UCTAT Newsletter n.38 – ottobre 2021
di Paolo Debiaggi
Non è la prima volta che condivido su questa newsletter le mie riflessioni sul tema Porto di Mare, l’argomento mi appassiona. La ragione di questo mio interesse non è sentimentale, ma esclusivamente di contenuto disciplinare. Le tematiche che l’area di Porto di Mare offre a chi si interessa di trasformazione e governo della città sono, a mio avviso, in qualche modo emblematiche e di grande attualità, in particolare nell’attenzione che andrebbe posta verso la periferia e verso l’ambiente. Le ragioni di questa mia attenzione sono molteplici. Provo a sintetizzarle:
- si tratta di un’area di grandi dimensioni interamente di proprietà pubblica (Comune di Milano);
- compresenza sia di degrado urbano che paesaggistico-ambientale;
- l’area rappresenta il bordo tra tessuto edificato, il quartiere di edilizia economico-popolare Mazzini-Corvetto e il Parco Agricolo Sud,
- presenza di edificato abusivo e improprio;
- necessità di recupero ambientale di una vasta porzione di aree inquinate;
- necessità di recupero e valorizzazione di diverse cascine storiche testimonianza di un importante sistema territoriale agricolo produttivo;
- enormi potenzialità, per le sue dimensioni, posizione e accessibilità, che una sua rigenerazione urbana e ambientale avrebbe in termini di ricadute socio-culturali sull’intero quadrante urbano.
Come già ho scritto nella newsletter del mese di maggio l’area di Porto di Mare rappresenta per Milano e i milanesi un’opportunità per dotare la città e qualificare questa periferia con un grande polmone verde, una volta tanto senza corredarlo con montagne di nuovo cemento. Il processo è già in atto, bisogna solo sostenerlo e completarlo. Si tratta di un’area di dimensioni notevoli, nella periferia sud-est, posta proprio a ridosso del quartiere Corvetto. Rappresenta un luogo in cui poter sperimentare la compresenza di servizi pubblici urbani e tutela dei caratteri naturalistico-ambientali. E’ un’area di frangia, di soglia tra tessuto urbano e Parco agricolo sud. Dopo essere stata sottratta per quasi un secolo ai cittadini con una previsione mai attuata di farne la nuova Darsena, prospettiva che ne ha impedito la prosecuzione dell’attività agricola, dal 2013 è rientrata nelle disponibilità del Comune. Da allora si sono registrati periodici annunci di una sua prossima organica riqualificazione, alcune lodevoli iniziative, ma rimangono diverse questioni tuttora in attesa di risposta.
Più volte è stato annunciato dalle diverse recenti amministrazioni cittadine il nuovo inizio dell’area e la sua restituzione alla città. Nel 2016 il sindaco Pisapia e l’allora Ministro dell’Economia Padoan, in conferenza stampa, annunciavano il grande risultato raggiunto, la creazione di una commissione tra Comune e Stato per effettuare l’analisi dei terreni, a cura di Metropolitana Milanese, e avviare le bonifiche e la riqualificazione dell’area. Parte dei fondi necessari per queste operazioni sarebbe stata detratta dalla quota che il Comune avrebbe dovuto pagare allo Stato per l’acquisto dell’area. L’allora direttore del settore Pianificazione tematica e Valorizzazione delle aree del Comune di Milano, affermava “La gestione diretta del processo di riqualificazione di Porto di Mare rappresenta una straordinaria opportunità per l’Amministrazione che, conoscendo bene le istanze e i bisogni dell’area, sarà in grado di pianificarne e controllarne al meglio lo sviluppo urbanistico”. Sembrava proprio arrivato il momento del riscatto per quest’area, abbandonata per decenni alla compromissione parziale dei suoli attraverso scavi e sversamenti illeciti, lasciata alle occupazioni abusive, divenuta luogo di attività illecite e famoso centro di spaccio di droga.
I primi seppur tardivi passi dell’amministrazione comunale di recuperare l’area, dopo averne acquisito la proprietà circa 10 anni addietro, come l’assegnazione a Italia Nostra della gestione della parte sud al fine di renderla fruibile ai cittadini, si scontrano con le più recenti iniziative di attribuzione di porzioni e immobili con formule di concessione perenne ai privati. La peculiarità dell’intero ambito di essere interamente di proprietà comunale, si scontra con l’incapacità o mancanza di volontà dell’amministrazione di risolverne le criticità (abusivismo, bonifica, revisione viabilità) e di orientarne una complessiva e coerente rigenerazione urbana e ambientale, nel vero senso del termine.
