UCTAT Newsletter n.33 – aprile 2021
di Massimo Mulinacci
Noi cittadini siamo indispensabili per operare la trasformazione ed il miglioramento con un insieme di progetti partecipati e velocemente realizzabili. Mai come in questo momento, utilizzando anche le risorse pianificate dal recovery plan, possiamo cogliere le opportunità per concretizzare quello che è il potenziale ecologico e ambientale della nostra città.
Abbiamo l’opportunità di proporre delle soluzioni per la grave carenza e l’abbandono del verde nei quartieri. Ci sono le risorse economiche.
Osserviamo con attenzione i giardini che abbiamo intorno o vicino a casa. Li conosciamo?
Può darsi, ma siamo presi da mille impegni e quelle macchie verdi le trascuriamo perché, tutto sommato, non ci servono.
Solo gli anziani sono presenti, anche loro soli e seduti sulle panchine in attesa della fine del giorno; nelle giornate di caldo alla milanese, quegli spazi feriti e abbandonati sono comunque per loro un conforto. Questi luoghi sono spesso teatro di episodi di delinquenza urbana e di maleducazione civica, problemi favoriti dall’abbandono e dall’isolamento.
Osserviamo cosa succede in città. Molti giardini sono poco (o per niente) seguiti dalla manutenzione del verde. Gli alberi soffrono e si ammalano, quelli nuovi appassiscono per mancanza delle preziose innaffiature. In poco tempo perdiamo ciò che è stato fatto e non è facile chiamare i cittadini a patti di collaborazione sui giardini “secondari”, spesso isolati ed in territori socialmente difficili.
Possiamo dare un parco ad ogni quartiere?
Facciamo i conti con questi dati: numero di abitanti, mq pro-capite necessari e spazio disponibile. Milano è intorno a 30mq pro-capite, decidiamo che a noi ne bastano 20. Dove abito siamo 11800 abitanti e servono 23,6 ettari di verde. Arrotondiamo a 23; il nostro quartiere ne ha meno della metà e non è l’unico a trovarsi in queste condizioni. Il verde che vorremmo ci fosse non c’è, questa è la realtà. Come procurarci quello che manca?
La mia tentazione di rispondere “con una campagna di demolizioni” è forte, ma mi trattengo.
Possiamo affrontare il problema mettendo tutto quanto abbiamo in rete?
Sì, è possibile se connettiamo piccoli e grandi spazi verdi abbracciando quartieri e zone diverse, senza concentrarci sulle radiali verso il centro ma legando insieme aree omogenee, quasi fossero piccole città. Dobbiamo condividere quello che abbiamo aggiungendo tutto quanto è disponibile e da recuperare. Possiamo farlo con un parco lineare.
Nella nostra zona del Ticinese, con giardini e parchi importanti di varie dimensioni e molti altri giardini ed aree verdi sparse accompagnate da una massa notevole e compatta di edifici ed asfalto, abbiamo disegnato un parco lineare a circuito chiuso di circa 5km. Lo scopo è di racchiudere e connettere i quartieri che siano in un’area di influenza fino a 15 minuti di cammino, che equivale a una distanza di circa 500 metri. A Milano, seguendo la conformazione del verde urbano è possibile realizzare parecchi parchi lineari alcuni dei quali a circuito chiuso ed altri con forme più o meno complesse, sono lì da portare alla luce.
L’altra soluzione che fa sinergia con i parchi lineari sono i quartieri in area 30. Proprio in questo tema, qualcosa si sta facendo grazie ai cittadini e lo racconto brevemente.
Sono un moderatore della Social Street San Gottardo Meda Montegani ed abbiamo colto, si spera, l’opportunità per aggiungere altre soluzioni di accesso al verde e che legano intimamente anche i quartieri privi di verde e soffocati dall’asfalto.
Nel 2020 pre-covid, abbiamo aiutato dei cittadini della zona a diffondere una petizione per la sicurezza stradale in corso San Gottardo, una via spesso percorsa a tutta velocità da auto e moto e con sorpassi ai tram in fermata. Ci sono stati incidenti gravi ed a un certo punto i cittadini hanno perso la pazienza.
Forti della petizione, avevamo contattato l’assessore Granelli per proporre l’istituzione dell’area 30 ed altre modifiche alla viabilità. A causa del covid e dei tempi variabili dei meccanismi comunali, ci siamo ritrovati pochi giorni fa con Granelli per discutere su alcuni temi, tra i quali la nostra area 30. L’assessore ci ha confermato che entro qualche mese sarà fatta la posa dei limiti di velocità.
Come sappiamo, questo provvedimento non è solo una limitazione della velocità ma un luogo progettato per favorire la mobilità cosiddetta “dolce”; il progetto di tutta l’area è il punto di forza.
Nella discussione sul tema, ho proposto a Granelli che la progettazione dell’area 30 sia fatta insieme, con la partecipazione di cittadini e Comune.
L’assessore ha accolto la proposta con entusiasmo e noi saremo attenti per evitare che l’entusiasmo si spenga. Disegneremo, scriveremo e racconteremo ognuno con i propri mezzi ciò che pensiamo sia giusto fare nelle nostre vie, confrontandoci con I progettisti del Comune.
In tutta l’area sarà possibile inserire servizi, ad esempio i piedibus nell’area Gentilino, Tito Caro e Brunacci, che sono sedi di scuole di ogni grado. Proporremo agli esercenti di disegnare e scrivere come vogliono che sia lo spazio davanti al loro negozio. Agli iscritti della social proporremo di fare altrettanto per le vie del quartiere. Con i progetti di area 30 si possono realizzare filari di piante nelle vie attualmente spoglie, depavimentando dove possibile e per quanto possibile; i quartieri saranno più verdi, più sicuri, più accessibili e connessi.
Le vie riprogettate dai cittadini connetteranno i quartieri con i futuri parchi lineari che per loro natura saranno utilizzati per la mobilità lavorativa, per raggiungere scuole istituzioni e negozi, per ogni sport e svago e per tutto quanto offre la città. Si raggiungeranno i diversi luoghi cittadini con una infrastruttura protetta e rigenerativa. Come sappiamo, nei luoghi vissuti il degrado cessa o si minimizza. La frequentazione infonde il desiderio della cura e difesa della vegetazione.
Parchi lineari ed aree urbane protette: il verde cittadino può essere salvato solo da una mobilità dolce, partecipata e diffusa.
