Ecomuseo a Cassano d’Adda. Progetto di museo territoriale-Parco della tecnologia idraulica

UCTAT Newsletter n.31 – febbraio 2021

di Alfredo Castiglioni

Il contributo di Fabrizio Schiaffonati sulla Newsletter n. 29 di Urban Curator TAT del dicembre 2020 dal titolo “Per un ecomuseo del Parco Sud di Milano” mi ha indotto a riportare all’attenzione un’esperienza di analisi e progettazione su tema analogo risalente dell’ormai lontano 1992, ma che mi è apparsa ancora di assoluta attualità alla luce del dibattito che è stato aperto dall’Associazione cui aderiamo.

Esiste un luogo, prossimo a Milano e comunque inserito nel suo contesto metropolitano, che appare assolutamente unico e singolare dal punto di vista ambientale, paesaggistico, geografico, urbanistico, meritevole di valorizzazione.

In questo luogo convergono numerosi percorsi d’acqua, che peraltro hanno origini, motivazioni, storie e caratteristiche – sia paesaggistiche che tecnologiche – del tutto diverse tra loro, ma che trovano un punto di incontro e di sintesi, dove il confluire delle acque non “diluisce” i contenuti specifici di ciascuno dei corsi d’acqua, ma li esalta ampliando il loro fascino in modo esponenziale.

Pur avendo avviato all’epoca lo studio già conscio dell’interesse del luogo – di cui avevo conoscenza avendo già operato per anni nel territorio dei comuni vicini – confesso ma che ben presto rimasi stupefatto dell’ampiezza degli elementi di interesse e dell’intensità e del livello del loro valore intrinseco.

In modo incredibilmente analogo al caso presentato da Fabrizio Schiaffonati (Ecomuseo del Parco Sud), anche questo luogo ha trovato – nel corso delle mie ricerche – un’inaspettata sintesi iconografica dell’oggetto dello studio intrapreso nell’affresco individuato nella chiesa di San Dionigi a Cassano. Esso rappresenta, in modo vivo e realistico, la funzione di attraversamento di un fiume in corrisponde del “porto”, cioè nel punto di passaggio obbligato, dove si riscuotevano i dazi e le gabelle e si effettuavano i controlli di polizia. Una breve ricerca mi consentì nel 1992 di individuare gli autori dell’affresco nei pittori Giovanni Battista e Giovanni Mauro Della Rovere, detti comunemente “Fiammenghini”, che realizzarono l’opera ai primi del 1700.

Ebbene a seguito di verifiche operate con Fabrizio Schiaffonati abbiamo appurato che quei pittori sono gli stessi che affrescarono nella stessa epoca l’immagine del territorio circostante sulla controfacciata dell’abazia di Chiaravalle. Il “porto” rappresentato nell’affresco da me individuato nel 1992 è quello corrispondente all’attraversamento del fiume Adda a Cassano. Nella scena è rappresentato il traghetto, costituito da due barconi abbinati ed uniti da una piattaforma in legno, contemporaneamente nel momento in cui è attraccato alla sponda cassanese e nel bel mezzo del guado quando l’imbarcazione viene trainata sulle acque da funi tese tra le due sponde (vedere immagine).

A confermare l’intima e profonda significatività della scena rappresentata nell’affresco basterà osservare che a Cassano, a pochi metri dal citato “guado” sull’Adda sorse – non certo casualmente – una manifattura che poi divenne il “Linificio canapificio nazionale” per la produzione – tra l’altro – delle corde per usi anche navali (anzi le più lunghe funi in Italia, che giungevano fino a 110 metri).

In questo “nodo“ magico del territorio si sono concentrati nel tempo quasi un centinaio di “elementi” (ambienti naturali, opere idrauliche, ponti, manifatture, ville di delizia, castello, recetto, cascine, chiese, ecc.),direttamente legati alla presenza dei tanti corsi d’acqua.