Sempre nella newsletter di maggio scrivevo che la speranza sarebbe che l’amministrazione comunale, nel caso di Porto di Mare, fosse realmente interessata a favorire un processo di vera rigenerazione urbana, attraverso l’attivazione di un percorso decisionale del tipo botton down (partecipazione dal basso), attivandosi in un corretto ruolo di regia, mettendo a disposizione le aree pubbliche per la valorizzazione delle risorse e iniziative locali. Regia che dovrebbe definire il disegno complessivo per la ricercata rigenerazione sociale, paesaggistica e ambientale di un’importante area cittadina di proprietà pubblica (collettiva, di tutti noi cittadini), indicandone funzioni e regole insediative, progettando il suo rinnovato scheletro infrastrutturale, il suo cronoprogramma di attuazione, precisando le aree da riqualificare ad opera pubblica, disciplinando le modalità tecnico-costruttive all’insegna della sostenibilità, lasciando poi, eventualmente, l’implementazione, anche per parti, a privati e associazioni, ma secondo un preciso quadro organico di obiettivi e modalità condivise. Questa regia pubblica si renderebbe in particolar modo necessaria data la fragilità ambientale dell’ambito, sia in termini socio-economici, sia in quanto oggetto di forti limitazioni in termini geologico-idraulici (attività estrattive esercitate e emergenza della falda), sia di vincoli e caratteri paesaggistico-ambientali per la sua appartenenza al complesso quadro normativo del Parco Agricolo Sud.
Senza dover inventare nulla, la strumentazione urbanistica nazionale attribuisce al Comune la definizione attuativa particolareggiata delle aree più sensibili del territorio comunale al fine di esercitare la propria funzione di indirizzo e controllo della trasformazione del bene collettivo. Attraverso il Piano Particolareggiato vengono definite le modalità, le regole, gli interventi pubblici e privati, i costi, i tempi,.., insomma, le volontà pubbliche in cui si esprimono le politiche urbane. Il percorso decisionale del piano attuativo di iniziativa pubblica proprio per la sua natura di definire le scelte che riguardano il bene di tutti, prevede un iter approvativo che coinvolge il Consiglio comunale, ovvero il luogo dove dovrebbero essere rappresentati sia gli interessi della componente politica che governa sia la sua opposizione. Inoltre, proprio per definire la massima trasparenza di questo percorso decisionale verso i cittadini, il Piano attuativo prevede anche una fase di pubblicazione dei suoi atti e la possibile espressione di osservazioni da parte di chiunque ne sia interessato.
Se questo sarebbe l’auspicato percorso da seguire, la realtà purtroppo racconta altro. Anche per Porto di Mare questa amministrazione prosegue nella sua mancanza di strategia urbana e ambientale, se non quella di delegarne totalmente la definizione e attuazione all’iniziativa privata. L’elaborazione di un piano attuativo organico per l’intera area non sembra essere la priorità dato che sul sito del Comune alla voce attuazione del PGT per l’area di Porto di Mare si legge: “con Deliberazione di G.C. n. 1568 del 31.07.2014 è stato avviato il procedimento per la redazione degli atti di pianificazione attuativa, di iniziativa pubblica”. Probabilmente c’è stato un cambio di rotta perchè nulla si è registrato in questo senso.
Nei mesi scorsi il Comune ha pubblicato un bando per assegnare a privati l’area della ex discoteca Karma, un complesso di fabbricati e padiglioni localizzato nel cuore dell’ambito di Porto di Mare, abbandonati e dismessi dopo la forzata chiusura del locale da ballo avvenuta nel 2017. Quest’area con una superficie di 32.500 mq., si costituisce come margine tra l’ambito sud più naturalistico e la parte nord-ovest frammentariamente edificata. Secondo il Bando, quest’area verrà assegnata in diritto di superficie per 90 anni a privati che vorranno valorizzarla, anche attraverso la demolizione dell’esistente e la nuova costruzione, secondo le previsioni del PGT. Le funzioni insediate dovranno prevedere l’insediamento prevalente di funzioni generali di interesse pubblico – ai sensi dell’art.16.4, “In pendenza della Convenzione Quadro, negli Ambiti destinati alla GFU, sono sempre ammessi gli interventi per la realizzazione di servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale”, tra quelle previste nel Catalogo dei Servizi del Piano dei Servizi del PGT, con la possibilità di insediare funzioni private. La proposta progettuale dovrà riguardare anche la sistemazione delle aree esterne pertinenziali (attualmente adibite a parcheggio), considerando in particolare che sono collocate a ridosso del sistema di aree verdi di Porto di Mare e che sono inserite nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano.
