UCTAT Newsletter n.36 – luglio 2021
di Fabrizio Tucci
Le città sono alle prese con i cambiamenti climatici in atto, che rappresentano la sfida più urgente per l’umanità in quanto può compromettere la sicurezza alimentare e idrica, influire sulla salute, porre a rischio il benessere economico e sociale e minare gli ecosistemi. La situazione è resa ancora più difficile dall’aumento dell’urbanizzazione e del pendolarismo, con i connessi aspetti di congestionamento e inquinamento atmosferico e quelli delle crescenti diseguaglianze economiche.
E’ diventato improcrastinabile il duplice obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra con azioni di mitigazione climatica, e di garantire che le città siano resilienti agli impatti del cambiamento climatico stesso con azioni di adattamento. Inoltre, per una piena sostenibilità urbana, è necessario realizzare altri obiettivi importanti come la protezione della biodiversità, la riduzione dell’inquinamento e l’innalzamento della qualità dell’aria, la lotta contro la scarsezza delle risorse e la ricerca dell’equità e della giustizia sociale.
Come noto la sostenibilità è un problema complesso, che richiede soluzioni multiple: riduzione dei consumi elettrici e dell’impatto delle attività umane sugli ecosistemi, potenziamento delle infrastrutture circolari e digitali, riqualificazione delle città e dei territori sono solo alcuni degli esempi dei temi in gioco.
Tali azioni, talvolta, possono essere addirittura in conflitto tra di loro, in quanto non sono sommabili: da una parte possono generare importanti sinergie, dall’altra possono arrivare a influenzarsi negativamente, peggiorando le complessive performance ambientali. per questo è necessario prestare attenzione all’insieme combinato delle misure di adattamento e di mitigazione da mettere in atto, e perseguire una strategia unitaria per le diverse e complesse facce dello sviluppo sostenibile, così da assicurare la massima coerenza, equilibrio e collaborazione possibili nell’impostazione e nell’attuazione dei diversi interventi.
Tale approccio – proprio del Green City Approach – consente una visione integrata e sistemica dell’area di osservazione, che aiuta a definire scenari di intervento, caratterizzati da sostenibilità ambientale e circolarità dei processi, con l’obiettivo di pervenire alla neutralità carbonica migliorando al contempo la qualità ecosistemica, le prestazioni ambientali e l’adattività bioclimatica in un’ottica ‘green’ a tutto tondo, attraverso una gestione ampia e profondamente interagente dei sistemi di energia, aria, acqua, verde, materiali e rifiuti.
In vista della trasformazione sistemica, data la complessità dei parametri in gioco e la loro variabilità rispetto ai sistemi produttivi di riferimento, si impone necessariamente un trasparente sistema di monitoraggio circa gli avanzamenti e i relativi tempi di attuazione, la valutazione del perseguimento degli obiettivi e gli eventuali scostamenti, nonché l’incentivazione di sistemi digitali di automazione, domotica e building management per tenere sotto controllo i consumi energetici e i comportamenti prestazionali degli spazi abitati, con un quadro di azioni determinante che può provenire solo se, insieme al perseguimento delle migliori prestazioni energetico-climatico-ambientali, si perseguirà un aumento del livello di condivisione e partecipazione dei cittadini in tutte le fasi di sviluppo degli interventi, non ultima in quella di gestione.
L’intervento sul patrimonio immobiliare esistente, in termini di rigenerazione, riqualificazione, tutela, valorizzazione, resta in ogni caso la priorità assoluta, e il primo strategico passo concreto da compiere in modo pieno e profondo, il che rende necessario definire programmi di valutazione, certificazione e riqualificazione energetica degli edifici pubblici e di quelli privati, in particolare quelli applicabili agli aggregati edilizi che hanno la massa critica sufficiente per interventi di deep renovation, supportando il migliore utilizzo delle risorse disponibili di incentivi presenti – legati in primis al Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza – e futuri, prospettando lo stato di intervento sul patrimonio esistente non come dato frammentario, occasionale, d’emergenza, ma piuttosto come una necessaria condizione di mobilitazione continua e costante nel tempo.
