Il ruolo della Commissione del Paesaggio

UCTAT Newsletter n.37 – settembre 2021

di Carlo Lolla

Leggo sulla rivista Abitare che la Commissione del Paesaggio del Comune di Milano ha lanciato un appello esprimendo preoccupazione per coloro che, usufruendo delle semplificazioni in materia di Ecobonus, possano creare delle conseguenze negative sulla sensibilità e qualità architettonica laddove si interviene.

Qui di seguito riporto “L’appello per un intervento responsabile sul patrimonio edilizio” da parte della Commissione.

“A valle delle semplificazioni amministrative in materia di ‘Ecobonus, la Commissione per il Paesaggio del Comune di Milano, nel sottolineare la necessità e l’importanza del miglioramento energetico del patrimonio edilizio, esprime preoccupazione per gli esiti di un processo potenzialmente indifferente alla sua qualità architettonica e si fa promotrice di un appello per una progettazione attenta e sensibile all’oggetto architettonico su cui si interviene, anche sul piano del linguaggio, delle finiture e dei materiali.

Per gli interventi realizzabili con le procedure previste è stata infatti interamente affidata ai committenti e ai progettisti, senza alcun confronto né verifica da parte delle istituzioni, la responsabilità culturale sulle modalità di trasformazione del patrimonio edilizio che configura l’insieme del paesaggio della città di Milano.

Un paesaggio che comprende una stagione significativa e particolare della modernità europea, nota e studiata anche all’estero, particolarmente fragile soprattutto per la sua natura sperimentale sui materiali, e che comprende anche testimonianze importanti dei tentativi di conferire dignità architettonica al notevolissimo sviluppo edilizio del secondo dopoguerra ricorrendo a dettagli discreti e delicati, che oggi, proprio quando iniziano ad essere considerati e apprezzati, rischiano di venire acriticamente cancellati. Una adeguata sensibilità sul progetto potrebbe valutare interventi che coinvolgano il meno possibile i fronti sugli spazi pubblici, laddove se ne riconoscano adeguate qualità, nell’ottica di salvaguardare nel suo complesso la memoria collettiva e identitaria dell’architettura e del paesaggio milanese.”

La Commissione per il Paesaggio del Comune di Milano.
Approvato all’unanimità nella seduta del primo luglio 2021

Considerazioni

Rimango meravigliato che questa Commissione tutta ad un tratto si senta sensibile, atteggiamento che dovrebbe sempre attuare in tutto e per tutto, per gli oggetti architettonici, per la responsabilità culturale, affinché gli operatori coinvolgano il meno possibile i fronti sugli spazi pubblici!

Purtroppo questa Commissione è la stessa che ha deliberato, dando parere favorevole, alla realizzazione di un complesso di tre edifici che chiamerei ECOMOSTRI di architettura (qui di seguito le foto) tra via Vignati e via Pastro. Ad Affori.

Spero che altri progetti per Milano con queste caratteristiche, soprattutto in periferia, non abbiano avuto seguito. Ma ne dubito, felice di sbagliarmi.

I progettisti, in questione, hanno immesso una esorbitante volumetria, anche se dovuta, in un’area talmente ristretta quanto un francobollo (poi ci si scandalizza per l’uso improprio del suolo), senza che la Commissione si ponesse il problema, coinvolgendo anche gli uffici dell’urbanistica, che forse era il caso di andare a dirottare parte della volumetria in qualche altro luogo in uno spazio più favorevole. E su questo tema gli uffici dell’assessorato dovevano già in partenza farlo presente e renderne conto, evidenziando che il progetto si presentava appesantito e non si collocava con proprietà nel contesto, con riguardo all’intorno, sottolineando, constatando e rimarcando una carenza di linguaggio, di una architettura e morfologia priva di espressione comunicativa.

Una Commissione deve sempre sottolineare con forza e ragione, una mancanza di capacità espressiva e in modo particolare quando si evidenzia un approccio concettuale astruso ed illogico.

Sono edifici che nascono già vecchi.

Per una Commissione, che fa appelli di attenzione e buon senso, credo che la sua  consapevolezza sia quella di conoscere che in ogni progetto dovrebbe esistere l’incontro di due anime, quella del luogo e quella dell’uomo.  Ma a constatare quello che passa positivamente, forse benevolmente, ci si può porre, a volte, la domanda se il loro contributo sia così meritevole o discutibile di ricoprire quel ruolo, ma soprattutto se nella designazione di un team da parte dell’assessorato, che è giudicante; quale sia il metodo o l’esame che  è stato scelto per un incarico così delicato, complesso e spinoso ma di notevole interesse!

Una Commissione, composta da laureati, chi in architettura, chi in ingegneria e chi in altre discipline, penso che abbia una formazione culturale specifica, delle nozioni di buon senso, ragionevoli e pragmatiche quale la loro mansione, funzione, dovere sociale, oltre ad una   conoscenza dell’estetica, e il rispetto, dato la sua importanza che il ruolo richiede.

Invece noto una assenza o scarsità di attenzione, o perlomeno verifico una approssimazione. Ma se questi sono i risultati, sia da parte dell’Assessorato all’Urbanistica sia da parte della Commissione nel porre attenzione, cura, dedizione, diligenza, zelo e riguardo a non creare “ecomostri”, come avviene ed è avvenuto non c’è da star quieti. C’è da gridare al “J’accuse!”, a questa indifferenza visiva, disarmonica, sconveniente e di bruttura.

Personalmente sono d’accordo con il loro appello, infatti nella città esistono una pluralità di elementi che concorrono ad abbruttire l’occhio, come le aree dismesse, giardini o parchi incolti, perciò se contribuiamo ad appesantire con altre porcherie, col bene placito dell’Ecobonus, dei comitati, dei rappresentanti e funzionari preposti, compresi quelli periferici (che ben poco hanno come potere, ma non sanno però farsi rispettare, anche picchiando i pugni sul tavolo, se necessario), sortiremo delle nefandezze.

Qualcuno enunciava e definiva che “le disonoranti brutture sono indelebili”.

La cultura è una produzione di saperi e conoscenze. Se non si ha la mente che percepisce la trasformazione del pensiero in architettura scultorea dello stesso, comprenderne il legame armonioso, adattandosi contemporaneamente nella variabilità della forma con la sensibilità dello sguardo, è bene tralasciare quell’incarico onde evitare giudizi sgradevoli.

L’architettura deve fluire nell’armonia in un perfetto mosaico, nella severità del ritmo musicale alla ricerca delle tante qualità nel raccordo del pensiero.

In sostanza la Commissione del Paesaggio, con l’appello su citato, mi pare si contraddica sul suo parere invocante.

Nuova costruzione a Milano, 2021.
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