UCTAT Newsletter n.29 – dicembre 2020
di Elena Mussinelli e Andrea Tartaglia
Le crescenti intensità e frequenza di eventi estremi di natura climatica (ondate di calore, piogge torrenziali, siccità, raffiche di vento) rendono necessari interventi di adeguamento delle città. Interventi finalizzati a ristabilire le condizioni di funzionalità e vivibilità messe in crisi dai fenomeni perturbativi intensi non più anomali o eccezionali. Un problema di notevole attualità, al centro delle agende internazionali e dei piani d’azione comunitari e nazionali, e ormai ampiamente socializzato come una delle emergenze ambientali più gravi. Non da ultimo per le correlazioni tra i livelli di qualità dell’ambiente e la salute individuale e collettiva, riportate prepotentemente all’attenzione pubblica dall’impatto della pandemia Covid.
Il climate change richiede un rinnovamento delle conoscenze, delle strategie e degli interventi di mitigazione e adattamento anche sul fronte delle competenze di progettisti e pubbliche amministrazioni.
Su questo tema sono in uscita, entro la fine dell’anno il primo e nel mese di gennaio il secondo, due volumi che danno conto di una esperienza di ricerca sviluppata nell’ambito di un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN)[i] finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca che ha assunto proprio l’obiettivo di definire una metodologia scientifica per il progetto e l’attuazione di tali interventi nel contesto di processi di rigenerazione urbana.
Al di là degli avanzamenti tecnico scientifici esitati dalla ricerca, preme qui richiamare alcuni risultati operativi, la cui comprensione può essere utile e di interesse anche per i non addetti ai lavori.
In primo luogo emerge la complessità delle azioni di rigenerazione ambientale in chiave resiliente nel contesto specifico delle città italiane, una complessità ideativa e operativa che richiede di applicare alcune soluzioni tecniche (le cosiddette NBS-Nature Based Solution[ii]) già collaudate in altri contesti internazionali, adattandole ai tessuti e ai paesaggi delle nostre città, spesso caratterizzati – anche quando in aree periferiche e periurbane – da preesistenze culturali e ambientali che devono essere necessariamente considerate lungo i processi di analisi, valutazione e proposta.
Campo privilegiato di applicazione di questi interventi è lo spazio pubblico urbano e in particolare gli ambiti periferici e/o degradati che presentano condizioni di particolare vulnerabilità agli eventi climatici estremi, nei quali gli interventi di adattamento possano inoltre conformarsi anche a obiettivi di riqualificazione funzionale e di rigenerazione socio-economica.
In questi contesti il corretto impiego di tali soluzioni può certamente contribuire alla cattura degli inquinanti, alla riduzione delle temperature massime estive attraverso l’ombreggiamento (soprattutto nell’intorno locale), a un minor deflusso delle acque piovane e all’incremento della biodiversità, nonché alla qualificazione morfologica e fruitiva degli spazi aperti. Ma la loro efficacia è strettamente legata alle caratteristiche meteoclimatiche, fisico-spaziali e ambientali di ogni singolo contesto, e richiede quindi analisi, misurazioni, valutazioni e progettualità site specific.
Le sperimentazioni elaborate nel corso della ricerca hanno quindi assegnato un ruolo dimostrativo alle soluzioni proposte per alcuni spazi pubblici individuati in sei differenti città italiane. Oltre alle azioni proposte per il quadrante milanese sud est (già in parte illustrate da questa newsletter e riferite alla riconfigurazione di quattro rilevanti ambiti urbani: piazzale Corvetto, via Brenta, piazza San Luigi e l’ambito Rogoredo-Toffetti), gli interventi proposti a livello di masterplan e di “progetti pilota” hanno riguardato: la macroarea sud-ovest di Firenze, lungo le due principali direttrici insediative del comune di Scandicci (NBS e forestazione); il territorio di Aversa, nella zona nord di Napoli (infrastrutture green and blue per il controllo del rischio idraulico); quattro comparti residenziali ex-IACP degradati, nel quadrante nord-ovest di Roma (adeguamento bioclimatico e comfort ambientale degli spazi pubblici aperti); alcuni distretti urbani nel settore occidentale della città di Napoli (infrastruttura verde come sistema portante di diversi interventi puntuali finalizzati a ridurre i rischi climatici); e infine tre distretti nel contesto più densamente popolato di Reggio Calabria (controllo prestazionale del rapporto tra edifici e spazio urbano).
Di particolare rilievo in tutte queste esperienze è il metodo adottato, che si articola lungo la sequenza di analisi, progetto, simulazione e verifica; è stato infatti adottato un rigoroso modello di validazione delle soluzioni progettuali che utilizza un articolato sistema di indicatori e sistemi informativi per la modellazione e simulazione dei benefici generati dalle soluzioni proposte, al fine di valutarne preventivamente comportamento e prestazioni. Un processo che ha evidenziato in modo molto chiaro opportunità e limiti di impiego delle NBS e anche la loro portata reale nel miglioramento ambientale e la loro efficacia nel contrasto al climate change.
Per una equilibrata valutazione circa l’opportunità di scelte che comportano anche una certa onerosità non solo nella fase realizzativa, ma anche nelle successive fasi di esercizio (costi di gestione e manutenzione).
[i] La ricerca PRIN 2015 Adaptive design e innovazioni tecnologiche per la rigenerazione resiliente dei distretti urbani in regime di cambiamento climatico, è stata coordinata dal Prof. Mario Losasso e sviluppata da sei Unità di Ricerca nelle Sedi di Napoli Federico II, Università della Campania L. Vanvitelli, Università di Firenze, Politecnico di Milano, Università Mediterranea di Reggio Calabria, La Sapienza Università di Roma.
– Vol. 1 – Adattarsi al clima che cambia. Innovare la conoscenza per il progetto ambientale, a cura di Mario Losasso, Maria Teresa Lucarelli, Marina Rigillo, Renata Valente, Maggioli Editore, Collana Studi e Progetti, dicembre 2020
– Vol. 2 – Dai distretti urbani agli eco-distretti. Metodologie di conoscenza, programmi strategici, progetti pilota per l’adattamento climatico, a cura di Roberto Bologna, Mario Losasso, Elena Mussinelli, Fabrizio Tucci, Maggioli Editore, Collana Studi e Progetti, gennaio 2021
[ii] Tali soluzioni riguardano ad esempio l’inserimento di nuovi arbusti e alberature, la depavimentazione e la formazione o estensione delle aree permeabili e a prato, la posa di pavimentazioni ad alto albedo, il rinverdimento di coperture e pareti, la realizzazione di pergolati e schermature, l’inserimento e la gestione della componente acqua (rain garden, bio-bacini, canali e vasche di raccolta e stoccaggio, ecc.).