Il quartiere ZEN 2 a Palermo: un’attesa mai compiuta

UCTAT Newsletter n.43 – marzo 2022

di Maria Luisa Germanà

Lo ZEN 2 di Palermo è un quartiere di edilizia economica e popolare, realizzato a partire dal 1970 a seguito di un concorso di progettazione bandito dall’IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) e vinto da un gruppo formato da Franco Amoroso, Salvatore Bisogni, Vittorio Gregotti, Franco Purini e Hiromichi Matsui. Si tratta di un esempio che è stato trattato e approfondito da diversi punti di vista, che ne hanno evidenziato i rapporti con il resto della città e il paesaggio, le criticità derivanti dallo scollamento tra intenzioni progettuali e realizzazione, i fenomeni di degrado della consistenza edilizia, l’emarginazione e l’isolamento sociale, l’abbandono dell’amministrazione comunale, l’attivismo delle associazioni impegnate sul luogo.

Si tratta di uno dei quartieri di edilizia popolare più conosciuti nello scenario nazionale; infatti, rientra nel censimento sulla città pubblica promosso dal MIC, Direzione Generale Creatività Contemporanea ed è tra quelli scelti per accogliere la sperimentazione del “rammendo delle periferie” nell’ambito delle iniziative G124 di Renzo Piano [https://www.renzopianog124.com/progetti/zen2-palermo/].

Nonostante la nuova denominazione di San Filippo Neri attribuita negli anni ‘90, ZEN (Zona Espansione Nord) è rimasto l’acronimo prevalente per identificare questa parte di Palermo, che costituisce il fronte settentrionale di un’espansione che, escludendo i quartieri di edilizia sociale come questo, è avvenuta con le forme speculative del “sacco”, sovrapponendosi senza alcun riguardo al preesistente contesto della Piana dei colli: ville patrizie, architetture rurali, strade interpoderali, aggregazioni di modesti edifici restano mutile testimonianze di quella che fu l’identità delle borgate storiche attorno a Palermo. Un contesto ignorato anche nella sua preziosa valenza ambientale e paesaggistica, che nella zona a nord della città è incastonato tra Monte Pellegrino (definito da Goethe il promontorio più bello del mondo) e Capo Gallo, che oggi dà il nome a una riserva naturale orientata.

Anche se estraneo alle logiche speculative del resto dell’espansione di Palermo, lo ZEN 2 ne ha condiviso la violenza sul piano morfologico: un vasto insediamento ideato ex-novo, che ha imposto una maglia geometrica estranea e astratta, velleitariamente riferita agli impianti ippodamei di tanti siti archeologici anche siciliani, come conferma l’aulica denominazione di insula attribuita agli isolati. In questo aspetto, lo ZEN 2 si allinea al modello progressista a cui si è riferita Francoy Choay per interpretare l’atteggiamento dominante durante il XX secolo nel progetto urbano, più che architettonico, nei confronti con le preesistenze: un modello al tempo stesso razionale ed utopico, che ha esercitato un’influenza corrosiva, condizionato da una visione di modernità disallineata da qualunque visione del Tempo e del tutto inconciliabile con le eredità del passato.

Contestualizzandolo all’humus culturale in cui si radicò la sua ideazione, lo ZEN 2 di Palermo può essere considerato espressione culminante del vertice di una parabola che, da lì a poco, avrebbe iniziato a scendere, superato il punto di svolta marcato dalla coscienza dei limiti dello sviluppo e dal consolidamento della consapevolezza ambientale. Tuttavia, il fatto che la concezione di questo quartiere possa considerarsi obsoleta, radicata com’è in un mondo così distante dalla contemporaneità, non influenza più di tanto la presa d’atto che oggi lo ZEN 2 costituisce una presenza immane, occupando 132 ettari di superficie e alloggiando oltre 14000 abitanti (circa il 2,2% dei residenti dell’intera città), e in cui la complessiva qualità edilizia, non eccelsa già in origine, ha raggiunto ormai una soglia critica, vicina al non ritorno. Questa immanenza tende a far annichilire i tanti coraggiosi tentativi di restituire una compiutezza mai raggiunta, che rischiano di ridursi a gocce nel mare, smorzando ogni entusiasmo e speranza.

Nel luglio 2021 la FILLEA CGIL (Federazione Italiana Lavoratori Legno Edili e Affini di Palermo) ha lanciato l’iniziativa “Dalla A allo ZEN. Ridurre la marginalità attraverso una proposta ecosostenibile”, con l’idea di proporre un percorso replicabile in altre aree periferiche della città: fare leva sulla questione energetica per attivare processi di rigenerazione urbana, che, in prospettiva, potessero coinvolgere gli abitanti del quartiere, attraverso una formazione professionale mirata sullo specifico tessuto sociale. Da questa iniziativa è stato costituito un “tavolo tecnico per la creazione di una comunità energetica nel quartiere ZEN 2”, attorno al quale si sono raccolti lo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), proprietario di gran parte degli immobili del quartiere, l’AMG Energia Spa (società partecipata del Comune di Palermo che si occupa di energia, distribuzione di gas metano e illuminazione pubblica) e il Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi di Palermo, che ha autorizzato la scrivente a partecipare, sulla scorta delle pregresse esperienze sulla riqualificazione sostenibile degli edifici, maturate nel campo del laboratorio didattico e di ricerca ARCHSUD_LAB (Architectural Sustainable Design Laboratory).

