Porto di Mare un importante ruolo per il sistema ecologico

UCTAT Newsletter n.38 – ottobre 2021

di Luca Bisogni

L’area di Porto di Mare nel tempo ha subito un carico ambientale particolarmente pesante, è stata infatti adibita a discarica per rifiuti solidi urbani (1973-1981) e lentamente ha intrapreso un percorso di riqualificazione ecologica. Gli interventi di riqualificazione e di riappropriazione dell’area rappresentano un percorso necessario per il riscatto dal pesante credito ambientale che l’area vanta e deve riscuotere. L’area di Porto di Mare oltre alle aree oggetto di riqualificazione naturalistica presenta una porzione occupata da un sistema urbanizzato fortemente degradato che conferisce a tutto l’ambito una connotazione ancora fortemente critica.

L’ambito è collocato a ridosso del tessuto consolidato e circoscritto da potenti barriere ad est e a nord, mentre si affaccia verso occidente ed a sud alla grande area di Chiaravalle; tuttavia questa relazione è impedita dal consistente sistema urbano degradato che si interpone tra l’area naturalistica di Porto di Mare e l’area del Parco della Vettabbia.

Le importanti attività di riqualificazione e rinaturalizzazione condotte nel tempo hanno ottenuto ottimi risultati ed oggi possiamo godere di un’area di rilevanza sotto il profilo fruitivo e naturalistico. Il suo ruolo ecologico attuale infatti è testimoniato dai risultati ottenuti dalle attività di monitoraggio faunistico condotte sull’area che “conserva importanti elementi paesaggistici e peculiarità faunistiche di elevato valore naturalistico riconosciute e tutelate a livello regionale e nazionale”. (Nicola Gilio. 2018- Porto di mare. Indagine faunistica, http://www.milanoportodimare.it/ .accesso del 27.10.2021).

Questi interventi e quelli realizzati attorno all’impianto di depurazione di Nosedo, che hanno generato il “Parco della Vettabbia”, probabilmente costituiscono i maggiori interventi di riqualificazione ecosistemica ad oggi attuati in questo settore della corona agricola sud del comune di Milano e rappresentano punti strutturali importanti dell’ecomosaico locale.

Queste aree possono essere pertanto interpretate come nuclei significativi per la funzionalità della rete ecologica comunale.

Il PGT di Milano” prevede la suddivisione dell’Ambito Porto di Mare in sotto ambiti: la porzione a nord, lungo via Fabio Massimo, è individuata quale “ambito per Grandi Funzioni Urbane”; l’area agricola situata nella parte nord-ovest di Porto di Mare, tra via San Dionigi e via Fabio Massimo è individuata quale “area destinata all’attività agricola di interesse strategico” ed è oggetto di proposta di annessione al Parco Agricolo Sud Milano; le aree edificate lungo via San Dionigi sono disciplinate come “ambiti di rigenerazione ambientale”, circondate dalla previsione di ulteriori aree di “verde urbano di nuova previsione” che garantisca permeabilità e continuità con il sistema degli spazi aperti del Parco Agricolo Sud Milano (fonte: https://www.comune.milano.it/aree-tematiche/urbanistica-ed-edilizia/attuazione-pgt/porto-di-mare-ambito-di-trasformazione-urbana. Accesso del 20.10.21)

L’attuazione delle previsioni del Piano Urbanistico certamente intervengono nel rigenerare un’area oggi degradata che deprime le potenzialità di tutto il comparto.

Sono interventi certamente complessi che devono perseguire obiettivi di riequilibrio ambientale del comparto sia riducendone le criticità attuali sia determinandone una positività ambientale anche sotto il profilo ecologico.

Questo obiettivo potrebbe essere perseguito attraverso una progettazione che abbia fra i propri obiettivi lo sviluppo di un nuovo sistema insediativo intrinsecamente favorevole alla biodiversità considerando il ruolo di transizione per la porzione nord lungo via Massimo (“ecotono”) e più di “ricucitura” per la porzione lungo la via Dionigi.

Se consideriamo il contesto ecosistemico degli interventi urbanistici potremmo dunque porre fra gli obiettivi della trasformazione l’ottenimento di un bilancio a biodiversità positiva (biodiversità+).

Un tale approccio significa considerare come parti che possono svolgere una funzione ecosistemica utile non solo le aree tradizionalmente considerate a tale fine, come ad esempio le “aree verdi”, ma anche le infrastrutture e gli edifici; l’insediamento nel suo complesso.

Così possiamo ottenere un sistema che “intrinsecamente” è attrezzato per svolgere funzioni ecologiche. Fra le caratteristiche fondamentali da ricercare vi sarà ovviamente la multifunzionalità degli interventi.

Il paradigma delle Nature Based Solution (N.B.S.) può essere quindi fondamentale nello sviluppo del progetto. Per quanto riguarda i criteri ambientali che devono informare i progetti merita ricordare come sia sempre più forte il riferimento al principio Do Not Significant Harm – DNSHper il rispetto del quale le NBS costituiscono uno strumento cruciale.

Parco della Vettabbia, marcite.
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