Ciascuno di questi elementi nello studio viene illustrato con testi sintetici ed ampio corredo iconografico (di archivio e attuale). Per i beni ambientali gli aspetti indagati sono “Origini e caratteristiche” e “Valenze museografiche”, mentre per i beni architettonici essi sono “ Vicende storiche” e “Valenze museografiche”.

Per dare al lettore che non conosca il territorio, quattro sono i principali corsi d’acqua che a Cassano si incontrano; li descriviamo brevemente.

Fiume Adda

A Cassano è già un fiume di pianura, molto diverso da quello illustrato in secoli successivi da molti pittori, come Leonardo. Le sue sponde in questo punto sono basse e gli argini modesti; infatti Cassano, all’estremo margine sud – orientale della Brianza, conserva di questa regione alcune caratteristiche, ma è già una cittadina della pianura padana. Il fiume è lungo complessivamente 313 chilometri (il quarto in Italia) ed ha un bacino di 8.000 chilometri quadrati. Nasce in Valtellina, alimentato dal ghiacciaio dell’Ortles ed a sua volta alimenta il lago di Como, quindi affluisce nel Po presso Castelnuovo bocca d’Adda. A Cassano l’attraversamento del fiume, per lungo tempo e fino alla metà del 1700, fu garantito dal “porto” mirabilmente illustrato dall’affresco della chiesa di S. Dionigi; successivamente furono i “ponti” a collegare le sponde opposte. I “porti”, dal latino “pontus” (entrata, ingresso, ma anche posto di dogana e di controllo), erano delle strutture utilizzate per guadare il fiume, quando le dimensioni e le caratteristiche di quest’ultimo impedivano di gettare un ponte in legno o muratura. Il “porto” di Cassano era situato di fronte all’attuale cascina Cantarana.

Canale della Muzza

Deriva dal fiume Adda nei pressi del Castello di Cassano e vi si re-immette a Castiglione d’Adda, dopo circa 40 chilometri di percorso. Sembra che costituisca il più antico canale di irrigazione realizzato in Europa. Il tratto a valle di Paullo fu costruito dai Lodigiani tra il 1220 ed il 130; invece la parte iniziale del canale fu sistemata, alla fine dello stesso secolo, dai milanesi. “Traversino”, chiamato anche “Paladella”, è una diga sommergibile di antica costruzione che indirizza l’acqua dell’Adda verso la bocca di presa della Muzza. Il toponimo “traversino” deriva da “traverso”, nome con cui veniva chiamato il dazio sui trasporti, che sostituì gli antichi pedaggi fluviali. Infatti in questo luogo sorgeva un tempo il “porto” ed il valico del fiume Adda a Cassano. La “Rottura grande” è uno sfioratore posto lungo la sponda sinistra della Muzza che precede di poco lo Scaricatore ferdinandeo e che restituisce l’acqua del canale in eccesso all’Adda.

Canale Villoresi / Meraviglia

È la più importante infrastruttura di irrigazione dell’alto milanese. Venne scavato nel periodo 1881 – 1884 con lo scopo di migliorare la redditività dei fondi agricoli della zona, allora piuttosto modesta a causa della scarsità d’acqua per l’irrigazione. Fu progettato dagli ingegneri Eugenio Villoresi e Luigi Meraviglia, ma nell’attuazione fu semplificato e realizzato (oggi si direbbe “in concessione”) dallo stesso Villoresi, che quasi rischiò il tracollo finanziario durante la costruzione. Il canale Villoresi è derivato dall’altro grande fiume della pianura circostante Milano, il Ticino al di sotto del torrente Strona, presso Somma Lombardo (Va). A Parabiago si biforca, da un lato verso Milano / Porta Ticinese, dall’altro verso Monza e l’Adda, in cui si getta, a Groppello (in territorio di Cassano), dopo avere percorso circa 86 chilometri. Proprio a Groppello il canale Villoresi supera il naviglio della Martesana mediante una galleria in località “saldo del gatto”, poco prima di confluire nel fiume Adda. In quel punto il canale ha ormai le dimensioni e l’aspetto di una piccola roggia, a causa delle numerose derivazioni che ha subito durante il suo corso. Il “salto del gatto” è strutturato in modo che sia possibile riversare le acque residue del Villoresi nella Martesana attraverso una serie di salti, per un dislivello di circa 6 metri; oppure sottopassare il naviglio stesso, facendo defluire le acque direttamente in Adda con un dislivello di circa 20 metri.

