UCTAT Newsletter n.37 – settembre 2021
di Elena Mussinelli
Torniamo ancora sullo spazio pubblico perché questo tema dovrebbe rappresentare una priorità inderogabile per la città di Milano, così come avviene nella maggior parte delle città europee. Numerosi sono infatti gli esempi di interventi di riqualificazione ambientale e fruitiva che hanno avuto luogo negli ultimi vent’anni e che hanno interessato in modo pervasivo sia aree centrali caratterizzate da valori storico culturali, sia ambiti più periferici connotati spesso da fenomeni di degrado fisico spaziale e sociale derivanti da processi di abbandono, dalla mancanza di cura e manutenzione e anche da carenze sotto il profilo delle dotazioni di verde e servizi. Per giungere sino ai territori del periurbano che in molti casi hanno rappresentato una risorsa strategica per l’attuazione di progettualità di area vasta, strategicamente rivolte al riequilibrio ambientale e al disegno del rapporto tra la città il territorio circostante.
Nonostante le tante dichiarazioni di principio e le enunciazioni programmatiche, nella realtà milanese non è rintracciabile alcun significativo intervento di tipo strutturale che sia stato attuato dalla pubblica amministrazione negli ultimi dieci anni. Non potendosi ritenere, come più volte rimarcato in questa newsletter, che l’urbanistica tattica abbia dato luogo a sistemazioni di spazi pubblici connotati da permanenza, durabilità, adeguata coerenza ai caratteri identitari della città di Milano. Basta osservare lo stato di conservazione, o meglio sarebbe dire di degrado, che presentano molti spazi e piazze recentemente oggetto di interventi di colorazione dell’asfalto delle pavimentazioni, con l’installazione di qualche panchina, tavoli da ping-pong e piccole alberature in vasi di plastica….
Non si può non ribadire il disagio e lo sconcerto che si provano nel transitare in questi luoghi, soprattutto considerando la notevole entità delle trasformazioni urbanistiche e delle relative rilevantissime volumetrie realizzate proprio nell’ultimo decennio, alle quali avrebbero dovuto corrispondere altrettanto consistenti risorse da impegnare per la realizzazione di spazi pubblici e soprattutto per la riqualificazione delle tante piazze, strade e giardini oggi in condizioni di degrado e abbandono, in particolare nelle periferie. Un’occasione forse unica per la pubblica amministrazione per dare effettivamente luogo a una sistematica riqualificazione delle periferie milanesi, guidata da una regia pubblica e tutta orientata al miglioramento della qualità ambientale fruitiva di tali spazi.
Né si può parlare di visione strategica e integrata riferendosi a progetti quale ForestaMi, un piano ancora una volta settoriale che si limita a una mappatura dell’esistente e delle aree potenzialmente rinverdibili, in assenza di un vero e proprio masterplan ambientale e di indirizzi in grado di orientare la qualità dei progetti attuativi, trattati invece alla stregua di un mero fatto tecnico. Come ben ha scritto Marco Biraghi «ciò che salta agli occhi con lampante evidenza è la totale assenza di qualsiasi “disegno” che oltrepassi la semplice piantumazione di alberi». La qualità dello spazio pubblico non può infatti passare solo da qualche momento partecipativo di ascolto delle esigenze dei cittadini, ma richiede analisi, misurazioni, valutazioni e progettualità site-specific capaci di coniugare valori estetico-formali, esigenze fruitive e aspetti paesistico-ambientali in funzione dei caratteri identitari, architettonici e urbani di ogni singolo luogo. Richiede competenze qualificate, e grande sensibilità progettuale, ben oltre la generica visione mainstream di una rinnovata e pervasiva presenza della natura in città. Aspetti questi già molte volte argomentati nella nostra newsletter (https://urbancuratortat.org/rigenerazione-urbana-e-cambiamento-climatico/; https://urbancuratortat.org/priorita-per-gli-spazi-degradati-della-periferia/; https://urbancuratortat.org/il-progetto-ambientale-delle-soluzioni-basate-sulla-natura/).
Quali dunque le progettualità che ci sarebbe interessato vedere al centro dei programmi dei molti candidati al ruolo di Sindaco di Milano e alle Presidenze dei suoi Municipi?