In realtà il PGT adottato, seppur nella sua laconicità, prevede per l’ambito edificato di Porto di Mare l’insediamento di Grandi Funzioni Urbane e l’art.16 che disciplina modalità e attuazione di questa previsione, proprio per la strategicità che viene attribuita a questi ambiti, specifica che, se non esplicitamente previsti graficamente nella tavola R2 specifica, così come non lo sono nel caso di Porto di Mare, non vadano trasformati per parti o sottoambiti, ma ne vada garantita una trasformazione secondo strategia e attuazione unitaria. Dovrebbe risultare chiaro all’amministrazione comunale e ai suoi servizi tecnici, che impegnare parti dell’ambito da riqualificare con progetti parziali, possa inficiare la possibilità di recupero e rigenerazione organica dell’insieme. Invece oltre a non risultare chiaro, non interessa proprio. Infatti, dopo aver assegnato il bando per l’utilizzo dell’ex dancing per 90 (novanta!!) anni all’unico partecipante, la Social Music City (quella, per intenderci, privata del tendone nell’ex scalo Porta Romana causa lavori in corso), tocca ora, con la medesima modalità, copia incolla del medesimo bando, al complesso storico della Cascina Carpana lungo la via San Dionigi. Presto ne conosceremo l’esito.

Per intanto, come riportano i media, l’ex Karma sarà abbattuto. E al posto della discoteca da tempo dismessa, nasceranno un parcheggio con 200 posti auto, un anfiteatro all’aperto con piscina, una grande piazza sempre all’aperto, una tensostruttura per ospitare concerti o altri eventi culturali, campi di padel con relativi spogliatoi, un’area espositiva di circa 600 metri quadrati che potrà ospitare il mercato con i prodotti della Coldiretti. Immancabile la dichiarazione dell’ex Assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran “Finalmente anche l’area dell’ex Karma ha un grande progetto per il futuro che contribuirà alla rigenerazione di un quadrante di città che cresce ogni giorno di più”, dichiara l’assessore. I nuovi volumi di spazio previsti, fa sapere il Comune, ospiteranno tutti l’insediamento di funzioni di interesse pubblico e copriranno una superficie totale di seimila metri quadrati, con attenzione alla sostenibilità e prevedendo l’utilizzo di pannelli fotovoltaici”. Ormai l’interesse pubblico sfugge a qualsiasi definizione condivisa…



Insomma, la linea sembra chiara. Nessun progetto unitario e privatizzazione, di fatto, per porzioni, dell’area.
Ma ciò che in realtà mi rafforza nella convinzione che, procedendo in questo modo, non si vedrà alcuna rigenerazione urbana per l’area di Porto di Mare (come in nessuna altra area della città), arriva dalla composizione della nuova giunta Sala. Il Sindaco, forte del suo personale successo elettorale, ha compiuto un’operazione che mai ricordo di aver visto nella composizione di un’amministrazione cittadina. Uno dei più delicati tasselli, quello dell’urbanistica, è stato assegnato ad un tecnico. E questo non sarebbe certo una novità se il tecnico fosse esterno, portatore di competenza e conoscenza riconosciuta e autorevole. No, in questo caso, il tecnico è direttamente il Dirigente responsabile in carica del settore tecnico comunale responsabile dell’attuazione delle politiche urbane. Credo che non sfugga il significato di questa incredibile operazione con cui il Sindaco elimina qualsiasi ostacolo tra se e l’attuazione delle decisioni in merito allo sviluppo della città, confermandosi nell’intenzione di continuare il suo ruolo di commissario straordinario, prima all’Expo, ora per l’intera città.
E in quanto a Porto di Mare, il nuovo Assessore all’Urbanistica è lo stesso responsabile che ha posto la propria firma sui Bandi di cui parlavo sopra ed è lo stesso responsabile del settore che da anni ha in carico la redazione di linee guida e pianificazione per il recupero complessivo dell’area (mai partorite). Ed è lo stesso responsabile del settore che ha supportato e implementato con convinzione la politica cittadina di delega totale al privato della programmazione, pianificazione e progettazione della trasformazione della città, ritagliando per se, ovvero per il settore tecnico-dirigenziale, come nel caso di Porto di Mare, l’ultima valutazione decisionale in merito alla rispondenza o meno della volontà e dell’interesse collettivo.
Mala tempora currunt sed peiora parantur!
https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/07/31/news/ex_discoteca_karma_nuova_vita_sport_musica-312483424/https://web.comune.milano.it/dseserver/webcity/garecontratti.nsf/WEBAll/0A234E21CAFB6250C125875A00353537?opendocument