Naviglio della Martesana

Il “Naviglio Piccolo” o “della Martesana” si stacca dal fiume Adda all’altezza di Trezzo, corre parallelo al fiume fino a Cassano, dove piega ad angolo retto – in corrispondenza della Cascina Volta – in direzione di Milano, dove giunge (dagli anni ’30 del XX sec. in sotterraneo) al “Tombone di S. Marco” dopo avere percorso circa 38 chilometri. La prima iniziativa per la costruzione del naviglio fu intrapresa da Filippo Maria Visconti nel 1443: in origine il canale doveva servire ad irrigare i campi coltivati e ad azionare i mulini. Successivamente si pensò di inserire l’opera in un progetto di più ampio respiro, rendendolo un canale navigabile che consentisse di collegare Milano con l’Adda e la Valtellina. Poco prima del centro abitato di Groppello il Naviglio incrocia – come detto – il canale Villoresi al “salto del gatto”.

Il territorio cassanese è caratterizzato anche da corsi d’acqua minori, tra cui ne descriviamo brevemente alcuni.

Canale del Linificio

L’attuale canale, chiamato anche “del Pecchio”, è il risultato di un ingente intervento di trasformazione territoriale: sorge nel luogo in cui un tempo scorreva la roggia di Cassano, che derivava dall’Adda a valle di Groppello e vi si re-immetteva in corrispondenza del ponte sulla Muzza. Alla roggia fu sostituito nel 1929 il nuovo canale di alimentazione della Centrale idro – elettrica Rusca, largo circa 35 metri, con le opere connesse.

Canale Retorto

Di incerta origine (forse un ramo secondario del fiume Adda), attualmente nasce dalla diga / sbarramento detto “edificio delle dodici porte” che convoglia l’acqua del fiume nel citato cavo, dando alimentazione a due rogge irrigue, la “Cremasca” e la “Pandina” e per breve tratto le sue acque confluiscono insieme a quelle della roggia “Rivoltana”.

Fontanile Cavo Carini

Infine citiamo la presenza di un fontanile, che rientra nella fascia territoriale delle risorgive posta tra “alta” e “bassa” pianura padana. Tuttora utilizzato per l’irrigazione delle campagne di Rivolta d’Adda, presenta una “testa” di notevoli dimensioni (45 metri di diametro), di forma circolare regolare. L’”asta”, che si diparte rettilinea in direzione sud, presenta le proprie sponde ricoperte da fasce boscate con robinie e rovi infestanti.

Lo studio svolto nel 1992 per conto del Comune di Cassano ha portato alla proposta di realizzare un Ecomuseo (o Museo territoriale) inserito nel vasto complesso di relazioni ambientali dell’area milanese e che si connoti come sistema integrato di elementi naturali ed antropici, significativi sotto almeno due punti di vista: come presenze notevoli del luogo e della memoria collettiva dei suoi abitanti; come testimonianze di una più generale storia della cultura e dell’ambiente.

Il progetto di Ecomuseo seleziona, tra tutti gli elementi di tipo fisico-morfologico, sociale, funzionale, storico e tecnico rintracciabili a Cassano, quelli che si configurano come emergenze significative ai due livelli sopracitati, locale e territoriale. Essi vengono collegati tra loro secondo sequenze logiche, disciplinari, temporali e localizzative.

Prendono, così, forma due differenti sistemi di relazione tra le emergenze: uno, più generale, rappresentato dall’itinerario principale, che attraversa tutti gli ambiti del Museo e lega gli elementi “forti” di interesse metropolitano; l’altro, rappresentato dai percorsi secondari del Museo, che interessano parti più circoscritte del territorio e che collegano beni culturali per lo più di interesse locale.

