segnalare infine come il quadrante urbano sia interessato da numerose nuove progettualità – di recen­te attuazione, in corso e in programmazione -, connesse sia alla notevole consi­stenza del patrimonio di aree dismesse e/o sottoutilizzate ancora presenti, sia a un contesto insediativo non completamente densificato, appetibile quindi per nuovi sviluppi immobiliari. Oltre ai programmi di ristrutturazione urbana già da tempo attuati (PRU ex TIBB e PRU ex OM), molte delle realizzazioni più recenti concernono le aree più centrali e quelle a ridosso dello scalo Romana, con il nuovo polo museale di Fondazione Prada, il Progetto Symbiosis, i nuovi insediamenti terziari, commerciali e in parte residenziali (TAG Talent Garden, via Calabiana, via Balduccio da Pisa), gli interventi dell’Università Bocco­ni per il nuovo Campus (Ex Centrale del Latte), il polo di viale Bligny e le nuove residenze univer­sitarie (viale Tibaldi, viale Bligny), mentre sono in programma gli interventi di recupero dell’ex Consorzio Agrario e del manufatto di via Ripamonti 89, il progetto di Carlo Ratti vincitore del Concorso C40 per via Serio, lo Smart City Lab di via Ripamonti, la trasformazione dell’at­tuale sede della Boehringer e il nuovo headquar­ter di A2A in Piazzale Trento. La trasformazione più rilevante, come è noto, riguarda certamente la riconversione dello Scalo Romana, con il masterplan recentemente selezionato da COIMA che prevede elevate concentrazioni volumetriche destinate a residenza, servizi e terziario, oltre al Villaggio Olimpico di Milano-Cortina 2026.

Un secondo importante cluster di trasfor­mazione è quello che gravita attorno al nodo di Rogoredo, dove sono ormai completati il PII di Merezzate (800 alloggi) e il primo dei due edifici terziari dello Spark Business District, con la piazza che completa il comparto sud di Santa Giulia, mentre è stata recentemente firmata l’integrazione all’accordo di programma Montecity-Rogoredo tra Comune, Regione, Milano Santa Giulia Spa ed Esselunga, per l’attuazione del comparto nord. Un’area di 1,2 milioni di mq di superficie territoriale con una capacità edificatoria di circa 400mila mq. che dovrà ospitare il PalaItalia per le Olimpiadi invernali del 2026, edilizia residenziale a canone sociale, convenzionata e libera, edifici scolastici, attività commerciali, uffici e negozi di vicinato, la nuova sede del Conservatorio, un museo dedicato ai bambini e circa 360mq di parco attrezzato. Mentre è ancora indefinito l’assetto delle aree relative all’ex ATU Toffetti e all’ex scalo Rogoredo (21.000 mq per 16mila mq di diritti edificatori, messi in gara per la vendita da FS Sistemi Urbani nel luglio 2020). Non da ultimi, importanti sviluppi interessano anche l’ambito di San Donato, con gli interven­ti per il VI Palazzo ENI, il PII DGO De Gasperi Ovest e il previsto complesso SportCityLife al quartie­re San Francesco.

Una terza polarità di interventi concerne il già citato previsto riassetto dell’Ortomercato e, in adiacenza, la trasformazione dell’area dell’ex Macello, oggetto del concorso C40; nonché l’attesa sistemazione delle aree pubbliche di Porta Vittoria, lavori che, almeno per i primi 40mila mq, avrebbero dovuto concludersi entro questa primavera.

Da questa ricostruzione, probabilmente nemmeno esaustiva, appaiono con grande evidenza la rilevanza e la complessità di questo vastissimo e articolato insieme di interventi, che complessivamente mette in gioco quantità inedite in termini di estensione delle aree interessate, consistenza delle volumetrie edificabili e numerosità di abitanti/addetti insediabili, calibro delle nuove infrastrutture ed entità degli investimenti economico-finanziari. Iniziative di trasformazione spesso accompagnate da enfatiche dichiarazio­ni di elevata sostenibilità ambientale, che finiscono per ridursi ad azioni di sostituzione o riempimento, nella più totale as­senza di un organico disegno complessivo per quanto concerne sia il riassetto del sistema delle grandi funzioni urbane e dei servizi, sia una valutazione strategica dei potenziali impatti ambientali generati da tali realizzazioni.

Per questo vasto quadrante periurbano, nella fase di sperimentazione delle Società di Trasformazione Urbana (STU) introdotte in Italia nel 1997 sul modello francese delle société mixte e oggetto degli studi di fattibilità promossi e finanziati dal Ministero delle Infrastrutture, già nel 2001 Fabrizio Schiaffonati e io avevamo collaborato con il PIM-Centro Studi Piano Intercomunale Milanese per un progetto di STU estesa all’ambito intercomunale di Milano est, Peschiera Borromeo e San Donato Milanese, nella prospettiva di metterne a sistema le dotazioni infrastrutturali e ambientali e di riqualificare i consistenti di patrimoni pubblici e privati già presenti (residenza, servizi e grandi funzioni urbane). Una prospettiva esauritasi rapidamente, per la sostanziale assenza di visioni e azioni a scala sovralocale e metropolitana che ha caratterizzato gli ultimi decenni dell’urbanistica milanese.

Continua a mancare un quadro analitico sistematico di valutazione e monitoraggio degli assetti e delle criticità ambientali del quadrante; gli interventi edilizi e le sistemazioni dello spazio pubblico e delle aree verdi seguono logiche estemporanee, caso per caso, con scelte delegate ai singoli operatori economici, senza alcun indirizzo guida dell’amministrazione circa gli interessi pubblici e collettivi in materia di qualità ecosistemica, connessione e accessibilità, attrezzamento, fruibilità e sicurezza. Le grandi trasformazioni si risolvono in se stesse, accostate le une alle altre anche in modo incongruo, con sviluppi immobiliari che poco o nulla hanno a che vedere con veri e strutturali processi di rigenerazione urbana. In assenza di serie valutazioni circa gli impatti ambientali da essi generati, anche in fase progettuale mediante il confronto di alternative che includano l’opzione “zero”, così come di opportune azioni compensative.

Si perde così l’occasione unica di valorizzare le porosità e gli spazi liberi e/o liberabili (oltre 600mila mq di aree) per potenziare le connessioni fruitive ed ecosistemiche in parte già presenti, ma del tutto inadeguate, anche con l’obiettivo di operare una significativa mitigazione ambientale delle infrastrutture. Ad esempio, con una sistematica azione di riconnessione tra la città “dentro” e quella “oltre” la barriera ferroviaria che, nel quadrante est, si estende senza interruzioni per oltre 2 km; e un analogo discorso andrebbe fatto per la Tangenziale Est. Fratture inattraversabili, connotate da bassi livelli di qualità ambientale e fruitiva, per lunghi tratti fortemente degradate e impattanti, che contribuiscono ad accentuare l’immagine e la realtà di una periferia irrisolta e abbandonata.

Per sviluppare quindi un ragionamento programmatorio di tipo strategico che finalmente ripensi le dotazioni di grandi funzioni e servizi in chiave sovralocale, non attestandosi entro confini amministrativi irrilevanti sotto il profilo dei potenziali ecosistemici, dei valori identitari e paesaggistici e delle reali modalità d’uso della città e del territorio.

Sud-Est milanese.
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