UCTAT Newsletter n.33 – aprile 2021
di Mario Losasso – Professore Ordinario di Tecnologia dell’Architettura presso l’Università Federico II di Napoli
Il tema della rigenerazione dei distretti urbani sta diventando un argomento di importate dibattito come conseguenza dell’evidente accelerazione data alla “macchina” europea e nazionale per affrontare la crisi economica derivata dalla crisi pandemica attraverso l’azione di contrasto della crisi climatica. Il mix che si è così saldato in questa condizione di una contemporaneità “sospesa” e caratterizzata da una difficile “policrisi” è molto interessante e si basa su una robusta azione che l’Unione Europea sta facendo propria, prefigurando una trasformazione resiliente degli spazi abitabili, della produzione e uso delle risorse, dell’organizzazione del lavoro e dei trasporti nelle città. Elemento centrale è una trasformazione dell’economia in cui trovino progressivamente spazio indirizzi, professionalità e aziende go green per realizzare interventi fondati su strategie carbon neutral. Il testo del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza licenziato in questi giorni, nell’introduzione alla prima parte contiene un esplicito richiamo al fatto che la pandemia di Covid-19 è sopraggiunta in un momento storico in cui era già evidente e condivisa la necessità di adattare l’attuale modello economico ad una maggiore sostenibilità ambientale e sociale. Peraltro, il nostro paese rientra in una fascia di particolare vulnerabilità ai cambiamenti climatici e, specificamente, all’incremento delle ondate di calore e della siccità, accompagnate dall’accentuazione di altri fenomeni preoccupanti in atto come l’incremento dell’innalzamento del livello del mare e delle heavy rains, le sempre più frequenti precipitazioni meteoriche intense.
La risposta dell’Unione Europea a queste crisi congiunte si è concretizzata nello strumento programmatorio e finanziario denominato Next Generation EU (NGEU) cogliendo, attraverso un percorso che si è sviluppato dall’inizio del 2020, un’importante sintesi individuata nella necessaria accelerazione verso la transizione ecologica e digitale. Il NGEU rappresenta anche per il nostro paese un’opportunità di sviluppo sostenibile, di investimenti finanziari e di riforme strutturali che sarà difficilmente replicabile in futuro. Tra le sei missioni che caratterizzano il PNRR, la “rivoluzione verde” e la transizione ecologica, accanto alle infrastrutture per una mobilità sostenibile, forniscono un chiaro indirizzo per i “progetti green” che saranno finanziati con il 38% del totale degli investimenti. Il “pilastro” della transizione ecologica discende direttamente dall’European Green Deal, varato alla fine del 2019, e dal duplice obiettivo dell’UE di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e di ridurre, entro il 2030, le emissioni di agenti climalteranti del 55% rispetto allo scenario del 1990.
Il complesso sistema di crisi convergenti e di soluzioni che combinano sviluppo economico, sostenibilità e contrasto dei cambiamenti climatici, deve necessariamente trovare alla scala urbana ed edilizia un riscontro significativo per il fatto che le città e le infrastrutture ad esse riferite emettono, attraverso il loro metabolismo, oltre la metà dei gas serra responsabili del global warming e del conseguente cambiamento del clima. Le proiezioni di autorevoli gruppi di scienziati non lasciano dubbi e l’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change evidenzia, nei suoi più recenti studi, quanto il cambiamento sia già in atto e occorra, entro questo decennio, attuare misure di contrasto e prevenzione delle cause e degli effetti secondo una innovativa convergenza degli obiettivi di adattamento climatico, di mitigazione climatica e di sviluppo sostenibile in aderenza ai 17 obiettivi dall’Agenda 2030, varata nel 2015 dalle Nazioni Unite.