Il Museo è stato volutamente contenuto in un ambito territoriale non eccessivamente ampio al fine di limitare le distanze (da coprire a piedi, in bicicletta, in canoa, ecc.) e di “concentrare” l’interesse, evitando l’eccessiva diluizione dei beni da fruire. Pertanto l’area del Museo – che si estende, da nord a sud, lungo il corso dell’Adda – presenta il limite superiore costituito dal ponte in ferro sul fiume in prossimità del confine comunale, mentre il limite inferiore è rappresentato dal tracciato della linea F.S. Milano / Treviglio.

La relazione tra gli elementi significativi (beni culturali ed ambientali) si materializza in alcuni percorsi (pedonali, ciclabili, in canoa, ecc.) e nel riconoscimento di ambienti specifici di tipo naturalistico, dell’archeologia industriale, storici, architettonici, sociali, ed in particolare della tecnologia idraulica.

Si può immaginare il Museo territoriale, per analogia con le strutture museali tradizionali, come un sistema costituito da “sezioni” specialistiche (le “sale”), dove sono collocate le “opere” (i beni naturalistici e culturali individuati) e che sono disposte lungo itinerari (i “percorsi”), affiancati da funzioni correlate (osservatori faunistici e naturalistici, laboratori didattici, atelier creativi, ecc.) e da attività compatibili (“percorsi vita”, attività sportive non competitive, riposo, ricreazione, ecc.), nonchè corredate da attrezzature di servizio (informazione, ristoro, servizi igienici, affitto e supporto tecnico per ciclisti e canoisti, anche diversamente abili, ecc.).

La struttura fisica che “contiene” il Museo è costituita – in questo caso – non da un edificio, bensì dall’ambiente circostante, anche se sono previste sedi per funzioni specifiche in edifici esistenti (Centro parco, servizi agli utenti, ecc.). Questa particolare tipologia di “sede” del Museo ha tre valenze di eccezionale ed esclusivo pregio, che rende eventuali visite successive mai ripetitivi e sempre capaci di sollecitare il senso della scoperta e della novità:

  • la sede del museo è in periodica modificazione in relazione ai cicli stagionali (colori, odori, luminosità, ecc.) ed alle sequenze funzionali (lavori agricoli, piena e magra dei canali in relazione agli utilizzi irrigui ed alle esigenze di pulizia e manutenzione delle sponde, ecc.);
  • la sede del museo è in continua evoluzione nel tempo in relazione alle trasformazioni che proseguono nel corso degli anni nell’ambiente naturale ed antropico (erosione, riporto di terre, nuove coltivazioni o loro abbandoni, restauro di edifici e manufatti, ecc.);
  • la sede individuata costituisce un “Museo” in sé, in quanto portatore di valori simili e coerenti con quelli presenti nelle sezioni individuate.

I percorsi indicati dal progetto sono solo quelli “consigliati”: ciascun utente è libero di scegliere modalità di fruizione personali ed autonome. Le principali “Stanza” del Museo sono costituite da alcune “sezioni” ritenute di particolare interesse (insediamenti antichi, archeologia industriale, ambiente naturale), ma l’utente può individuarne altre in base a studi, sopralluoghi, ecc.. Tuttavia al fine di qualificare e connotare il Museo territoriale di Cassano d’Adda a livello metropolitano, e probabilmente anche regionale, è stata prevista la specializzazione nel settore della “tecnologia idraulica”, che o costituisce il “motivo” centrale del Museo, cui le altre “sezioni” prima citate (non meno importanti) sono connesse.

La concentrazione e l’importanza dei manufatti idraulici esistenti nel territorio cassanese, le loro vicende storiche, le influenze che essi hanno avuto su tutte le vicende locali e le forme di insediamento (fabbriche, residenze, ville, cascine, recetto, castello, molini, ecc.), costituiscono elementi di grande interesse. Un “Museo idraulico” nel territorio lombardo avrebbe oggi alcune caratteristiche che potrebbero assicurargli un notevole interesse da parte dell’opinione pubblica.