Riguardo al ruolo della questione energetica nel più ampio ambito del problema della ricerca di neutralità climatica, va ricordato che gli edifici utilizzano un’enorme quantità di energia durante il loro funzionamento – che rappresenta il 39,6% del consumo energetico nell’Unione europea, più di qualsiasi altro settore, superando anche quello dei trasporti (30,5%) e dell’industria (25,8%) – la stragrande maggioranza della quale è dovuta agli impianti di condizionamento termico degli ambienti, per riscaldamento e raffrescamento (85%). Va sottolineato inoltre che la quota relativa agli edifici residenziali è del 26,1%; dei 265 milioni di edifici europei, 240 milioni (90%) sono abitazioni. Di fatto, il settore delle costruzioni in Europa rappresenta oltre il 40% delle emissioni totali di carbonio: le città, e soprattutto le abitazioni, sono quindi le principali responsabili dei cambiamenti climatici.
L’ambizione alla transizione energetica non si determina solo attraverso il passaggio dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili; ci sono molti altri elementi da tener presente, che dovranno caratterizzare l’approccio agli interventi di retrofit dell’esistente, quali il decentramento, la digitalizzazione, la elettrificazione e la resilienza energetici.
Il decentramento si riferisce alla modifica del sistema energetico al fine di eliminare la dipendenza da pochi grandi impianti centralizzati e garantire l’approvvigionamento energetico da centrali più piccole. Ciò è importante per le generazioni rinnovabili, per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e aumentare la resilienza.
Tutti gli aspetti del sistema energetico, dalla sua generazione, trasmissione e domanda finale, necessitano di essere integrati con le tecnologie dello smart environment che hanno tutte, direttamente o indirettamente, a che fare col concetto -più ampio della parola in sè – di digitalizzazione. Per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, si rende indispensabile incrementare l’utilizzo di fonti rinnovabili supportate da tecnologie digitali, così come ha previsto il Piano Clima FitFor55 della Commissione Europea, passando ad almeno il 40% entro il 2030.
Questi cambiamenti all’interno del sistema energetico avranno un impatto significativo sulla sua resilienza. In questo caso, resilienza significa la capacità di adattarsi agli obiettivi della transizione energetica e agli impatti derivanti dal cambiamento climatico, ma anche a tutta una serie di nuove minacce al sistema energetico che potrebbero sorgere nel breve termine così come, con probabilità ancora maggiore se non cambierà significativamente qualcosa, nel futuro a più lunga gittata. Le fonti rinnovabili dipenderanno maggiormente da fattori incontrollabili come il tempo, mentre una crescente digitalizzazione porterà alla necessità di un innalzamento della sicurezza informatica. All’interno della transizione energetica, è importante integrare agilità e flessibilità per garantire che il sistema energetico possa resistere in modo resiliente ai rischi che dovrà affrontare.
L’Unione Europea ha cercato di indirizzare il miglioramento delle prestazioni degli edifici e di limitare il consumo energetico attraverso le Direttiva sul rendimento energetico e sull’efficienza energetica nell’edilizia (le diverse EPBD che si sono succedute), mirando alla drastica riduzione delle emissioni di gas serra degli edifici dell’80% entro il 2050, attraverso una fase di definizione dei requisiti minimi che porteranno all’ampia diffusione dapprima del modello degli edifici a energia quasi zero, poi di quelli a energia netta zero, e infine di quelli a energia positiva, con l’apertura alla categoria dei positive energy district e il rilancio di una dimensione d’intervento verso l’esistente che va ben oltre la scala del singolo edificio o del piccolo aggregato di edifici, ma conquista a pieno diritto il terreno dei quartieri e dei distretti urbani per avere la fondata speranza di un’applicazione efficiente ed efficace nei risultati.
Lavorando sulla scala urbana e non più su quella del singolo edificio, è possibile bilanciare le esigenze e i ruoli dei diversi settori, delle infrastrutture edilizie, delle tipologie insediative, dei trasporti e della mobilità, del verde, con possibilità concrete di gestire le complesse interazioni contribuendo attivamente all’innalzamento della resilienza e al conseguimento dell’equilibrio del sistema energetico. Tra i principali strumenti figurano la gestione della domanda, l’accoppiamento settoriale e lo stoccaggio: risulta necessario gestire le interazioni tra il distretto urbano/quartiere e il sistema energetico regionale, in modo da consentire la neutralità del carbonio e il 100% di energia rinnovabile nel consumo locale e un ulteriore surplus di energia rinnovabile nel corso dell’anno, aprendo all’ampio e promettente tema della gestione dinamica della distribuzione di energia autoprodotta in loco.
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