Nel campo della ricerca architettonica, negli ultimi anni sono stati elaborati possibili scenari dell’evoluzione urbana, sono stati studiati gli effetti e le cause degli impatti climatici e ambientali in senso lato prefigurando numerose soluzioni progettuali. C’è da dire che un così complesso sistema di fattori convergenti richiede una significativa fase istruttoria, in cui vi sia il concorso di molteplici competenze secondo un pluralismo di punti di vista, di saperi e di capacità operative. Le transizioni da attuare negli ambiti urbani sono molteplici: da quella amministrativa a quella digitale, da quella delle infrastrutture a quella di ecosistemi urbani dinamici, fino a differenti forme di economie e di processi di trasformazione orientati alla circolarità, alla riduzione degli scarti e all’eco-efficienza. In concomitanza con la pandemia, nell’ultimo anno sono circolate soluzioni progettuali in alcuni casi indirizzate in maniera acritica, altre volte concentrate sul solo disegno urbano senza considerare che la richiesta di azioni sistemiche e convergenti richiede scelte coerentemente supportate da modelli di conoscenza oltre che da simulazioni proiettive e di gestione di big data, capaci di direzionare i temi edilizi e urbani in maniera aperta, flessibile e aderente alla complessità delle questioni in gioco.
Ci si è resi conto che è necessario attuare un passaggio dalla definizione del solo livello strategico e di progetti pilota all’attuazione di azioni strutturate in base a una dimensione conforme che consenta di riscontrare effetti estesi e durevoli nell’adattamento e nella mitigazione climatica. Per ottenere concreti risultati di sostenibilità ambientale, economica e sociale è necessario puntare sull’incremento della resilienza urbana e edilizia ottenuta agendo sulla riduzione della vulnerabilità del sistema urbano e sul suo adattamento nei confronti degli impatti climatici con obiettivi carbon neutral del metabolismo urbano. La ricerca della resilienza estesa a interi distretti urbani è la strada più appropriata per una efficace transizione ecologica e per introdurre capacità di risposta e attitudini reattive rispetto a impatti che saranno sempre meno prevedibili e sempre più intensi, ma rispetto ai quali bisogna acquisire una appropriata e generalizzata preparedness.
La progettazione di distretti urbani resilienti al clima si presenta come una significativa dimensione per interventi che possano avere efficacia nella prevenzione e nella riduzione degli effetti dovuti agli impatti climatici ma anche come momento di concreta applicazione delle politiche tecniche previste dal Green Deal Europeo. Le richieste riguardano appropriati livelli di autosufficienza nel campo dell’home farming, dell’agricoltura urbana e della produzione energetica diffusa (come nel caso delle comunità energetiche), di riduzione dei fabbisogni energetici e di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, di una progressiva elettrificazione anche delle attività quotidiane al posto dell’utilizzo di combustibili fossili, nonché di greening edilizio e urbano, di mobilità sostenibile, di città a km “0” e di “15 minuti”, di riorganizzazione delle attività lavorative, di sviluppo di spazi di prossimità, di attivazione di forme di economia circolare.
La scala dei distretti urbani resilienti al clima sarà quella più appropriata rispetto alla quale la nostra società dovrà misurarsi a fronte di un futuro incerto. Come ricorda Jeremy Rifkin nel suo recente saggio Un Green Deal globale, sarà necessario far emergere una profonda capacità di resilienza collettiva che consenta di progredire adattandosi momento per momento e imparando a convivere con l’incertezza. Il ribaltamento di visuale che deriva dal fatto di non essere osservatori esterni che guardano ciò che accade a causa degli impatti climatici alla scala planetaria, fa comprendere che gli individui sono attori della crisi ambientale in atto e, quindi, siamo obbligati a ribaltare anche la visuale dell’architettura in modo che sia accettata la definitiva perdita del suo antropocentrismo. Le implicazioni ambientali vanno in tal modo considerate come un fattore di prioritaria implicazione sul progetto dello spazio abitabile sia nelle componenti fisiche che in quelle della fruizione, dell’organizzazione, del comfort, della salute e della sicurezza, nel definitivo superamento dei modelli economici lineari dissipativi e ad elevato utilizzo di risorse.