La proposta dell’istituzione della comunità energetica è stata accolta positivamente dalla AMG, che la sta portando avanti nell’unica insula dove essa è praticabile, la 3E. Oggetto di un intervento di completamento concluso da una decina d’anni, che ne ha alleggerito la densità facendo posto a un’area scoperta attrezzata al suo interno, questa insula di distingue perché ospita la caserma dei Carabinieri e alloggi regolari, costituendo un’eccezione rispetto alle altre insulae, in cui la prevalenza di alloggi occupati abusivamente compromette l’istituzione di comunità energetiche nella formulazione prevista dalla normativa vigente. Data l’eccezionalità dell’insula, per quanto interessante questa esperienza al momento non è replicabile, nonostante le buone intenzioni.

Per questo motivo, il Dipartimento di Architettura (coinvolgendo una trentina di studenti del IV anno del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Architettura partecipanti al Laboratorio di Progettazione Ambientale/A), all’interno del tavolo tecnico ha intrapreso parallelamente una strada alternativa, che tenesse conto delle condizioni generali del quartiere, in cui l’obiettivo dell’autonomia energetica resta sullo sfondo, nel quadro complessivo di esigenze più basiche. Tenendo conto delle indicazioni dei funzionari dello IACP, sono state prese in considerazione le priorità più sentite dagli abitanti: risolvere l’inaccessibilità della maggior parte degli alloggi; integrare le residenze con esercizi commerciali e servizi; superare l’appiattimento morfologico, che rende irriconoscibile la singola insula compromettendo il senso di appartenenza. Il tutto, ovviamente senza rinunciare alla riduzione dei fabbisogni energetici con soluzioni passive, all’integrazione delle fonti energetiche nelle componenti edilizie, all’arricchimento della presenza vegetazionale; alla creazione di spazi che incoraggino la raccolta differenziata dei rifiuti.

Anche senza cadere nell’illusione che questa sperimentazione possa dare completezza alla cinquantennale attesa dello ZEN 2 di Palermo, resta la convinzione che almeno essa possa contribuire a indicare alcune strategie irrinunciabili per la riqualificazione sostenibile delle insulae dell’intero quartiere: diradare la densità, per migliorare l’irraggiamento solare oggi carente; intervenire sugli involucri con schermature (oggi rimediate dagli abitanti con interventi fantasiosi da favelas); integrare il fotovoltaico in tutte le componenti edilizie orientate adeguatamente; garantire l’accessibilità alla massima percentuale di alloggi.

Se, come asserì Reginald Lee, l’ambiente costruito è la forma fisica in cui si esprime il complesso dei fattori sociali ed economici che caratterizzano il modo di vivere e la struttura di una comunità, per il riscatto sociale dello ZEN 2 non bastano rammendi parziali e occasionali, ma è indispensabile trovare le condizioni perché sia fattibile una riqualificazione complessiva, che tenda a una visione olistica della qualità nel suo insieme.

Fig. 1 – Lo ZEN 2 di Palermo, viste aerea da sud (a sinistra) e da nord (a destra). Rielaborazioni da Google Earth di F. Anania, settembre 2021.
Fig. 2 – Progetto di riqualificazione dell’insula 3F dello ZEN 2 di Palermo (F. Abate, G. Alessandro, A. Gonzales Jorge), febbraio 2022. Il risultato previsto sono 190 alloggi tutti accessibili (a fronte degli originari 250, di cui accessibili solo 42), oltre a soluzioni passive per il raffrescamento e fotovoltaico integrato in copertura e nell’esoscheletro aggiunto lungo i lati lunghi.

Riferimenti:

Alaimo, G., (2012), Lo ZEN 2 di Palermo. Un laboratorio per il progetto e la gestione del recupero, Aracne, Roma.

Badami A., Picone M., Schilleci F. (eds), (2008), Città nell’emergenza. Progettare e costruire tra Gibellina e lo Zen, Palumbo, Palermo.

Capra F. (1882), The Turning Point. Science, Society, and the Rising Culture, trad. it. Il punto di svolta – Scienza, società e cultura emergente, Feltrinelli, Milano, 1984.

Choay F., (1965), L’urbanisme. Utopies et realites, Ed. du Seuil, Paris, trad. it.: La città. Utopie e realtà, Einaudi, Torino 1973.

Fava F., (2008), Lo Zen di Palermo. Antropologia dell’esclusione, FrancoAngeli, Milano.

Lee R. (1976), Building Maintenance Management, Lockwood Staples, London, trad. it. Manutenzione edilizia programmata: strategie, strumenti e procedure, Hoepli, Milano 1993.

Sciascia A., (2003), Tra le modernità dell’architettura. La questione del quartiere Zen 2 di Palermo, L’Epos edizioni, Palermo.

Sciascia, A. (2012), Periferie e Città contemporanea. Progetti per i quartieri Borgo Ulivia e Zen a Palermo, Caracol, Palermo.

Tesoriere, Z. (2016), La tavola pitagorica. Il quartiere ZEN 2 di Palermo tra futuro e destino, in “Trasporti&Cultura” n. 45. pp. 46-55.

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