Maggior cura e attenzione alla qualità degli spazi esistenti sotto il profilo dell’“ordinaria amministrazione”: ad esempio una sistematica azione di de-palificazione e riordino dello spazio pubblico, la rimozione dei manufatti inutilizzati, inutili o impropri. Una metodica pulizia di tag, graffiti e affissioni abusive, reiterata nel tempo, a disincentivare ulteriori vandalismi. Interventi di manutenzione e adeguamento per risolvere gli annosi problemi legati a una sicura accessibilità e fruibilità di strade, marciapiedi e attraversamenti pedonali (soggetti a ricorrenti allagamenti anche per piogge di modesta portata e in condizioni manutentive pessime, con buche e sconnessioni pericolose).
Un’azione quindi coordinata, integrata e intersettoriale di ripristino, caratterizzata da una chiara idea del disegno urbano e architettonico, riconoscibile e coerente con la storia e i caratteri del contesto e con l’identità dello spazio pubblico milanese. Dal 2020 è in atto un piano (oltre 30 milioni di euro) per il rifacimento integrale dell’asfaltatura di carreggiate e marciapiedi…: possibile che nessuno abbia pensato/proposto di sostituire via via nel tempo l’asfalto nero con soluzioni di pavimentazione più innovative, ambientalmente più performanti e paesaggisticamente più idonee (ad alto albedo, con materiali di riuso, permeabili, raffrescanti, ecc.…)?
L’emergenza Covid ha portato, in brevissimo tempo, alla realizzazione di un numero molto consistente di dehor per favorire la fruizione dello spazio aperto. Al di là di un giudizio nel merito delle soluzioni adottate, non sempre condivisibili per caratteri, dimensione e localizzazione, non sarebbe prioritario procedere a un definitivo attrezzamento di tutte le fermate del trasporto di superficie con opportune pensiline che proteggano l’utenza dalle intemperie e favoriscano l’utilizzo dei mezzi pubblici? Non è più urgente delle bizzarre e sovrastrutturali operazioni di lifting verde pubblicizzate durante la Green Week milanese?
Piantare nuovi alberi e arbusti, e incrementare le superfici a prato, è senz’altro importante. Ma gli esempi della Biblioteca degli alberi, di Piazza Piola e di Parco Bassini, anche questi oggetto di riflessione nelle nostre newsletter (https://urbancuratortat.org/chi-progetta-lo-spazio-pubblico/; https://urbancuratortat.org/partecipare-al-decoro-urbano-2/), non testimoniano a favore dell’operato degli ultimi anni. Le panchine servono per sedersi, non per decorare lo spazio in modo stravagante; e gli alberi non andrebbero tagliati… ma piantati dove necessario, per ombreggiare d’estate spazi e percorsi pubblici, per ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, in primis là dove sia importante potenziare la fruizione attraverso un progetto unitario di attrezzamento dello spazio. Peraltro, molte grandi aree urbane e metropolitane, anche non edificate, sono dismesse da anni se non da decenni…, in attesa dei piani di riqualificazione (scali ferroviari, Porta Vittoria, Sesto San Giovanni, la Goccia di Bovisa, ecc.). Per quale ragione a Milano non viene adottata la strategia del preverdissement, pure sperimentata con esiti positivi in diverse città europee?
Le periferie al centro… come è stato fatto con i rammendi di Ponte Lambro (https://urbancuratortat.org/lidentita-perduta-di-ponte-lambro-tra-intenzioni-e-fatti/; https://urbancuratortat.org/un-promemoria-per-le-elezioni-comunali/), del Giambellino o degli insediamenti abusivi a Porto di Mare? Se è vero che, come abbiamo avuto occasione di scrivere in questa sede, le periferie milanesi non presentano fenomeni di degrado irrisolvibili o paragonabili a quelli di altre realtà internazionali, e sono anzi spesso connotate da presenze identitarie importanti (pensiamo a quartieri quali Cesate, Feltre, Corvetto), è altrettanto vero che esse necessitano di interventi strutturali per potenziarne le dotazioni in termini di servizi, attrezzature, infrastrutture per la mobilità e verdi. Non da ultimo, incrementandone la fruibilità in condizioni di sicurezza. Durante il lockdown, nel pieno dell’emergenza pandemica, da più parti si è rilevata la necessità di cambiare radicalmente rotta. Crediamo non ci sia più tempo né spazio per slogan propagandistici funzionali solo a promuovere la città in termini di immagine (ammesso che tale immagine poi sia davvero socialmente condivisa…). Tra pochi giorni la città andrà al rinnovo della sua amministrazione: quali gli impegni concreti assunti dai candidati per dare risposte a questi anche semplici, ma urgenti problemi? O il tutto si risolverà nel ritorno a un conformistico status quo e nella corsa al treno del PNNR, magari con il biglietto ma senza idee?
