Il dibattito pubblico e le sfide della semplificazione

UCTAT Newsletter n.36 – luglio 2021

di Andrea Pillon [1]


Il recente “Decreto Semplificazioni” (D.L. 77/2021) reintroduce di fatto il dibattito pubblico per la realizzazione delle grandi opere, facendo venir meno la possibilità per i proponenti di derogare al confronto con i territori previsto dal precedente decreto (D.L. 76/2020). Il voler sottoporre anche le opere infrastrutturali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) al dibattito pubblico rappresenta una inversione di tendenza molto significativa. Si sancisce il principio che, nonostante i tempi strettissimi per la realizzazione di queste opere, sia comunque necessario presentarle e discuterle con i territori. Sembra infatti che il legislatore abbia voluto rimarcare come il dibattito pubblico non sia soltanto un “atto dovuto” verso le comunità che potrebbero subire gli impatti positivi e negativi degli interventi, ma che sia anche un “atto necessario” per dare ai cittadini la possibilità di contribuire a migliorare il progetto o a contestarne gli aspetti più controversi.

Inoltre, con il nuovo decreto sembra venir meno l’interpretazione – spesso diffusa – del dibattito pubblico come strumento che appesantisce le procedure e allunga i tempi autorizzativi. Su questi punti, le esperienze italiane (dibattito pubblico sulla Gronda di Genova, sul Passente di Bologna e sulla Diga foranea del porto di Genova) mostrano come il dibattito pubblico porti non solo a migliorare e/o modificare il progetto, ma possa anche velocizzare le successive fasi autorizzative. In altre parole, si conferma come il tempo impiegato nella discussione preliminare dei progetti possa essere abbondantemente recuperato nelle successive fasi di progettazione e autorizzazione delle opere. 

Il D.L. 77/2021, porta con sé anche degli aspetti controversi e delicati. Esso infatti prevede, per le opere inserite nel PNRR, una sensibile riduzione dei tempi di svolgimento del dibattito pubblico. Per queste opere, i tempi del dibattito sono infatti ridotti a 30 giorni e vengono dimezzati anche i tempi delle altre fasi (progettazione del dibattito, presentazione relazione finale e dossier conclusivo). Tempi così limitati, anche se non dissimili da quelli che hanno caratterizzato il dibattito pubblico sulla Diga foranea del Porto di Genova, hanno generato un comprensibile allarme da parte dei proponenti e del mondo dei professionisti (progettisti ed esperti di processi deliberativi). È indubbio che una tempistica così ridotta costringerà tutti i soggetti interessati dai futuri dibattiti pubblici (proponente, coordinatore, progettisti, comunità locali) a notevoli sforzi organizzativi e tecnici, e sarà inoltre necessario sperimentare nuove modalità di gestione del dibattito in modo tale che questo sia in grado, nonostante tutto, di svolgere il suo ruolo. C’è pertanto da augurarsi che la riduzione dei tempi non sia utilizzata come un ulteriore alibi per evitare il dibattito pubblico e il confronto con i territori. Vista la posta in gioco forse vale la pena di provarci.  

La costruzione dell’Autostrada del Sole, anni Cinquanta.

[1] Avventura Urbana Srl. Esperto di mediazione dei conflitti ambientali e dibattito pubblico.

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