L’orientamento all’interno del Parco ed il supporto conoscitivo dei vari elementi costitutivi sono affidati in larga misura ai mezzi informatici, comunque con abolizione assoluta di qualunque segnaletica grafica, acustica, ottica, ecc., al fine di non alterale i luoghi e soprattutto di stimolare il riconoscimento dei vari ambienti attraverso i cinque sensi (l’avvicinarsi al fiume è segnalato dal rumore delle acque che scorrono, dal mutare della vegetazione, ecc.). Sono previsti particolari supporti per la fruizione da parte di utenti diversamente abili ed in particolare per ipo e non vedenti.

Per quanto riguarda il rapporto del Museo territoriale di Cassano con la città metropolitana di Milano osserviamo che Cassano è all’estremità orientale della Provincia di Milano, al confine con quella di Bergamo, lungo la SS n° 11 “Padana superiore”) che giunge da Pioltello / Cassina de’ Pecchi/Gorgonzola e si dirige verso Treviglio.

Cassano ricade nelle “Aree protette” del “Parco naturale dell’Adda Nord” (che si estende da Lecco a nord fino a Trucazzano a sud) e rientra in “Ecomuseo Adda di Leonardo” che prevede un percorso ciclo-pedonale lungo l’Adda di circa 21 km. Da Cassano transita anche il percorso ciclo – pedonale lungo 36 Km che, seguendo tutto il corso del Naviglio Martesana, collega Milano (via Melchiorre Gioia) a Trezzo d’Adda. Quindi i collegamenti ciclo – pedonali con Milano e con il territorio sono ottimi.

Proprio il collegamento con la zona di via Melchiorre Gioia a Milano – interessata da attualissimi progetti di trasformazione urbana – apre prospettive davvero stimolanti anche per l’intero asse che porta a Cassano d’Adda, a condizione – naturalmente – che gli interventi allo studio comprendano anche la riapertura del Naviglio Martesana lungo l’intero sviluppo di via Melchiorre Gioia.

Le stazioni più vicina della MM 2 (Verde) sono Gorgonzola e Gessate, che distano da Cassano pochi chilometri. La linea ferroviaria Milano / Treviglio presenta fermata anche a Cassano d’Adda. Pertanto i collegamenti mediante mezzi pubblici sono ottimi.

In conclusione risulta evidente che una concentrazione di corsi d’acqua e dei relativi manufatti idraulici di così elevato interesse ambientale e tecnico, come quella presente a Cassano, è sicuramente “rara” e va valorizzata al meglio.

Nell’ambito dell’auspicato Museo si attuerebbe il corretto rapporto tra tecnica e natura, che è il tema fondamentale del dibattito sull’ecologia attualmente in corso e che tanto sta influenzando sia gli orientamenti culturali, sia le scelte economiche, sia le politiche amministrative in tutto il mondo.

Lo studio ed il progetto di Ecomuseo sono stati presentati in pubblico, oltre che a Cassano d’Adda, anche in sedi culturali e tecniche, quali:

  • “VII Rassegna Urbanistica Lombarda”, 14 aprile 1994, nella sezione “C – Ambiente e paesaggio”, Riqualificazione ambientale: strumenti metodi e proposte, con una comunicazione dal titolo: “Progetto per un Museo territoriale a Cassano d’Adda;
  • conferenza indetta dal “Museo d’area dell’archeologia industriale del medio corso dell’Adda”, dal titolo “Ecomuseo e archeologia industriale: un piano attuativo per la salvaguardia del medio corso dell’Adda”, con una relazione sul tema: “Il Piano del Museo d’area di archeologia industriale: un’occasione per la difesa dell’Adda”. Milano, Museo della Scienza e della Tecnica, 4 – 7 maggio 1994.
Ennio Morlotti, Paesaggio sul fiume Adda, 1955.
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