UCTAT Newsletter n.35 – giugno 2021
di Martino Mocchi
A differenza di molte barzellette tradizionali, che dopo questo inizio rivelano vicende bizzarre, legate al carattere sprovveduto, furbo o opportunista dei personaggi, la recente lettura di tre libri mi ha suggerito un esito costruttivo di questo possibile incontro. Tre libri pubblicati nell’ultimo decennio, maturati in contesti disciplinari differenti, che implicano la messa in discussione di luoghi comuni sedimentati, con la conseguente apertura di nuove prospettive per guardare alla città e alle forme dello stare insieme. E quindi ai temi del progetto.
Il punto di partenza, come da titolo del volume dei filosofi Del Bò, Filoni e Labriola,può essere individuato nel tema delle “Politiche della città” (ETS 2020): prassi e forme condivise che regolano i rapporti alla base dell’esperienza urbana. Come afferma Pagnini nell’introduzione, citando Aristotele, «la città è l’uomo»: a segnare una differenza inconciliabile tra la dimensione puramente estetica, riflesso di relazioni oggettive tra “cose”, e quella abitativa, prodotto di relazioni puntuali, scambi privati, atti percettivi individuali. La costruzione delle corrette “politiche” – e di nuovo, l’utilizzo plurale del termine a rimarcare la distanza rispetto al solo problema della gestione “politica” – è condizione per un’efficace convivenza tra i cittadini e una migliore relazione tra gli spazi.
Il primo grande tema in cui prende forma questa distinzione è quello della considerazione turistica della città, che riduce la fruizione a un orizzonte di “immagine”, incurante delle relazioni (ma soprattutto delle esclusioni) che si generano al proprio interno. Il tema dell’overtourism, come lo definisce Corrado Del Bò, si fa testimone di questo processo: sempre più implicato nei fenomeni di gentrification e di sovraffollamento dei centri storici, specialmente nel nostro Paese. «Definire i turisti “residenti temporanei” occulta il punto centrale del risiedere, che è l’abitare, cioè il far parte di una comunità e partecipare alla vita sociale, laddove la residenza temporanea del turista risponde all’esigenza del visitare, cioè dell’andare a vedere». I temi della tutela, della conservazione, della preservazione si risolvono in quello dell’“autenticità” dello spazio urbano, la cui prerogativa non è tanto il mantenersi intatto nel corso del tempo, quanto il rimanere sotto il controllo delle persone che lo vivono. “Salvare delle pietre non vuol dire salvare una città”, affermava D’Eramo…
In continuità con questa analisi si pone il contributo del sociologo Rudolphe Christin, intitolato “Turismo di massa e usura del mondo” (Elèuthera 2019). A partire da una rilettura del nobile concetto rinascimentale e romantico di “viaggio” (il cui obiettivo era la “scoperta”) in quello contemporaneo di “vacanza” (la cui finalità è invece l’interruzione della “noia” quotidiana) l’autore presenta le numerose contraddizioni che stanno dietro alla nostra smania di “conoscere il mondo”. In una radicale affermazione: «il turismo è mondofago, cioè uccide ciò che lo fa vivere, distrugge il mondo che dice di amare».
Non si tratta solo del noto tema della globalizzazione, da cui deriva un appiattimento dei luoghi su cartoline immediatamente comprensibili e riconoscibili. Si tratta, più radicalmente, della necessità di ripensare il mondo stesso secondo schemi che escludono le forme della vita locale: «il turismo presuppone una determinata sensibilità e un’aspettativa legata a un particolare ethos, ma anche la capacità di rimodellare la realtà dei luoghi».
Ciò porta alla considerazione del paesaggio: contro la visione estetizzante del concetto e contro la duplice e semplicistica interpretazione del “luogo da contemplare in modo disinteressato” e dell’“abbellimento verde dello spazio urbano”. È questo l’oggetto del contributo di Giulia Maria Labriola – nel già citato “Politiche della città” – che afferma la nozione apparentemente ossimorica di “città paesaggio” come paradigma complesso, «intriso di natura e di cultura in pari grado».
In riferimento a questo scenario, un interessante contributo proviene dal libro “Verde” (Ponte alle Grazie, 2018) di Michel Pastoureau, che propone un’osservazione per molti aspetti rivelatoria di questo colore-concetto. L’aspetto più interessante è quello di relativizzare la valenza salvifica del verde, alla luce di una disamina storica della sua funzione nell’immaginario simbolico collettivo. Partendo dalla fine: «la vita degli europei si è lentamente trasformata in una frenetica ricerca del verde e della vegetazione: spazi verdi, settimane verdi, vacanze verdi, alimenti verdi, energia verde, rivoluzione verde. Il verde non è più solo il colore della libertà ma anche quello della salute, dell’igiene, del tempo libero, dei piaceri della vita e persino del senso civico. […] Il verde non è più tanto un colore, quanto un’ideologia. Sarà il caso di preoccuparsi o di rallegrarsi?». Un parossismo contemporaneo che produce un’assimilazione sempre più pervasiva della virtù al colore, in un orizzonte etico che trascende ogni ulteriore considerazione estetica o fruitiva. Un processo che genera assimilazioni superficiali e riduttive, come nel recente passato era stato per l’associazione tra il rosso e la ben nota ideologia politica.
Percorrere a ritroso la storia del colore permette di comprendere le alterazioni che lo hanno coinvolto, mettendo in discussione l’atteggiamento oggi dominante: la tradizionale subalternità del verde rispetto al rosso e al blu, la sua ambivalenza nella società cortese, la diffidenza suscitata nel Medioevo, fino alla radicale domanda legata all’assenza del termine in epoca ellenistica, aprono numerosi spunti di riflessione, suggerendo delle interessanti prospettive per una migliore comprensione della nostra relazione con gli elementi che ci circondano.
Orizzonti, quindi, che assumono rilevanza in relazione al tema del progetto dello spazio abitato, e particolarmente della città. Tre testi, che da prospettive differenti stabiliscono un dialogo fruttuoso con i temi della riflessione architettonica.



Bibliografia
Corrado del Bò, Marco Filoni, Giulia Maria Labriola, Politiche della città, ETS 2020.
Rodolphe Christin, Turismo di massa e usura del mondo, Elèuthera 2019 (ed. or. francese 2014).
Michel Pastoureau, Verde, Ponte alle Grazie 2018 (ed. or. francese 2013).